di Prof. Francesco Peverini – Presidente della Fondazione per la Ricerca e la Cura dei Disturbi del Sonno Onlus
Dormire è fondamentale per avere un buon equilibrio durante la giornata. Tuttavia, anche se in media trascorriamo un terzo della vita dormendo (o dovremmo), ottenere una sensazione costante di buon sonno appare sempre più un traguardo molto difficile da raggiungere.
I dati relativi alla compromissione di un sonno regolare sono caratterizzati da un trend in crescita. Circa il 20% degli italiani soffre di un disturbo del sonno (nella quantità di ore dormite o nella qualità del sonno stesso), ma non è ancora accettata l’idea di rivolgersi a un medico per discuterne.
La carenza di sonno può determinare un abbassamento delle nostre qualità di interazione con la realtà e una eccessiva e pericolosa sonnolenza diurna. In molti al risveglio, pur avendo dormito un numero considerevole di ore, sono invece ancora stanchi e il loro riposo notturno non ha dato i risultati sperati.
Patologie come l’insonnia e le apnee notturne sono infatti in grado di determinare scompensi che possono rivelarsi anche molto pericolosi. Un esempio classico, in questo senso, sono i colpi di sonno alla guida, dovuti ad eccessiva sonnolenza; non sempre addormentamenti nel classico e comprensibile senso comune, ma veri momenti di distacco dalla realtà per alcuni secondi, ad occhi aperti, fenomeni estremamente temibili, definiti “microsleep”.
Ma le patologie del sonno sono oggi accentuate dall’utilizzo di tecnologie di nuova generazione, come smartphone e tablet. Recenti studi dimostrano che un uso eccessivo di questi mezzi, in particolare nelle ore che precedono il sonno, determina un peggioramento della qualità dello stesso, con conseguenze negative che ricadono sulla giornata successiva.
La tecnologia non è e non deve diventare un tabù, ma l’affaticamento visivo causato da un utilizzo non consapevole e controllato di schermi retroilluminati la sera, fino a tardi, incrementa l’attività elettrica di aree del cervello connesse con l’ipotalamo e i centri del sonno, l’esatto opposto di quello che dovrebbe accadere prima di andare a dormire. Si viene così a modificare il rilascio di molecole e ormoni che possono alterare il ritmo sonno-veglia (principalmente la melatonina).
In sostanza, viene a riprodursi lo stesso meccanismo che determina il jet lag nei viaggiatori.
È sufficiente questo per affermare che l’abitudine a navigare, chattare, attendere con ansia un “mi piace” sui social network, leggere news dal tablet o dallo smartphone prima di spegnere la luce del comodino comprometta il sonno?
Probabilmente si, anche se le variabili da esaminare sono in effetti moltissime: in primo luogo il tipo di schermo, la regolazione della sua luminosità e la tecnologia con cui vengono visualizzati i contenuti sono solo alcune delle caratteristiche da considerare. Ma dobbiamo anche considerare il genere di attività che si svolge, se, per esempio, è di competizione o di amicizia: se vi è competizione o eccessiva attesa, i livelli di attivazione della corteccia cerebrale sono estremamente variabili, ma sempre molto superiori a quelli necessari per dormire.
Internet addiction e nomofobia, rispettivamente la dipendenza da internet e la paura di restare sconnessi, sono due problemi che riguardano però non solo l’andamento del sonno di una persona, ma anche le sue relazioni e, in generale, la qualità della sua vita, psichica e sociale. Di recente nei cinema italiani è uscito un film, “Sconnessi”, che tratta proprio questo problema in maniera semplice e comprensibile a tutti.
La dipendenza da internet e le patologie del sonno sono dunque due tipi di problemi che si sovrappongono e che si aggravano vicendevolmente. Per questo motivo è consigliabile interrompere almeno un’ora prima di andare a dormire qualsiasi attività che preveda l’utilizzo degli schermi di Pc, televisione, tablet o smartphone.