«Costretti a ritornare al medioevo con lo stick pungidito. Eppure è risaputo che una misurazione affidabile è un salvavita»
I pazienti diabetici della Campania sono da mesi alle prese con una situazione difficile, che complica ulteriormente la loro quotidianità di malati cronici. In Regione non sono più attualmente disponibili i presìdi flash (non invasivi) per la misurazione della glicemia che i pazienti avevano utilizzato con soddisfazione negli ultimi anni, sostituiti da device che costringono comunque i pazienti a ricorrere all’anacronistico sistema della puntura sul dito per una misurazione affidabile. Una problematica che va a sommarsi alla già non idilliaca situazione per quanto riguarda la presa in carico dei pazienti diabetici in regione. Sanità Informazione ha raccolto la denuncia e la testimonianza di Fabiana Anastasio, coordinatrice delle Associazioni dei pazienti diabetici della Campania.
«Per motivi relativi alle gare d’appalto – spiega – i presìdi di cui disponevamo fino ad alcuni mesi fa sono stati sostituiti da altri che si sono rivelati completamente inutili: persino nella scheda tecnica di questo prodotto viene specificato che l’indicazione del valore glicemico non è tale da consentire scelte terapeutiche. Questo cosa significa? Semplicemente – prosegue la referente – dal momento che questo prodotto è indirizzato a pazienti in terapia multiniettiva, che si sottopongono quindi ad almeno quattro iniezioni al giorno, che questi pazienti per conoscere il valore reale della loro glicemia dovranno comunque procedere allo stick con puntura sul dito. Al di là che questo è un sistema più che superato, direi medievale, l’aspetto preoccupante è anche lo spreco di risorse del Ssn per l’acquisto di questo prodotto inutile. I vertici in Regione – precisa – ci hanno assicurato il loro impegno per una pronta risoluzione del problema, organizzando una gara per l’intero settore del monitoraggio glicemico: il punto è che ci vorrà molto tempo. E intanto, le dotazioni residue dei presìdi flash da noi usati in precedenza sono considerate fuori gara e pertanto non prescrivibili».
«Molti pazienti si sono dovuti rivolgere al proprio medico – rivela Anastasio – a causa della lampante discrasia tra i valori indicati dal prodotto in dotazione e la misurazione tramite stick. Per noi pazienti diabetici poter contare su un monitoraggio glicemico ottimale e affidabile, significa poter prevenire le innumerevoli complicanze che la malattia porta con sé: oculari (il 70% dei pazienti ciechi sono pazienti diabetici), cardiovascolari (il 70% delle morti dei pazienti diabetici avviene per complicanze cardiovascolari), amputazioni, insomma stiamo parlando di conseguenze anche potenzialmente letali. Senza un prodotto utile – osserva – che ci consenta una misurazione glicemica esatta, rischiamo grosso. E considerando il numero di pazienti diabetici in Campania, possiamo dire che si sta configurando un danno alla salute pubblica».
«A onor del vero in Campania – afferma Anastasio – soprattutto negli ultimi anni, c’è stata una grande collaborazione con le istituzioni regionali, le quali si sono sempre dimostrate sensibili alle nostre istanze. È chiaro che gli anni di commissariamento si fanno ancora sentire: una riorganizzazione del territorio per quanto riguarda la diabetologia è in corso, ma i centri realmente operativi in Regione sono molto pochi. La volontà c’è e i progetti anche, ma molto è work in progress. Non esistono le ore dedicate per le specialistiche – spiega – che sono fondamentali per il paziente, per le visite di prevenzione cardiologiche, nefrologiche, oculistiche, neurologiche. In alcune strutture si aprono percorsi, ad esempio al Cardarelli c’è il percorso per il piede diabetico destinato ai pazienti microinfusi, ma non per tutti gli altri, mentre le linee guida stabiliscono percorsi dedicati per tutti i pazienti, non solo una categoria. Insomma – riassume – bisogna ancora lavorare su una presa in carico strutturata e multidisciplinare, realmente corrispondente alle linee guida e alle esigenze dei pazienti, soprattutto che non sia a macchia di leopardo. Se il paziente non viene incardinato in percorsi diabetologici appositi, finisce per effettuare le varie visite ed esami in maniera disorganica e/o distanziata a livello temporale – conclude la referente – rischiando di sviluppare quelle gravi conseguenze di cui sopra, che altrimenti potevano essere arginate e gestite».
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