La Federazione Diabete Giovanile promuove formazione per famiglie e insegnanti per gestire la malattia. Il presidente: «La consapevolezza aiuta la gestione»
Insieme alla medicina anche la consapevolezza è un’arma efficace per combattere il diabete. Lo sostiene Antonio Cabras, presidente della Federazione Diabete Giovanile (FDG), l’organizzazione di volontariato che promuove corsi rivolti alle scuole e alle famiglie per diffondere la «cultura diabetologica», così come la definisce Cabras , e imparare a gestire nel migliore dei modi questa patologia.
«Il diabete è una pandemia nazionale e mondiale – spiega il presidente FDG – . Non bisogna dimenticare che nel nostro Paese ci sono 12mila soggetti con diabete tra 0 e 14 anni e che c’è un’incidenza di circa 800 nuovi casi l’anno». Questi numeri si ripercuotono inevitabilmente sul tessuto sociale del Paese «ponendo diversi problemi sia alla famiglia, sia all’assistenza sanitaria anche perché molti pazienti sono bambini, visto che la diagnosi avviene sempre più precocemente».
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Ad essere coinvolti nella gestione del diabete non sono solo i genitori e il Sistema sanitario ma anche la scuola che in questo contesto ricopre un ruolo fondamentale. Avere un bambino diabetico in classe comporta una serie di accortezze che è bene conoscere. «Oggi ci sono nuovi farmaci, nuove terapie e bisogna conoscere tutto per imparare a gestire la patologia. In ogni sezione delle scuole primarie e secondarie ci sono almeno cinque ragazzini che hanno bisogno di assistenza sanitaria di vario genere, non solo di diabete. Fra loro ci sono i bambini con diabete a cui occorre somministrare l’insulina, stare molto attenti, vigilare che non vadano in ipoglicemia».
«Purtroppo – continua Cabras -, non esiste ancora una norma che garantisca dentro la scuola un controllo di questi bambini, per esempio la somministrazione d’insulina o il monitoraggio della glicemia, cosa che darebbe maggior tranquillità sia al bambino che alla famiglia».
Proprio per sopperire a queste mancanze la Federazione Diabete Giovanile «organizza una serie d’incontri con tutto il personale scolastico per informare ed educare a conoscere questa patologia perché le insegnanti, come altri componenti della scuola, hanno un compito di vigilanza e devono capire se il bambino diabetico ha bisogno di intervento oppure no».
«I corsi di formazione ‘delle conoscenze’, così li chiamiamo, pensiamo possano essere utile strumento sociale – conclude -. In molte Regioni le insegnanti intervengono anche con la somministrazione dei farmaci dell’insulina, ma bisogna parlare chiaro: gli interventi di carattere sanitario li può fare solo un medico o un infermiere qualificato. Gli insegnanti rischiano di incorrere nel codice penale. Noi facciamo informazione perché chiunque di noi si renda responsabile davanti a un bambino che sta poco bene. Per questo chiediamo che sia fatta la normativa affinché il SSN, attraverso le Regioni, si occupi di questo problema, non solo del diabete ma di tutte le patologie croniche che riguardano i bambini».