Ecco le proposte per cambiare il Piano, la presidente dell’Associazione: «Rivedere il concetto di esonero da materie di studio, la nuova composizione del Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione, il meccanismo di assegnazione del sostegno e la formalizzazione di ore di lezione svolte fuori dalla classe».
Non più decisori a pieno titolo, ma meri partecipanti al piano educativo del proprio figlio disabile. Con il nuovo PEI (D. I 182), il piano educativo individualizzato dell’alunno/studente con disabilità, emanato a dicembre, pubblicato a gennaio ed operativo dall’anno scolastico 2021-22, i genitori hanno perso voce in capitolo. Ma non ci stanno, chiedono un passo indietro dei Ministeri dell’Istruzione e dell’Economia che hanno approvato il decreto. Quattro le principali criticità finite nel mirino delle famiglie: il concetto di esonero da materie di studio, la nuova composizione del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione), il meccanismo di assegnazione del sostegno con l’introduzione del “debito di funzionamento” e la formalizzazione di ore di lezione svolte fuori dalla classe per l’alunno con disabilità.
«Questo nuovo decreto mette a repentaglio anni di progressi nell’inclusione scolastica e rischia di vanificare gli sforzi fatti per garantire pieni diritti per tutti. Il Pei è, o dovrebbe essere, uno strumento per la didattica inclusiva, ovvero il percorso verso un pieno riconoscimento del diritto allo studio, ma la strada è ancora molto lunga – commenta Antonella Falugiani, presidente di CoorDown -. Ciò che è cambiato non sono i componenti, ma principalmente il peso decisionale della famiglia».
Il Pei è un progetto educativo costruito a misura delle esigenze di ogni singolo alunno. Pertanto è un documento complesso e soggetto a continue modifiche e aggiustamenti, in base agli interventi realizzati durante l’anno scolastico e agli obiettivi educativi raggiunti. «Si tratta di un documento collettivo, e la sua composizione coinvolge tutti i soggetti che, in qualche maniera, contribuiscono alla crescita e all’educazione dell’alunno. Alla sua stesura prendono parte: i docenti della classe, compreso l’insegnante di sostegno, le figure socio-sanitarie che seguono l’alunno e la famiglia», spiega la presidente di CoorDown. L’Italia si è mostrata all’avanguardia nel processo di inclusione, «ora – sottolinea Falugiani – il pericolo è che si torni indietro a causa di alcuni provvedimenti contenuti nella riforma».
Il primo nodo da scioglier per le famiglie degli alunni con disabilità è l’esonero da alcune materie di studio. «Esonerare gli alunni disabili da alcune materie significa far diventare il loro percorso automaticamente differenziato. Nelle linee guida – commenta la presidente dell’associazione – si evince chiaramente che è il consiglio di classe a decidere in merito, lasciando fuori da questa decisione le famiglie».
Non è piaciuta nemmeno la modifica della composizione del GLO. «Sarà il dirigente scolastico a definirne la configurazione, diventandone membro con il Consiglio di classe. L’elaborazione e l’approvazione del PEI sarà in capo al GLO, tenendo in considerazione l’apporto degli altri partecipanti – genitori, rappresentanti del sistema sanitario e le altre figure professionali interne ed esterne alla scuola che hanno in carico l’alunno – in assenza delle quali si potrà ugualmente procedere. Il ruolo della famiglia appare, dunque, ancora una volta significativamente ridimensionato», sottolinea Falugiani.
Altro punto critico è il meccanismo di assegnazione del sostegno con l’introduzione del “debito di funzionamento”. «Il nuovo automatismo parte dal presupposto che ci sia uno standard di normalità a cui gli alunni devono rispondere e – sottolinea la presidente di CoorDown – in base a questo presupposto viene stabilita l’entità del debito. L’estrema standardizzazione perde di vista la persona e si concentra su quello che manca per rispondere ad un normotipo di riferimento. È indubbiamente un passo indietro sul piano culturale, dove la diversità cessa di essere una risorsa e diventa un gap da colmare».
Infine, da rivedere formalizzazione di ore di lezione svolte fuori dalla classe per l’alunno con disabilità. «Il nuovo modello di PEI, da una parte legittima la possibilità di portare fuori dalla classe un alunno per un certo numero di ore, dall’altra riapre le porte al concetto di “aule di sostegno” e di attività individuali», aggiunge ancora Falugiani.
Le famiglie degli alunni e studenti con disabilità, allo stesso tempo, non nascondono gli aspetti positivi del nuovo testo, come «la corresponsabilità educativa, l’impostazione su una prospettiva bio-psico-sociale, la partecipazione attiva dell’alunno con disabilità nei processi decisionali che lo riguardano, nel rispetto del principio di autodeterminazione, e il legame con il progetto individuale e la prospettiva più ampia con cui si guarda alla vita dell’alunno. Ma in un momento di emergenza, dove l’intera scuola è in difficoltà nella gestione della pandemia, vediamo il pericolo molto concreto che cattive prassi messe in atto da singoli docenti o istituti verso gli studenti con disabilità oggi vengono sdoganate e rese legittime. Per questo – conclude la presidente dell’associazione – continueremo a mobilitarci per chiedere l’eliminazione dei nuovi punti introdotti nel Piano che precludono una piena inclusione degli alunni e studenti disabili».
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