Il Presidente dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani parla ai nostri microfoni delle disomogeneità nella distribuzione dei farmaci innovativi per psoriasi e altre patologie dermatologiche sul territorio italiano: «Differenze causate da norme amministrative»
Con l’avvento dei farmaci biologici e biosimilari il mondo della dermatologia è progredito notevolmente. Purtroppo esistono ancora problemi legati ai costi e all’effettiva disponibilità di questo tipo di farmaci. «Ci sono differenze intollerabili da regione a regione – spiega ai nostri microfoni Francesco Cusano, Presidente dell’Associazione Dermatologi Ospedalieri Italiani –, ma la cosa peggiore è che non sono disomogeneità causate da una reale percezione dell’utilità del prodotto, ma da norme di tipo amministrativo. Ormai esistono due sistemi di prescrizione che non vanno a combaciare».
Presidente, negli ultimi anni la dermatologia ha avuto una grande svolta: quella dei farmaci biologici e biosimilari che, rispetto al passato, garantiscono al paziente tipologie di trattamenti completamente diverse. Esiste però ancora il problema del costo. Qual è la vostra posizione e come si può affrontare questa problematica?
«Si tratta del problema principale rispetto all’introduzione di questa categoria di farmaci. Dobbiamo capire un attimo quella che potrà essere l’evoluzione dell’accesso a questi farmaci, che attualmente è già molto diversificata da regione a regione, nel senso che attualmente non ancora c’è un gradiente di tipo economico ma c’è un gradiente di tipo amministrativo. Per questo ci sono grosse disparità tra le varie zone e questo crea di fatto delle differenti possibilità di accesso ai farmaci nelle varie aree, talvolta addirittura all’interno della stessa regione. Si è creata dunque una disomogeneità di tipo amministrativo che penalizza un po’ tutto il sistema, rallenta molto gli operatori, aumenta i costi indiretti e, alla fine, danneggia gli utenti».
Si è parlato molto della proposta di differenziare ulteriormente il regionalismo sanitario. Ovviamente ci sono molte ombre a fronte di qualche possibile luce.
«In Emilia abbiamo più difficoltà di accesso ad alcuni farmaci rispetto ad altri. Si tracciano due sistemi di prescrizione che non vanno a combaciare. Ma in tutto questo la cosa più preoccupante, più antipatica, è che le differenze non sono dettate da una reale percezione dell’utilità, quindi della potenzialità terapeutica del farmaco, bensì da norme di tipo amministrativo che di fatto non dovrebbero entrare assolutamente in valutazioni di questo genere. Non a caso il discorso etico nei confronti dei pazienti manca e in questo momento deve venire fuori».