L’atleta, tra i testimonial del Roma Cities changing diabetes summit, gestisce una fondazione in Olanda con la missione di migliorare la qualità della vita delle persone con diabete attraverso l’attività sportiva
Lui è un pallavolista che in Italia ha fatto sognare i tifosi di Modena e Treviso e nella sua carriera può vantare ben due ori olimpici guadagnati con la nazionale olandese. Ma Bas Van de Goor le partite più importanti le ha vinte fuori dal campo. L’ultima quella sul linfoma dopo mesi di cure. Ma prima ancora, quando ancora dall’alto dei suoi 209 centimetri era il re del campo da pallavolo, la scoperta di avere il diabete tipo uno. Uno shock, ma anche un’occasione per dimostrare che la malattia non è affatto incompatibile con l’essere grandi campioni, come hanno dimostrato anche gli atleti diabetici della squadra di ciclismo del team Novo Nordisk. Van de Goor è stato uno dei testimonial del Roma Cities changing diabetes summit che si è svolto a Roma il 2 luglio, un evento pensato per tenere alta l’attenzione sulla diffusione del diabete e sulla correlazione tra diabete e vita nelle città. «Si può essere grandi campioni e avere il diabete – spiega Van de Goor a Sanità Informazione -. Anzi, fare sport è fondamentale per tenere sotto controllo la malattia. Io mi sono ispirato al canottiere britannico Steve Redgrave che ha vinto da diabetico una medaglia olimpica».
Bas, tu sei un grande campione di pallavolo, un atleta che ad un certo punto ha scoperto di avere il diabete tipo 1. Possono convivere le due cose: essere un grande campione e avere il diabete?
«Si, è possibile. Quando ho avuto la diagnosi di diabete di tipo uno non sapevo niente di diabete perché nella mia famiglia non c’è nessuno che ha il diabete e quindi dovevo imparare un po’ cosa significava. Ho capito subito che più sport fai meglio è. Ero atleta quando ho scoperto di avere il diabete, poi ho smesso perché a un certo punto il corpo dice ‘no’. Però sono sempre a fare sport perché con lo sport puoi controllare meglio il livello di glucosio nel sangue».
Quando hai saputo di avere il diabete all’inizio immagino sarà stata dura. Poi come hai superato lo shock?
«Mi è successa una cosa importante. Io giocavo ancora quando ebbi la diagnosi. Ho fatto delle ricerche e scoprii che un atleta molto importante che è Steve Redgrave, canottiere britannico e leggenda olimpica, ha vinto cinque medaglie d’oro, l’ultima avendo il diabete. Quando ho visto questo alla tv ho subito capito quello che potevo fare, cioè tutto. Quando ti succede bisogna fare molto sport per controllare al meglio la malattia».
Adesso sei ancora nel mondo della pallavolo o fai altro?
«Ho una fondazione in Olanda con la missione di migliorare la qualità della vita delle persone con diabete attraverso lo sport. Facciamo tanta attività sportiva per bimbi e adulti. Abbiamo anche una attività dove con tanti dottori e infermieri andiamo a camminare con i pazienti diabetici. Facciamo camminare quasi 5mila persone con diabete insieme a 200 dottori. Siamo in sette e organizziamo tante attività sportive».
LEGGI ANCHE: “ALIMENTAZIONE E DIABETE: LA SFIDA CONTRO IL TEMPO” DI NOVO NORDISK