Disoteo (AME): «Mantenere una corretta aderenza terapeutica è fondamentale per limitare i rischi»
A un anno dallo scoppio della pandemia di SARS-CoV-2, una delle lezioni che abbiamo imparato è che il binomio Covid-diabete è estremamente pericoloso. Nei pazienti diabetici, infatti, la malattia Covid-19 tende a manifestarsi in modo particolarmente severo e con complicanze spesso fatali. Insieme alla dottoressa Olga Disoteo, Diabetologa presso l’Ospedale Niguarda di Milano e responsabile della commissione Diabete di AME, Associazione Medici Endocrinologi, abbiamo indagato e approfondito le cause di questa correlazione.
«É noto che tutte le infezioni sono più frequenti nel diabete, e in particolare la mortalità per infezioni è aumentata, sia nel paziente con diabete mellito tipo 1 che tipo 2, indipendentemente dal peso. L’aumento del rischio di morire di infezioni per il paziente con diabete rispetto alla popolazione senza diabete si manifesta in particolare nella fascia di età inferiore a 75 anni. Il rischio di essere ricoverati per SARS-CoV-2 in presenza di diabete mellito tipo 1 o tipo 2 è aumentato, e uno stato di mediocre o cattivo compenso glicemico incrementa ulteriormente tale rischio. In particolare, la malattia da SARS-CoV-2 nei pazienti con diabete è più severa e con maggior frequenza è necessario ricorrere alla terapia intensiva, con inevitabile incrementato rischio di morte. La presenza di obesità associata a diabete mellito peggiora ulteriormente la prognosi. Non c’è concordanza però negli studi se avere il diabete aumenti il rischio di contrarre il SARS-CoV-2, anche se gli studi più recenti sembrerebbero indicare anche un aumentato rischio in tal senso, come è logico aspettarsi. I fattori favorenti questo decorso così drammatico sono tanti. É noto infatti che nel paziente diabetico l’immunità innata è alterata, vi sono alterazioni dei monociti, dei leucociti e dei linfociti natural killer, ma anche delle immunoglobuline. Le barriere fisiche dell’organismo a livello polmonare e gastrico sono alterate dall’ossidazione delle proteine determinata dall’iperglicemia, è ridotta la capacità di eliminare il virus, è aumentata la proliferazione e la sovrainfezione batterica favorita dallo stato di iperglicemia e sono più frequenti i fenomeni trombotici con danni multi-organo».
«Le terapie impiegate per il trattamento delle infezioni da SARS-CoV-2 non sono controindicate nel paziente con diabete, ma alcune di esse possono determinare un importante peggioramento del compenso glicemico: in particolare l’uso di cortisone incrementa significativamente i valori glicemici e rende necessario modificare o potenziare il trattamento in atto per il controllo del diabete mellito. La terapia per il trattamento del diabete in corso di ricovero deve essere personalizzata e la terapia di scelta sembra essere quella insulinica per via sottocutanea o infusionale. Tuttavia l’impiego di inibitori del DPP-IV, in particolare, ma anche di analoghi del GLP 1 e di inibitori dell’SGLT 2 nel trattamento del diabete mellito tipo 2, in corso di SARS-CoV-2, utilizzati con le dovute cautele, sembrano essere in grado di fornire una protezione, agendo su alcuni dei meccanismi alla base della disfunzione multi-organica che si verifica in corso di questa temibile infezione».
«É importante che le persone con diabete mantengano un buon controllo glicemico: il buon compenso glicemico, infatti, sarebbe in grado di migliorare lo stato immunologico e quindi potrebbe aiutare a ridurre il rischio di infezione da SARS-CoV-2, ridurre la gravità, la probabilità di sovrainfezione batterica, il ricovero e la mortalità. É pertanto necessario che il paziente segua una corretta alimentazione, pratichi regolare movimento, anche al domicilio, e monitori con regolarità i livelli di glucosio nel sangue con glucometro o sensori. I pazienti con diabete complicato da malattie cardiovascolari, renali o affetti da neuropatia dovrebbero prestare ancora maggiore attenzione, perché a rischio più elevato di ricovero e mortalità».
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