La nutrizionista: «Può essere praticato per due giorni alla settimana, non consecutivi, consumando meno di un quarto dell’energia abituale. Oppure si può concentrare l’assunzione di alimenti in 6-8 ore al giorno o mantenere il digiuno notturno di 12 ore»
Nell’antica Grecia fu Pitagora tra i primi ad esaltarne i benefici. Più tardi, durante il Rinascimento, il medico Paracelso lo definì il «il più grande rimedio, il medico interiore». Ebrei, musulmani e cattolici lo osservano, in particolari periodi dell’anno, per motivi religiosi. Si tratta del digiuno, una pratica antica, sempre più in voga tra i cultori del benessere psico-fisico.
«Non è semplicemente un approccio per dimagrire – assicura Annamaria Acquaviva, dietista, nutrizionista e farmacista -. Recentemente, i ricercatori hanno dimostrato che tagliare le calorie in periodi prestabiliti può aiutare a vivere in forma e più a lungo, favorendo la longevità. Gli effetti sono dati dall’esaurimento delle riserve di glucosio e dal ricorso al grasso, come fonte energetica, che favorirebbe il sistema immunitario, il controllo della glicemia, la riduzione di tumori e delle malattie infiammatorie», aggiunge l’autrice del libro “Health revolution. I 5 pilastri della salute”.
Esistono diverse declinazioni del digiuno intermittente, intervalli di restrizione calorica da fare sotto la supervisione medica. «Può essere praticato per due giorni alla settimana, non consecutivi, consumando meno di un quarto dell’energia abituale -spiega Acquaviva -. Oppure, si può concentrare l’assunzione di alimenti in un periodo variabile tre le 6 e le 8 ore, senza mangiare nelle altre. O, piuttosto, mantenere il digiuno notturno, tra la cena e la colazione, di 12 ore. Ancora, un’interessante declinazione della dieta digiuno è la dieta “mima digiuno”, del professor Walter Longo, un programma alimentare a basso contenuto calorico della durata di cinque giorni, progettato per inibire le stesse vie metaboliche del digiuno, fornendo all’organismo sostanze nutritive che non innescano sostanze di crescita del corpo. Questo regime alimentare – dice la dietista -, prevede l’assunzione controllata di proteine (11-14%), carboidrati (42-43%) e grassi (46%), per una riduzione calorica complessiva compresa tra il 34 e il 54% rispetto all’apporto canonico».
Secondo solide evidenze scientifiche, questo regime alimentare ha diversi benefici. «In particolar modo, la preservazione di un corretto stato di salute delle cellule, a livello di tutti gli organi. Il processo è reso possibile dall’esaurimento delle riserve di glucosio e dal ricorso al grasso, come fonte energetica. In questo modo, come ben spiegato dal Professor Mark Mattson del dipartimento di neuroscienze della Johns Hopkins University “migliora la regolazione della glicemia, si riduce la risposta infiammatoria e aumenta la resistenza allo stress”. Sulla base di altri studi, si è visto che il digiuno intermittente riduce la pressione sanguigna, i livelli di lipidi nel sangue e la frequenza cardiaca a riposo. Sempre presenti in letteratura scientifica, ma meno comprovate – aggiunge la specialista – le evidenze che documentano un impatto sull’obesità e sul rischio di ammalarsi di diabete. Il digiuno intermittente ha anche dei benefici nel favorire il mantenimento della salute cerebrale e avere così un potenziale ruolo preventivo nei confronti di malattie quali l’ictus cerebrale, l’Alzheimer e il Parkinson».
Tale regime alimentare, prevede un repentino cambiamento delle proprie abitudini di vita, causando difficoltà a gestire la sensazione di fame e l’irritabilità. «In termini di longevità e di benefici scientificamente provati, una persona adulta e in salute potrebbe seguirlo senza incorrere in nessuna controindicazione, previa naturalmente il parere medico. Non è raccomandabile in particolare ai bambini, alle donne in gravidanza, agli anziani e alle persone affette da una malattia cronica», spiega Acquaviva.
Il digiuno intermittente è ancora oggetto di studio: «Non esistono delle linee guida nazionali o internazionali che ne raccomandino la pratica e descrivano in che modo osservarlo. Di conseguenza, questo tipo di dieta deve essere fatta sotto controllo e prescrizione di un professionista, dopo un’attenta anamnesi del paziente e – conclude la nutrizionista – per un periodo di tempo limitato».
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