L’esperto racconta a Sanità Informazione che sono molto comuni la non aderenza terapeutica o la sua bassa continuità nei pazienti a rischio
Sono tanti i motivi per cui i pazienti a rischio alto e molto alto non riescono a raggiungere i loro target terapeutici. «Innanzitutto, c’è una specie di paura degli alti dosaggi – precisa il cardiologo Claudio Fresco dell’azienda sanitaria universitaria Friuli centrale – tanto è che dopo un anno praticamente più di metà dei pazienti ha dimezzato la dose farmacologica senza nessun motivo».
Esistono poi pazienti che non tollerano le statine per problemi muscolari – le note mialgie – e che sono costretti ad abbandonarle. «Il terzo motivo per cui non sono a target – aggiunge l’esperto – è che i target cambiano continuamente: 71 è un valore che viene considerato non a target sebbene sia molto vicino».
La percentuale dei pazienti che non sono a target, dai dati del Friuli-Venezia Giulia, è molto alta «circa il 60% di quelli che hanno avuto un evento cardiovascolare e che sono in trattamento» spiega lo specialista.
Per ovviare a questo problema c’è tanto da lavoro da fare: «Dovremo avere più armi disponibili – conclude il cardiologo – per riuscire a portare i pazienti a target e salvaguardare, allo stesso tempo, la sanità e il SSN».
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