Salute 3 Gennaio 2022 11:33

Undici regioni in zona gialla. Arrivano i primi studi su Omicron: più contagiosa ma meno grave

Omicron sembrerebbe colpire maggiormente la gola rispetto ai polmoni, secondo i primi studi da sottoporre a peer review. Intanto gli italiani affollano hub vaccinali e drive in per i tamponi: oltre 1 milione a casa con Covid-19

Undici regioni in zona gialla. Arrivano i primi studi su Omicron: più contagiosa ma meno grave

L’Italia inizia l’anno nuovo con quattro nuove Regioni in zona gialla. Lombardia, Piemonte, Lazio e Sicilia si uniscono a Liguria, Marche, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Calabria e le PA di Trento e Bolzano. L’Italia è ormai per metà tornata a colorarsi in una fascia di rischio che ci ricorda i mesi di inverno e primavera dello scorso anno, anche se le limitazioni sono diverse.

I dati di inizio anno

La variante Omicron galoppa molto velocemente e i dati del flusso Ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità mostrano un andamento sempre in crescita. In una settimana l’incidenza è raddoppiata per raggiungere 783 casi per 100 mila abitanti (sui 351 di sette giorni prima). L’Rt medio sui casi sintomatici è a 1,18, anch’esso in aumento per quanto più leggero. In Umbria, Lombardia, Toscana e Piemonte il tasso di incidenza è superiore alla media nazionale.

Arrivano invece a 14 le Regioni che superano la soglia d’allerta del 10% di posti in terapia intensiva per Covid-19: Abruzzo (al 12%), Calabria (15%), Emilia Romagna (14%), Friuli Venezia Giulia (15%), Lazio (16%), Liguria (20%), Lombardia (13%), Marche (17%), Pa Bolzano (18%), Pa Trento (23%), Piemonte (16%), Sicilia (11%) e Toscana (13%), Veneto (18%).

I primi studi su Omicron

La variante Omicron non è ancora predominante in Italia: la Delta è al 79% contro il 21% della Omicron, ma la variabilità regionale è molto alta (dal 3% al 65%). La curva in crescita però è molto più alta tra under 12 e under 20. Intanto sono disponibili i primi dati sulla portata della variante: sintomi più lievi e incubazione più rapida. Inoltre una maggiore probabilità di infettare la gola rispetto ai polmoni, che spiegherebbe sia la maggiore infettività che la mortalità ridotta. Gli studi sono stati per la maggior parte diffusi dal Guardian e da sottoporre a peer review. In uno di essi, sempre di matrice inglese, si nota come dopo il contagio i polmoni di chi ha avuto questa variante di Covid-19 siano solitamente meno danneggiati rispetto ai convalescenti di altre forme del virus.

«Il risultato di tutte le mutazioni che rendono Omicron diversa dalle varianti precedenti potrebbe essere l’alterazione della capacità di infettare diversi tipi di cellule –  ha affermato Deenan Pillay, professore di virologia presso lo University College di Londra -. In sostanza, sembra essere più in grado di infettare il tratto respiratorio superiore, le cellule della gola. Quindi si diffonderebbe lì più facilmente che nelle cellule profonde nel polmone».

I ricercatori del Molecular Virology Research Group dell’Università di Liverpool hanno pubblicato il loro lavoro subito dopo Natale mostrando che la variante Omicron causi “malattie meno gravi” nei topi, secondo il professor James Stewart. Le cavie sarebbero soggette ad una minore perdita di peso, avrebbero una carica virale più bassa e soffrirebbero di patologie meno gravi ai polmoni. A una simile conclusione sono approdati anche gli scienziati del Neyts Lab dell’Università di Leuven, in Belgio, dopo una serie di studi sui criceti.

File negli hub e ai drive in

Se fosse confermato che questa variante è “meno mortale”, sarebbe il segno di un passaggio all’endemia del virus Sars-CoV-2, che è poi il percorso che tutti i virus fanno per non morire e continuare a infettare. Se così fosse si potrebbe poi arrivare a una variante meno contagiosa e più stagionale, fino alla trasformazione di Covid-19 in uno dei tanti virus respiratori che circolano annualmente. Siamo però molto lontani da questa eventualità: anche Omicron uccide, specie chi ha patologie e non ha provveduto ad effettuare la dose booster di vaccino.

In questi giorni si è profilata una vera e propria corsa agli hub vaccinali, dove tanti cittadini hanno trascorso la vigilia e la giornata di Capodanno per accelerare i tempi della terza dose. Le stesse file si sono ripetute anche nei drive in e nelle farmacie per i tamponi di accertamento, ora che oltre un milione di italiani sono a casa con Covid-19.

 

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