L’associazione apartitica è nata l’estate scorsa su iniziativa del professore di Diritto Privato dell’Università di Trieste. Laila Perciballi (Movimento Consumatori e membro di Diritti in Movimento ): «Serve informare i cittadini dei loro diritti ed, ove possibile, realizzare un intesa tra tutte le associazioni che si occupano delle persone fragili». Anche il Presidente della Simedet Fernando Capuano manifesta il suo impegno nel progetto
Un “patto di rifioritura” che permetta alle persone più fragili di essere seguite in un percorso di rinascita e che veda il giudice tutelare come “garante” dei diritti civili. È una delle idee alla base di Diritti in Movimento, progetto apartitico che vede la partecipazione di professionisti di ogni settore (tra cui la sanità) e che punta a rimettere il diritto civile al centro dell’agire. Con importanti implicazione sul tema del diritto alla salute e della tutela delle persone in difficoltà. Tra i promotori del movimento il professor Paolo Cendon, ordinario di diritto privato all’Università di Trieste, che ha annunciato in occasione della prima assemblea nazionale del Movimento che si è svolta a Roma il 7 marzo, diverse iniziative legislative sulle tematiche relative alla fragilità.
«Ogni diritto ha un diverso destino – sottolinea Cendon a Sanità Informazione – È come per i maiali di Orwell: alcuni sono più garantiti, altri meno. I diritti proprietari e patrimoniali sono abbastanza garantiti in Italia, quelli personali fanno fatica. I diritti classici della persona sono garantiti: quello al nome, quello all’immagine sono garantiti. I nuovi diritti dei fragili sono lì ancora che cercano di sbocciare. Come per esempio il diritto al sostegno, di tipo civilistico, il diritto a non soffrire negli ospedali, le cure palliative, il diritto alla propria identità sessuale. Il diritto alla felicità invece non esiste proprio, il diritto al cambio di sesso per i transessuali esiste. La risposta è frastagliata».
Sul campo della salute Cendon ha annunciato una proposta di riforma del TSO, il Trattamento sanitario obbligatorio, strumento considerato ‘invecchiato’: «Mi sono convinto – spiega Cendon – che il TSO della 180 è una risposta molto invecchiata, molto da macelleria, lugubre, asfittica. Il TSO va modificato sia per i malati di mente sia per le categorie di quei soggetti che non sono malati di mente: i ludodipendenti, gli alcolisti, i tossici, in qualche caso i malati di anoressia. Tutti casi in cui la persona non ha una vera e propria sindrome di carattere psichico, ma che è ugualmente esposta a minacce e pericoli. Occorre immaginare un nuovo modo di seguire queste cose. Sono malati ma fino a un certo punto. Sono persone che rischiano facilmente di finire in qualche tranello o di finire come Pamela (Mastropietro, ndr) l’anno scorso».
La soluzione è dunque, secondo Cendon, quello di passare all’attuazione di un “patto di rifioritura” con la persona che ha bisogno di aiuto: «Bisognerebbe innanzitutto cambiare espressione: usiamo parole protettive, delicate, morbide. Non mi piace ‘obbligatorio’. C’è chi parla di coazione ‘benevola’ ma anche questo è un ossimoro. Io preferirei parlare di persuasione non abbandonica. Convincere un’anoressica a mangiare non è facile, convincere un tossico non drogarsi, convincere un alcolista a smettere è difficile. Però senza il consenso dell’interessato non si fa molto. Immaginare un contratto iniziale di rifioritura, un patto di rifioritura che l’interessato a rischio stipula con qualcuno da cui vuole essere salvato nel momento in cui si renda conto di non avere la forza di uscirne. Allora stipula un contratto con un soggetto interdisciplinare a livello comunale e si dice: mi affido a voi, chiedo la vostra presa in carico, mi aiutate a uscire da questo inferno. E io mi impegno a cercare di rispettare la linea che voi mi suggerite. Il regista di tutto questo cammino dovrebbe essere il giudice tutelare. Non soltanto il medico, perché i problemi della persona raramente sono soltanto di tipo medico: ci sono problemi scolastici, familiari, sociali, economici, residenziali. C’è un nugolo di situazioni che avvolgono la persona quindi è bene che sia il giudice, garante dei diritti civili della persona. Il giudice come regista di questo programma di salvezza, di rifioritura e che poi si cerca di portare avanti con l’interessato».
Tra gli altri temi che Diritti in Movimento intende trattare ci sono anche quelli sul “progetto di vita” e sull’abrogazione dell’interdizione. All’iniziativa aderiscono anche altre realtà come la Simedet, Società italiana di Medicina Diagnostica e terapeutica, presieduta da Fernando Capuano e il Movimento Consumatori che alla prima assemblea di Diritti in Movimento era rappresentato dall’avvocato Laila Perciballi (dal 1996 al fianco del Prof. Paolo Cendon e referente nazionale per i cittadini di Diritti in Movimento).
«Si auspica possa continuare quel percorso già in atto con Fernando Capuano di Simedet e Movimento Consumatori – sottolinea a Sanità Informazione l’avvocato Laila Perciballi, nella sua duplice veste – anche con Diritti in Movimento così da camminare insieme per la tutela della salute e per la realizzazione del progetto di vita esistenziale. In questa prospettiva, si potrebbe pensare di costruire un programma da realizzare passo dopo passo come un Protocollo di intesa tra professionisti della salute, Movimento Consumatori, Diritti in movimento, e tutte le associazioni che vorranno farvi parte: dare voce ai fragili e fare informazione e formazione dato che senza consapevolezza non ci può essere né autodeterminazione personale , sia del singolo sia delle famiglie o delle persone interessate, né esercizio dei diritti che vengono promossi. Poi, creare sportelli fisici e virtuali per chiedere informazioni, presentare istanze di aiuto o segnalazioni, organizzarsi per la realizzazione dei progetti di vita esistenziale, prevenire controversie giudiziali anche sulla base di un intesa tra le varie associazioni coinvolte, come si intende fare con Federazione Nazionale Ordini TSRM PSTRP. È una sfida interessante. La prima assemblea di Diritti in Movimento è un punto di partenza in cui c’è ancora tanto da costruire».