Salute 20 Dicembre 2019 09:00

Disabilità, D’Arrando (M5S) lancia il ‘budget di salute’: «Così mettiamo la persona al centro di un progetto terapeutico personalizzato»

«L’obiettivo è un utilizzo virtuoso delle risorse economiche, sia pubbliche che private, affinchè la persona venga veramente sostenuta e reintegrata nella comunità», sottolinea la deputata M5S Celeste D’Arrando. Nella legge di Bilancio previsto un piano nazionale per la disabilità di 1,3 miliardi di euro

In tema di disabilità qualcosa si muove in Parlamento. Le buone notizie arrivano in primis dalla legge di Bilancio con un piano triennale straordinario sulla disabilità da 1 miliardo 356 milioni di euro. Il Piano si compone da un lato del Fondo per la non autosufficienza e disabilità, introdotto per la prima volta quest’anno con l’articolo 40 della Legge di Bilancio; e dall’altro dal Fondo per la non autosufficienza, una misura risalente al 2006 e finanziata in via strutturale ogni anno: saranno coinvolte per oltre 3 milioni di persone e circa 2,3 milioni di famiglie di disabili. Ma in Parlamento sono diverse le proposte di legge che puntano ad offrire un sostegno più concreto alle persone con disabilità. Una di queste è quella sul budget di salute presentata dalla deputata M5S Celeste D’Arrando.

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La proposta di legge ha la finalità di contrastare la disuguaglianza nell’accesso ai livelli essenziali di assistenza socio-sanitari e di valorizzare le persone con gravi malattie e vulnerabilità croniche riducendone le conseguenti o concomitanti disabilità sociali, spesso caratterizzate dall’assenza di protezione sociale.

Il budget di salute non è altro, dunque, che l’insieme delle risorse umane, professionali ed economiche necessarie per realizzare il progetto terapeutico riabilitativo individualizzato. Una presa in carico globale del paziente, che va oltre la mera sfera sanitaria ma che punta all’inclusione sociale. L’obiettivo è quello di redigere per ogni persona con disabilità un progetto terapeutico riabilitativo individualizzato, cioè l’insieme di azioni individuate ed elaborate da una apposita unità di valutazione integrata sulla base di una valutazione multidimensionale e multidisciplinare dei bisogni socio-sanitari della persona che tiene conto, in maniera globale, anche dei bisogni sociali, delle preferenze della persona, delle sue menomazioni, disabilità sociali e abilità residue e recuperabili, nonché delle esigenze legate ai diritti all’abitazione, alla formazione e al lavoro, all’affettività e alla socialità.

Onorevole, parliamo di fragilità e la disabilità. La politica cosa può fare per aiutare i disabili ma anche i caregiver?

«Per quanto riguarda i caregiver è incardinata ed è in fase di discussione al Senato una proposta di legge che è depositata anche alla Camera proprio perché come Movimento 5 Stelle ma anche come forza di governo abbiamo massima attenzione rispetto a questi temi. In primis perché i caregiver sono le figure principali che si prendono cura del proprio familiare che magari ha anche una disabilità grave e poi perché molto spesso rinunciano anche a lavorare per dedicarsi completamente alla famiglia perdendo una propria autonomia economica. Su questo stiamo già agendo e auspichiamo che la proposta di legge diventi legge il prima possibile».

Sulla disabilità cosa proponete?

«Su questo tema bisogna fare un cambio di paradigma per mettere al centro la persona con disabilità. Ad esempio il budget di salute che è oggetto di una mia proposta di legge dove la persona diventa il centro di un progetto personale terapeutico individualizzato attraverso il quale la persona con disabilità sceglie cosa fare insieme a tutto quello che è il mondo che gira intorno a lui: la famiglia, il medico di medicina generale, lo psicologo o psichiatra laddove c’è una disabilità mentale e soprattutto il mondo del terzo settore che è spesso un mondo virtuoso che può aiutare a integrare e sostenere la persona con disabilità. È lui il fulcro centrale del budget di salute. In questo modo c’è anche un utilizzo virtuoso delle risorse economiche, sia pubbliche che private, affinchè la persona venga veramente sostenuta e reintegrata in quella che è la comunità che è il contorno essenziale per le persone con disabilità per sentirsi meno emarginate ma più parte integrante della società».

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