L’esperienza del cohousing in favore di persone fragili e con disagi psichici continua e con l’accordo stipulato tra la Roma 4 e la Comunità Sant’Egidio presto saranno attive altre dodici convivenze protette. «Sono molto orgogliosa di questo progetto – sottolinea la DG della Asl Cristina Matranga – divenuto stabile e sostenibile nella nostra ASL, e gli importanti risultati ottenuti ne hanno dimostrato la bontà e l’efficacia».
E’ di prossima uscita il bando, che verrà pubblicato dalla Asl, per la selezione dell’associazione o la cooperativa sociale che gestirà i 12 nuovi cohousing secondo il modello ideato da Sant’Egidio e definito in un protocollo di intesa tra ASL, Comunità di Sant’Egidio, Enti Locali ed associazioni dei familiari.
Sant’Egidio, anche se non sarà il gestore diretto, avrà comunque il ruolo di formatore e supervisore insieme alla ASL Roma 4. Il modello prevede un concetto più ampio di cura che comprende sia la presa in carico da parte dei centri di Salute Mentale, dei Servizi per le Dipendenze e del Servizio Disabilità Adulti, sia la residenza in una casa percepita come propria, sia i percorsi virtuosi di inclusione sociale
L’esperienza consolidata
I cohousing già esistenti, gestiti direttamente da Sant’Egidio, sono 13, di cui 11 nel Comune di Civitavecchia e 2 nel comune di Bracciano. I nuovi 12 cohousing saranno così dislocati: 2 nel Comune di Civitavecchia, 1 del Comune di Santa Marinella, 2 nel Comune di Ladispoli, 1 del Comune di Cerveteri, 2 nel Comune di Bracciano, 2 nel Comune di Morlupo, 1 nel Comune di Formello ed 1 nel Comune di Fiano Romano. Le prime nuove residenze saranno realizzate a partire da ottobre 2024 e tutti verranno comunque iniziati entro settembre 2026.
Il primo cohousing era nato, su iniziativa di Sant’Egidio, nel 2012 nel Comune di Civitavecchia. Fino ad oggi, nei 13 cohousing, ci sono stati 56 gli ospiti, uomini e donne con un’età media di 46 anni e che provengono da diverse esperienze di vita. All’interno degli alloggi convivono nuclei da 2 a 6 persone che sono seguiti e aiutati dai volontari della Comunità Sant’Egidio nella gestione delle attività quotidiane: dall’igiene personale alla cura della casa, dal fare alla spesa alla cucina dei pasti, dalle attività di volontariato e sportive agli inserimenti lavorativi presso aziende pubbliche e private.
«La maggior parte degli ospiti – ha spiegato il Dr Massimo Magnano della Comunità Sant’Egidio – ha vissuto per diversi anni nella strada, nella condizione di persone senza fissa dimora, o in case di proprietà ma in forte stato di abbandono e solitudine. Una gran parte, più di venti, provengono invece da Cliniche, Case di Cura e Comunità psichiatriche dove erano rimasti da molti anni per mancanza di risorse sociali e familiari; due degli ospiti provenivano direttamente dal reparto psichiatrico Diagnosi e Cura (SPDC) dell’Ospedale San Paolo. Ritengo che sia un grande valore aggiunto quello di aver contribuito a togliere tante persone dalla strada o da ricoveri impropri presso istituti psichiatrici avviando virtuosi percorsi di de-istituzionalizzazione.
Un progetto vincente
Il progetto in questi anni ha portato importanti risultati: miglioramento della qualità di vita, miglioramento delle condizioni di salute, drastica riduzione dei ricoveri impropri, aumento dell’aspettativa di vita e riduzione della mortalità. Grazie a questi risultati il progetto ha ottenuto importanti riconoscimenti nazionali, come quello conseguito lo scorso anno presso l’Università Bocconi di Milano, e la classificazione del Ministero della Salute come “Best Practice” da sviluppare in altre Regioni; un ruolo importante lo hanno gli Enti Locali che, attraverso i Servizi Sociali, possono dare sussidi ai cittadini per facilitare la loro partecipazione al progetto e per il sostegno all’abitare».
L’esperienza positiva e che ha riabilitato gli ospiti delle residenze, permettendogli di riappropriarsi delle loro vite, ha spinto la dottoressa Cristina Matranga, Direttore Generale della Asl Roma 4, a potenziare e sviluppare il progetto nel territorio. «Le 12 nuove convivenze protette – ha commentato la dottoressa Matranga – verranno realizzate soprattutto in quei Comuni della Roma 4 dove ancora non sono presenti. Sono molto orgogliosa di questo progetto, divenuto stabile e sostenibile nella nostra ASL, e gli importanti risultati ottenuti ne hanno dimostrato la bontà e l’efficacia. Proprio per questo ho deciso di sposare a pieno l’iniziativa e offrire questa opportunità a tutti gli utenti fragili del nostro territorio».