Sono state pubblicate le nuove linee guida per le malattie cardiovascolari nelle persone con diabete. Molti i temi trattati: dalla stratificazione del rischio cardiovascolare allo screening fino alla diagnosi e il trattamento. Le linee guida valutano e riassumono le evidenze scientifiche disponibili al momento della loro stesura, con l’obiettivo di supportare gli operatori sanitari nel proporre il miglior approccio diagnostico o terapeutico
Le persone con diabete hanno un rischio da 2 a 4 volte maggiore di incorrere in una malattia cardiovascolare. Sono quindi preziose le indicazioni contenute nelle nuove linee guida per le malattie cardiovascolari nelle persone con diabete, pubblicate in occasione del congresso della Società europea di cardiologia (Esc), che si è tenuto di recente ad Amsterdam. Molti i temi trattati: dalla stratificazione del rischio cardiovascolare allo screening fino alla diagnosi e il trattamento. Le linee guida valutano e riassumono le evidenze scientifiche disponibili al momento della loro stesura, con l’obiettivo di supportare gli operatori sanitari nel proporre il miglior approccio diagnostico o terapeutico. Si stima infatti che il 25-40% di pazienti con malattie cardiovascolari abbia un diabete non diagnosticato.
«I pazienti con diabete di tipo 2 corrono un rischio da 2 a 4 volte maggiore di sviluppare malattie cardiovascolari con le sue manifestazioni di malattia coronarica, insufficienza cardiaca, fibrillazione atriale e ictus, nonché malattie delle arterie aortiche e periferiche. Inoltre, il diabete è un importante fattore di rischio per lo sviluppo della malattia renale cronica che a sua volta peggiora la funzione cardiaca» spiega Massimo Federici, che ha coordinato la task force per la creazione delle linee guida, insieme a Nikolaus Marx. «In tutti i casi poi, la prognosi è peggiore. Ad esempio, la morte per malattie cardiovascolari – aggiunge – è del 50-90% più alta nei soggetti con insufficienza cardiaca associata al diabete, rispetto a quelli con la sola insufficienza cardiaca».
Gli esperti dell’Esc hanno sviluppato un algoritmo disponibile in una app, SCORE2-Diabetes che supera i limiti dei modelli precedenti. Quando si valuta il rischio cardiovascolare in individui con diabete di tipo 2, è importante considerare i diversi elementi della storia naturale di malattia: l’anamnesi medica e familiare con rilevazione dell’età al momento della diagnosi, i sintomi, i risultati degli esami, i risultati di test di laboratorio e di altri test diagnostici oltre agli stili di vita come il fumo e l’attività fisica. Le attuali linee guida raccomandano l’uso del modello SCORE2-Diabetes che stima il rischio a 10 anni in individui con diabete di età compresa tra 40 e 69 anni che non abbiano ancora evidenza di malattia cardiovascolare o renale, e per stimare il rischio individuale a 10 anni di eventi cardiovascolari fatali e non fatali,
«Le nuove raccomandazioni prevedono l’uso degli inibitori SGLT2 e/o gli antagonisti del recettore GLP-1 per ridurre significativamente il rischio di infarto e ictus in tutti i pazienti con diabete e malattia cardiovascolare», spiega Federici. «Un obiettivo speciale è poi la gestione dell’insufficienza cardiaca: i pazienti con diabete, infatti, presentano un rischio da due a quattro volte superiore rispetto a quelli senza diabete: la terapia con inibitori di SGLT2 ha ridotto le probabilità di ricovero e morte», sottolinea il Professor Federici.
Avere diabete e malattie cardiovascolari, soprattutto in giovane età ha un impatto importante sulla prognosi. Nelle nuove linee guida si raccomanda quindi di sottoporre a screening i pazienti con malattie cardiovascolari per il diabete e valutare il rischio cardiovascolare negli individui con diabete e valutarli per malattie cardiovascolari e renali.
Il diabete ha un effetto diretto sul rene con un alto rischio di insufficienza: per questo le linee guida raccomandano lo screening annuale con misurazione della velocità di filtrazione glomerulare e livelli di albumina nelle urine. I pazienti con diabete e malattia renale cronica inoltre dovrebbero ricevere una terapia con inibitore SGLT2 e/o finerenone (in aggiunta alle cure standard) per ridurre i rischi. Inoltre, nel diabete di tipo 2 aumenta del 3% il rischio di sviluppare fibrillazione atriale, che a sua volta è correlata a ictus e morte precoce. Per la prima volta le linee guida raccomandano uno screening specifico e misurazioni regolari con ECG o pulsiossimetria in pazienti dai 65 anni e in quelli di età inferiore con ipertensione.
I cambiamenti dello stile di vita sono raccomandati come misura di base per prevenire e gestire il diabete. questi dovrebbero essere implementati mediante un approccio multifattoriale con una comunicazione centrata sul paziente adattata allo stato di salute e all’alfabetizzazione sanitaria del paziente stesso. Nel diabete di tipo 2, come riportato nello studio Action for Health in Diabetes, un intervento sullo stile di vita mediante consulenza nutrizionale, la variazione quali e quantitativa del pasto e l’esercizio fisico hanno indotto una perdita di peso media dell’8,6%, associata a una significativa riduzione di HbA1c e pressione arteriosa. La riduzione del peso è uno dei caposaldi del trattamento: in questo contesto le linee guida raccomandano esercizio fisico quotidiano e una dieta mediterranea ricca in fibre e acidi grassi insaturi.
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