Sono 6.205 gli operatori sanitari contagiati. Le donne si infettano meno degli uomini e sopravvivono molto di più. Le informazioni dell’Istituto Superiore di Sanità aggiornate al 25 marzo
Ogni giorno l’Istituto Superiore di Sanità aggiorna un’infografica con le principali informazioni sulle persone coinvolte dal Coronavirus. Se i numeri di contagiati, guariti e deceduti in Italia vengono snocciolati quotidianamente dalla Protezione civile in un rituale atteso da tutta Italia, è l’ISS a dirci chi sono, quei pazienti.
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Scopriamo allora che l’età media dei 67.814 casi è 63 anni: di questi, l’1,1% ha tra 0 e 18 anni, il 25% tra i 19 e i 50, il 36,1% tra 51 e 70 ed il 37,8% ha più di 70 anni.
Viene poi evidenziato che 6.205 casi di Covid-19 sono operatori sanitari, con un simpatico asterisco che specifica che «il dato non è riferito al luogo di esposizione ma alla professione». Frase che, quando nei giorni scorsi è stata pronunciata in conferenza stampa da un esponente dell’ISS, ha dato vita a non poche polemiche.
Sappiamo che il 57,8% dei casi è maschio ed il 42,2% è femmina e che solo il 29,1% dei deceduti (al 23 marzo) è donna. Inoltre, le donne decedute dopo aver contratto l’infezione da Covid-19 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (in media, 82 anni rispetto ai 78 degli uomini). Altri elementi, questi, di indubbio interesse per gli studiosi, che darà probabilmente adito a numerose ricerche nei prossimi mesi.
E poi, in una tabella, vengono riportati il numero e la percentuale dei deceduti divisi per fasce di età: se tra 0 e 29 anni non si sono registrate morti a causa del Coronavirus, dai 30 anni in poi i numeri crescono progressivamente. Sono 17 i trentenni deceduti, 57 i quarantenni, 220 i cinquantenni, 680 i sessantenni, 2.180 i settantenni, 2.456 gli ottantenni e 547 gli ultranovantenni.
Nelle infografiche quotidiane, non viene specificato il quadro clinico dei soggetti deceduti, informazione che viene tuttavia comunicata in un documento di analisi dei dati più esteso, pubblicato ogni martedì e venerdì. L’ultimo disponibile risale al 24 marzo, e da esso emerge che «tra i soggetti deceduti complessivamente è stata segnalata almeno una co-morbidità nel 88% dei casi.
In particolare, da un’analisi pubblicata lo scorso 24 marzo su 514 deceduti dei quali è stato possibile analizzare le cartelle cliniche, emerge che il 74,7% soffriva di ipertensione arteriosa, il 30,5% di diabete mellito, il 24,5% di cardiopatia ischemica, il 23,5% di fibrillazione atriale, il 23,2% di insufficienza renale cronica, il 17,9% aveva avuto negli ultimi 5 anni un cancro attivo, il 19,1% soffriva di BPCO, il 17,5% di demenza, il 12,5% aveva avuto un ictus ed il 4,9% soffriva di epatopatia cronica. Dei 514 soggetti analizzati (di cui tuttavia non conosciamo l’età media), 7 non presentavano alcuna patologia preesistente, 110 presentavano una patologia, 134 due patologie e 263 avevano 3 o più patologie.
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