L’AIFA ha stabilito che il farmaco, un antitumorale, sia un medicinale erogabile a totale carico del Servizio Sanitario Nazionale. Al tema è dedicata una guida realizzata dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME), in collaborazione con Consulcesi Club: «Non considerare la varianza e la disforia di genere come disturbi è indispensabile in età infantile». Scienza& Vita si appella al governo
L’Agenzia Italiana per il Farmaco, AIFA, con una determina ha inserito la triptorelina (un antitumorale) nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale.
La triptorelina, però, non è un farmaco qualsiasi: è il farmaco che viene utilizzato in casi selezionati per bloccare la pubertà nei casi in cui ci sia una incongruità – confermata da una diagnosi medica – tra il sesso del ragazzo o della ragazza e la sua identità di genere. Viene definita disforia di genere. L’AIFA prevede che la diagnosi debba essere confermata da una equipe multidisciplinare e specialistica e che l’assistenza psicologica, psicoterapeutica e psichiatrica non sia stata risolutiva.
L’Agenzia del Farmaco si dice convinta che l’antitumorale si possa utilizzare senza problemi «considerati l’efficacia di triptorelina nel sospendere la pubertà e il profilo di sicurezza del trattamento, il beneficio evidenziato nei diversi aspetti della condizione clinica, e l’assenza di alternative terapeutiche più efficaci e/o sicure».
I presidenti della Società Italiana di Endocrinologia, Paolo Vitti, della Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità, Giovanni Corona, della Società Italiana di Endocrinologia e Diabetologia Pediatrica, Stefano Cianfarani e dell’Osservatorio Nazionale sull’Identità di Genere, Paolo Valerio, hanno riconosciuto, in una nota congiunta, il valore medico ed etico dell’estensione della prescrivibilità della Triptorelina da parte di Aifa negli adolescenti con Disforia di Genere. «Numerose evidenze scientifiche hanno infatti dimostrato che tale trattamento è in grado di ridurre in modo significativo i problemi comportamentali ed emotivi e il rischio suicidario, nonché di migliorare il funzionamento psicologico generale negli adolescenti trattati. Tale intervento medico deve essere riservato a casi attentamente selezionati, a seguito di una valutazione multidisciplinare in accordo con le linee guida internazionali. La determina pubblicata da Aifa rappresenta un passo fondamentale che consente ai professionisti dedicati all’argomento di aderire alle linee guida internazionali, nonché alla pratica clinica della maggior parte delle nazioni occidentali», conclude la nota delle società scientifiche.
Proprio per aggiornare i medici su questo delicato tema in chiave ECM è stata dedicata alla disforia di genere una guida realizzata dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME), in collaborazione con Consulcesi Club. Pediatri e medici di famiglia, scrivono gli esperti dell’Ame, «svolgono un ruolo fondamentale nell’instaurare un dialogo costruttivo, evitando che i genitori puniscano i bambini o tentino di instillare in loro sentimenti di vergogna al solo fine di modificarne i comportamenti. Non considerare la varianza e la disforia di genere come disturbi è indispensabile in età infantile, senza sottovalutare, però, espressioni di malessere che possono insorgere».
Il consiglio è di farsi seguire da personale qualificato. «Molti centri specializzati e professionisti qualificati in Italia offrono la loro competenza – spiegano gli endocrinologi – e un team multi-disciplinare per accogliere i bambini e le loro famiglie che manifestino un disagio intenso, attraverso un percorso che preveda un indispensabile sostegno ai genitori e un lavoro che accompagni nel tempo il bambino/bambina nell’esplorazione della propria identità e percezione di sé».
A supporto della scelta è intervenuto anche il Comitato nazionale di Bioetica secondo cui la triptorelina può essere usato ma seguendo alcune precauzioni. Secondo il documento del CnB è ammesso l’uso del farmaco a patto «che la diagnosi e la proposta di trattamento provengano da un’équipe multidisciplinare e specialistica; che il trattamento sia limitato a casi ove gli altri interventi psichiatrici e psicoterapeutici siano risultati inefficaci; che il trattamento preveda un consenso volontario e consapevole delle informazioni ricevute nelle specifiche condizioni fisiche e psichiche; che si preveda un’adeguata formazione del pediatra, della rete socio-sanitaria di base e delle istituzioni scolastiche coinvolte su questi temi».
Sul tema però l’opinione pubblica e la stampa si sono divisi. Alcuni giornali come La Verità (“Ci costringono a pagare il farmaco che fa cambiare sesso ai ragazzini”) ma anche Avvenire (“Via libera al farmaco gender”), oltre a Il Foglio e Vita hanno espresso aspre critiche alla scelta dell’AIFA. L’Associazione Scienza & Vita e il Centro Studi Livatino si sono rivolti a Governo e Parlamento chiedendo se «condividono che una materia talmente delicata, che coinvolge i minori e la salute, sia lasciata a scelte meramente amministrative, senza una trasparente e ragionata ponderazione dei diritti e dei beni coinvolti».