Parla il Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap che plaude al Decreto LEA ma chiede un aggiornamento del nomenclatore tariffario. Sulla Disability card chiarisce: «Strumento utile ma al momento è una semplice sostituzione della certificazione di invalidità della legge 104. Dobbiamo inserire più servizi»
La legge delega sulla Disabilità, approvata nella scorsa legislatura, potrebbe portare presto i suoi frutti. Come riferisce il presidente FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) Vincenzo Falabella a Sanità Informazione, i decreti attuativi sono attesi per il 2024. Ma intanto i tavoli tecnici continuano a lavorare a un testo che possa rispondere al meglio alle esigenze delle persone con disabilità. Intanto FISH saluta con favore la recente promulgazione del decreto LEA anche se chiede un aggiornamento del nomenclatore tariffario: «Ci sono alcuni ausili e presidi che sono già superati perché in commercio ci sono prodotti di ultima generazione ma il momenclatore è fermo al 2017». Falabella auspica la creazione di un Fondo unico per la disabilità e punta a una piena operatività della Disability Card: «Ora altro non è che una semplice sostituzione della certificazione di invalidità della legge 104 ma le finalità del progetto erano quelle di creare uno strumento di reciprocità con altri Paesi europei».
«Sicuramente è una buona notizia, l’approvazione del decreto tariffe andrà a riformare una serie di presidi, protesi, ortesi che per le persone con disabilità sono fondamentali per garantire il diritto di cittadinanza. Questa approvazione arriva oltre il tempo dovuto, quindi bisogna ora intervenire per revisionare l’intero impianto soprattutto del nomenclatore tariffario. La tecnologia va avanti molto più velocemente alla scrittura della norma. Dobbiamo rendere attuale e attuabile il nomenclatore tariffario. Ci sono alcuni ausili e presidi che sono già superati perché in commercio ci sono prodotti di ultima generazione. Si possono inserire se il gruppo di lavoro sulla revisione dei Lea funzionasse e facesse il suo lavoro, cosa che non ha fatto nel corso di questi anni, il nomenclatore è fermo al 2017».
«I gruppi di lavoro al Ministero stanno lavorando assiduamente. Il ministro li ha voluti per predisporre l’impianto del testo: sono due gruppi, uno sulla valutazione di base e uno quella multidimensionale e quindi sul progetto di vita personalizzato, budget di salute, budget di progetto. Incontri settimanali. Io sono molto ottimista, nel 2024 avremo i decreti attuativi con una riforma che andrà ad impattare in modo significativo sulla vita vissuta dei cittadini e cittadine con disabilità».
Come si immagina il budget di salute o di progetto?
«Me lo immagino con un progetto di vita pienamente rispondente a quelli che sono i bisogni essenziali dei cittadini che andranno a costruire il progetto di vita sulla base di risorse importanti. La legge delega deve essere lo strumento attraverso il quale si deve arrivare a un Fondo unico sulla disabilità in modo tale che tutto quello che stiamo scrivendo non rimanga solo sulla carta ma possa trovare reale applicazione nella vita quotidiana».
Si sta lavorando anche sul Dopo di noi…
«Anche lì è aperto un cantiere in cui anche FISH è dentro. Partiamo dalle osservazioni della Corte dei conti sulla norma. Stiamo predisponendo un documento che porteremo al tavolo di confronto. Due i capisaldi: da una parte gli interventi alla persona e dall’altro la garanzia del patrimonio. Questi aspetti devono essere attenzionati per renderli rispondenti al periodo storico culturale che stiamo vivendo e ai bisogni e alle esigenze dei cittadini».
Sta funzionando la Disability card?
«Va chiarito che la carta al momento non trasferisce in capo al titolare nessun ulteriore diritto rispetto a quelli garantiti dalla Costituzione e dalle norme. È uno strumento che deve essere implementato. Ora altro non è che una semplice sostituzione della certificazione di invalidità della legge 104. Le finalità del progetto erano quelle di creare uno strumento di reciprocità con altri Paesi europei: laddove un cittadino italiano si reca all’estero l’esibizione della Disability card permetterebbe di beneficiare di tutti i servizi presenti sul territorio. Ma ci troviamo di fronte a due problemi: le risorse economiche stanziate sono irrisorie rispetto alla platea di beneficiari e abbiamo una carenza nella stampa della card. Dovrebbe diventare un’app sullo smartphone per abbassare i costi. Dobbiamo implementarla e stipulare una serie di convenzioni sia con enti pubblici che con privati per inserire nella card più servizi. Ma se per esempio vogliamo inserire tutti i servizi legati ai mezzi pubblici dovremmo coinvolgere tutte le regioni e i comuni titolari dei servizi. Dobbiamo mettere a fattor comune i ministeri competenti per poter avviare queste convenzioni. Però è uno strumento importante su cui lavorare».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato