La dislessia colpisce fino al 7% dei bambini in età scolare ed è una condizione del neurosviluppo. Lo studio si basa su dati clinici e genetici di oltre 35mila adulti affetti
Chi soffre di dislessia presenta delle variazioni strutturali e di volume in certe aree del cervello, associate anche a varianti genetiche. Tali ‘variazioni’ potrebbero essere considerate come dei ‘segni’ della patologia da ‘leggere’ direttamente nel cervello. A dimostrarlo è uno studio senza precedenti per dimensioni, pubblicato sulla rivista Science Advances, che ha individuato una relazione tra 35 varianti genetiche già note per essere associate alla dislessia e determinate variazioni cerebrali. Condotto tra l’Università di Radboud e il Max Planck Institute for Psycholinguistics, lo studio si basa su dati clinici e genetici di oltre 35mila adulti con dislessia. Il disturbo, che colpisce fino al 7% dei bambini in età scolare, è una condizione del neurosviluppo. Precedenti studi di neuroimmagine hanno identificato differenze strutturali del cervello nell’emisfero sinistro che sono correlate a predisposizioni genetiche alla dislessia. Tuttavia, questi studi si sono basati su gruppi di partecipanti di sole poche centinaia di persone.
“La dislessia – scrivono gli autori nell’introduzione della ricerca – è una condizione comune e parzialmente ereditaria che influisce sulla capacità di lettura. In uno studio su 35.231 adulti, abbiamo esplorato i correlati strutturali del cervello della predisposizione genetica alla dislessia. Le varianti genetiche individuali che predispongono alla dislessia hanno mostrato modelli distinti di associazione con la struttura del cervello. L’analisi dei componenti indipendenti ha rivelato varie reti cerebrali, ciascuna con il proprio profilo genomico correlato alla suscettibilità alla dislessia. Erano implicati i circuiti coinvolti nella coordinazione motoria, nella visione e nel linguaggio”. Inoltre gli esperti hanno calcolato i punteggi poligenici della dislessia per ciascun partecipante (una sorta di misura della predisposizione genetica individuale alla malattia) e visto che anche i punteggi poligenici della dislessia si collegano alle variazioni di volume di certe aree neurali. Più è alto il punteggio poligenico di un individuo, maggiori sono le variazioni di volume presenti nel suo cervello.
“Lo studio segna il più grande sforzo finora compiuto per valutare i potenziali fattori neurobiologici che contribuiscono alla dislessia a livello di popolazione, scrivono gli autori -. La dimensione del nostro campione era di oltre due ordini di grandezza superiore a quella di qualsiasi studio di neuroimaging caso-controllo sulla dislessia pubblicato finora, il che probabilmente ha contribuito alla solidità dei nostri risultati”, aggiungono. Per gli scienziati “questi risultati rivelano caratteristiche genetiche e neurobiologiche che possono contribuire alla dislessia e alle sue associazioni con altri tratti a livello di popolazione”.
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