A Sanità Informazione il professor Roberto Trevisan (Direttore Diabetologia ASST Papa Giovanni XXIII), unico ricercatore italiano ad aver partecipato alla stesura finale dello studio. «In futuro possibile la combinazione con la molecola antiobesità»
Sono oltre 500 milioni al mondo i pazienti diabetici che a breve potranno migliorare la qualità della vita grazie all’insulina basale a lento rilascio settimanale. Alla scoperta, che promette di essere una vera svolta per i diabetici, ha messo la firma anche il professor Roberto Trevisan, docente di Endocrinologia all’Università Bicocca e direttore della Diabetologia dell’ASST Papa Giovanni XXIII di Bergamo. «In Italia circa il 20% dei diabetici di tipo 2 ha bisogno di insulina nel corso della malattia – spiega a Sanità informazione il solo ricercatore italiano ad aver partecipato alla stesura finale -. Quindi tenendo conto che sono cinque milioni gli italiani con diabete, uno su cinque nell’arco della vita deve fare insulina. Attualmente è a lento rilascio tutti i giorni, mentre a breve ci sarà una vera e propria rivoluzione».
I risultati dello studio di fase III sulla nuova insulina Icodec sono stati presentati lo scorso 24 giugno a San Diego nel corso della sessione di ADA American Diabetes Association e pubblicati sul New England Journal of Medicine. La nuova insulina basale a somministrazione settimanale offre la stessa efficacia dell’insulina giornaliera nei pazienti di tipo 2, ma con minori disagi. «Lo studio ha messo a confronto due gruppi di pazienti diabetici. Al primo è stata somministrata l’insulina giornaliera, al secondo quella settimanale. Si è addirittura riscontrato un miglior controllo glicemico con Icodec, rispetto alla insulina giornaliera – puntualizza Trevisan -. Si tratta infatti di una molecola disegnata per avere una durata di almeno una settimana e quindi l’enorme vantaggio è che si riducono le somministrazioni annue da 365 a 52. Questo migliora in maniera enorme la qualità della vita dei pazienti con diabete, dei familiari e dei caregiver».
La scoperta si basa su un concetto che il professor Trevisan illustra nel dettaglio: «A fare la differenza tra l’insulina settimanale e quella giornaliera non è la concentrazione – sottolinea il ricercatore italiano – ma la durata del rilascio. Ad esempio, se un paziente deve fare tutti i giorni 10 unità di insulina, con il nuovo farmaco Icodec farà 70 unità la settimana, ovvero la somma delle dosi giornaliere. Questa si distribuisce in modo che ci sia la copertura del fabbisogno giornaliero. Il vantaggio sta nel fatto di avere un miglior risultato in termini di glicemia ed emoglobina glicata perché mantiene una maggiore stabilità della glicemia durante il giorno e questo nel lungo termine contribuirà a ridurre le complicanze croniche legate al diabete».
I due gruppi messi a confronto hanno coinvolto mille pazienti per oltre un anno. Tutti avevano gli stessi valori di glicemia la mattina, non nell’arco delle 24 ore. «Grazie ai sensori della glicemia è stato possibile misurare i valori durante la giornata. È emerso un quadro più favorevole con la dose settimanale – fa notare il direttore di Diabetologia del Papa Giovanni XXIII di Bergamo -. Questo studio ha dimostrato che il rischio di ipoglicemia è minimo e sovrapponibile a quella giornaliera. Quindi è una insulina più efficace e senza rischi».
Secondo un rapporto pubblicato sulla rivista Lancet, il numero di persone con diabete è in aumento in tutto il mondo, con picchi in Asia, Africa, America del Sud e negli Stati Uniti. Più costante il numero dei pazienti diabetici in Europa, anche se si segnalano sempre più casi di diabete di tipo due tra i bambini. «Le motivazioni di questa impennata sono essenzialmente due – evidenzia Trevisan -: l’obesità nei giovani e nei bambini perché mangiano troppo cibo da fast food e non fanno sport. La gente pensa che siano gli zuccheri semplici i principali responsabili del diabete; invece, sono i grassi animali. La prevenzione del diabete è dunque compito della società, a cominciare dalla scuola che si deve fare carico di educare i bambini alla corretta attività fisica e ad una giusta alimentazione».
Per i pazienti diabetici la rivoluzione non è ancora finita; infatti, nei prossimi mesi si preannuncia un’altra importante novità con il farmaco antiobesità somministrato con l’insulina, in un’unica dose. «La strategia globale che si sta mettendo a punto è di migliorare ancor più la qualità di vita dei pazienti diabetici inserendo nella penna-siringa anche la dose di farmaco antiobesità che aiuta a perdere peso. Si tratta di una molecola umane GLP1 agonista, che migliora la glicemia e, riducendo l’appetito, fa perdere molti chilogrammi di peso».
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