Salute 12 Aprile 2024 12:25

Disturbi del sonno nei bambini. Nella nuova ‘Health Conversation’ come supportare i genitori in farmacia

Intervista a Francesco Carlo Gamaleri, farmacista ma ancora prima pediatra, che spiega come venire incontro alle richieste di aiuto delle mamme e dei papà che si rivolgono al loro farmacista in prima istanza per trovare possibili soluzioni al problema

Disturbi del sonno nei bambini. Nella nuova ‘Health Conversation’ come supportare i genitori in farmacia

Il sonno riveste un ruolo estremamente importante nel ritmo biologico quotidiano, ancor più nei primi anni di vita. La letteratura scientifica conferma che è in grado di influenzare la salute, lo sviluppo e il benessere generale dei bambini, nonché naturalmente quello dell’intera famiglia. Eppure i disturbi del sonno sono molto comuni e altrettanto spesso i genitori si rivolgono al proprio farmacista di fiducia, in prima istanza, per cercare di ottenere informazioni e soluzioni a questo problema. Nella nuova puntata di Health Conversation su Fofi Live, la giornalista Barbara Di Chiara ha intervistato il dr. Francesco Carlo Gamaleri, farmacista di comunità, ma anche medico pediatra nella sua prima parte di vita professionale.

“La certezza che abbiamo dell’estrema importanza del sonno – afferma Gamaleri – è data dal fatto che nella linea evolutiva, il sonno non è mai stato perduto: tutti gli animali, la specie umana non fa eccezione, dormono di più all’inizio della vita ed in seguito, quando maturano, dormono di meno. In particolare, nel “cucciolo” d’uomo, soprattutto nella prima decade di vita ed in parte nella seconda, esso non svolge esclusivamente un’azione di ristoro dell’organismo, di recupero delle forze fisiche e psichiche, dell’energia metabolica spesa anche per l’intensa moltiplicazione cellulare di crescita, ma risulta necessario per l’immagazzinamento delle esperienze sensoriali, relazionali, affettive e per il riordino della memoria delle proprie esperienze, insomma, di tutto il proprio vissuto. E’ facilmente comprensibile la necessità del riposo e del sonno per il recupero delle energie, per ricaricarsi. Dobbiamo considerare sempre però, che esso è anche fondamentale, per la corretta maturazione anatomico-funzionale del cervello e del sistema nervoso centrale in generale, in particolare nei primi anni di vita, ma non solo. Tale maturazione e tale equilibrio-di-maturazione cerebrale, è biologicamente programmato per svilupparsi in gran parte nelle ore di sonno, che come noto, occupano uno spazio temporale ampio nella giornata di un bambino/a. Infatti, nelle numerose finestre temporali di sonno dei piccoli, massimamente nei neonati e nei lattanti, l’alternanza fisio-biologica delle diverse fasi di sonno (alcune caratterizzate da attività elettrica cerebrale assimilabile anche elettroencefalograficamente allo stato di veglia attiva), favorisce massimamente lo sviluppo ed il riordino delle connessioni sinaptiche neuronali, il dialogo tra le cellule nervose, l’armonizzazione fisiologica tra le diverse aree del cervello, il drenaggio da parte degli astrociti (cellule con attività di veri e propri “spazzini”, scavengers per gli autori anglosassoni) delle sostanze tossiche e speci reattive dell’ossigeno, derivanti tutte dall’attività metabolica del cervello, il quale non possiede un sistema linfatico di drenaggio (come gli altri organi del corpo), se non a livello delle meningi. Alla luce di ciò, il sonno dovrebbe sempre essere preservato; ben protetto; osservato (mai dimenticare di osservare i bambini, sia in stato di veglia che durante il sonno); accompagnato. Massima quindi l’attenzione da parte di tutti coloro che si prendono cura dei più piccoli, per primi mamma e papà, i nonni, gli insegnanti-educatori ed in generale tutti i professionisti sanitari e caregivers che svolgono la loro opera anche in ambito infantile”

Quali sono dunque le differenze nei disturbi del sonno nelle diverse fasce di età?

“Nella grande parte dei disturbi sia di tipo funzionale che organico che interessano la popolazione pediatrica – evidenzia l’esperto – assistiamo ad una suddivisione per fasce di età: anche i disturbi del sonno non fanno eccezione. Breve parentesi per chiarezza riguardante i termini utilizzati quando ci riferiamo ai bambini: per neonato intendiamo il piccolo sino al mese di vita; lattante dal mese sino al periodo dello svezzamento, fondamentalmente fino ai 6 mesi vita; dopo i 6 mesi ci riferiamo al bambino/a. Intanto, dobbiamo essere consapevoli che oggi i bambini purtroppo dormono meno rispetto a qualche anno fa, soprattutto rispetto al loro fabbisogno. L’introduzione pervasiva dei device elettronici, la minor influenza genitoriale sulle abitudini del sonno, il cambiamento dei ritmi di vita delle famiglie, hanno determinato un orario di addormentamento più tardivo ed una maggiore incidenza dei disturbi del sonno, che si ritengono essere presenti su 1 bambino su 3, al di sotto i 3 anni di vita. La loro classificazione prevede: insonnia; disturbi respiratori del sonno; ipersonnie; disturbi del ritmo circadiano; parasonnie; disturbi del movimento legati al sonno; sintomi isolati non ben definiti. Il disturbo più frequente è indubbiamente l’insonnia, caratterizzata nel bambino con età di oltre 6 mesi, da persistente difficoltà ad iniziare o mantenere il sonno (risvegli notturni con necessità di almeno 30’ per riaddormentarsi, risvegli precoci con 45’ di latenza), per almeno 3 notti/sett. per almeno 3 mesi. La sua diagnosi è clinica e fondamentalmente consegue ad un’intervista scientificamente validata (a genitore/i e piccolo paziente); prevede anche la valutazione della presenza di almeno un sintomo diurno, come per esempio la preoccupazione di non dormire adeguatamente, eccessiva sonnolenza diurna, addormentamento in classe. In aumento crescente sono i disturbi respiratori del sonno, le apnee nel sonno, più frequenti nei soggetti obesi. Sono abbastanza difficili da diagnosticare; un primo screening può essere effettuato con il posizionamento di un actigrafo, (device a forma di orologio al polso o arto inferiore; quelli di nuova generazione misurano anche frequenza cardiaca ed ossigenzione). Costituisce la modalità più semplice e meno costosa per la valutazione del ritmo sonno-veglia e quindi del rapporto riposo/attività-movimento. Il loro utilizzo non permette di porre alcuna diagnosi, ma può certamente confermare l’utilità di eventuale visita specialistica di approfondimento con valutazione polisonnografica successiva. Quelli citati, sono i principali tra i disturbi complessi nella popolazione infantile”.

Cosa può provocare la deprivazione del sonno in un bambino?

Gamaleri spiega che “inadeguate ed insufficienti finestre temporali di sonno e riposo per periodi prolungati alterano l’armonia fisio-biologica del ritmo sonno-veglia. Le conseguenze si rendono evidenti in tempi relativamente brevi, se la deprivazione non è saltuaria o un’eccezione; tra queste, in funzione delle diverse fasce di età, possiamo osservare: alterazione del comportamento con nervosismo, svogliatezza alimentare, diminuzione della socializzazione, difficoltà di performance fisiche e scolastiche con difficoltà di apprendimento, cui seguono diminuzione dell’attenzione e di memoria. Possono manifestarsi anche diminuzione del controllo degli impulsi comportamentali e disregolazione emotiva. Con la crescita, si possono presentare aumento del rischio di traumi accidentali, obesità, disturbi metabolici, crisi d’ansia ed abuso di sostanze. In casi estremi, anche intenzione suicidaria”.

Ebbene, quali domande dovrebbe fare un farmacista a un genitore che riporta problemi del sonno nel proprio bambino? “Essendo il ritmo-sonno veglia un habitus comportamentale che accompagna la giornata, la delicatezza e l’empatica che contraddistingue l’interazione farmacista-mamma o familiare del piccolo, sono certamente gli strumenti comunicativi più efficaci per impostare una serie di domande che devono riguardarlo. Oggetto delle domande, possono essere: i tempi, ritmi e modi delle dinamiche familiari e domestiche, quali le figure (adulte e non) che interagiscono con il bambino, l’attività fisica-sportiva, la scolarità, l’approccio quantitativo e qualitativo al cibo ed il tempo dedicato ai device elettronici. Riflettere con pacatezza sui ritmi di vita e dinamiche familiari, può risultare utile per comprendere meglio eventuali criticità subdole o manifeste e per provare a porvi rimedio. Certamente questa analisi condivisa, è il primo step da proporre.

Quali sono le azioni da mettere in campo, sempre con le dovute differenze in termini di diversa fascia di età e anche di gravità del problema? “Senza dubbio – sottolinea Gamaleri – la prima linea di intervento è rappresentata dall’igiene del sonno, ovvero favorire tutte le condizioni per permettere ai bambini di dormire adeguatamente. Durante la notte, il nemico numero uno è la luce che proviene da TV, tablet, smartphone. Anche i bambini più piccoli stanno subendo una sovraesposizione a tale luce notturna che inevitabilmente produce conseguenze nella giornata successiva, a causa dell’inibizione della produzione di melatonina (ormone del sonno). Infatti, l’alterazione del timing di secrezione di melatonina modifica il ritmo circadiano. Ci sono poi una serie di indicazioni contenute nel Decalogo dell’igiene del sonno (previsto per l’adulto), approvato dalla Società di Medicina del sonno, con alcuni approcci comportamentali utili anche per i più giovani, che in molti casi permettono di riequilibrare il ritmo sonno-veglia e migliorare e talvolta risolvere l’insonnia. Sinteticamente, i suggerimenti da fornire ai genitori per aiutare il sonno del bambino, dovrebbero essere orientati ad instaurare un “rituale” per l’addormentamento, necessariamente da condividere ed applicare da parte di tutti gli adulti che interagiscono con il piccolo. Tra i momenti consecutivi che accompagnano i bambini al riposo notturno e che dovrebbero possibilmente a iniziare sempre alla stessa ora, si possono suggerire: ricordare per tempo al bambino che è si sta avvicinando il momento del riposo; non mandare il bambino/a a letto affamato ed evitare nel contempo pasto serale abbondante; ridurre gli stimoli eccitatori, la motricità fisica esuberante (sia in autonomia che con l’adulto), almeno 1-2 ore prima del riposo; abbassare gli stimoli luminosi (luci, spegnimento anticipato di TV e device elettronici); ridurre gli stimoli sonori (rumore di fondo domestico, musica, tono di voce); effettuare insieme e con regolarità, gesti (scelta del pigiama, canzoncina da ascoltare) o saluti (ai nonni, al pupazzo preferito, al pet domestico) che accompagnano il piccolo al riposo notturno; identificare la camera da letto come luogo esclusivo (o prevalente) per il sonno notturno; porre il bambino in culla o nel lettino tranquillo ed ancora sveglio; mantenere temperatura ed umidità adeguate anche nella camera da letto; offrire solo se richiesto e gradito dal bambino, un oggetto/giocattolo per accompagnare l’addormentamento (no pupazzi di peluche per rischio soffocamento o giochi senza certificazione di sicurezza); incoraggiare il bambino all’addormentamento autonomo; durante le poppate notturne, interagire con il bambino/a con delicatezza e con la minore stimolazione ambientale possibile per favorire il nuovo addormentamento; lodarlo in modo adeguato e proporzionato per capacità ed impegno per l’addormentamento della sera/notte precedentemente. Tendenzialmente, nei primi 4 mesi di vita, il pianto notturno è frequentemente indicativo di fame, malessere connesso con difficoltà ad evacuare o di eccessivo nervosismo e tensione accumulata durante la giornata. E’ certamente utile sedersi vicino al lettino, accarezzare il piccolo e cullarlo. Sussurrando parole in tono delicato, anche il genitore può rassicurare se stesso di essere in grado di superare la propria irritabilità a causa dei (talvolta snervanti) risvegli notturni. A questo proposito, è necessario ricordare che i bambini hanno bisogno di imparare anche prendendo esempio dalla nostra calma e capacità di auto-controllo non solo durante le ore notturne”.

Spesso nei discorsi, anche sulle chat e sui forum di mamme si parla di melatonina. In ambito pediatrico come e quando va usata? Chiariamo quali sono le raccomandazioni e quali sono le evidenze scientifiche disponibili al riguardo? “Integratori e fitoterapici – afferma Gamaleri – possono essere utilizzati sia in accompagnamento agli interventi comportamentali, sia in caso di incompleta efficacia di questi ultimi. In questo ambito, il principale presidio è rappresentato dalla melatonina, neuro-ormone secreto dalla ghiandola pineale; esso possiede un’emivita di 45-60 minuti. La sua produzione aumenta fisiologicamente nel corso degli anni con apice ai 20; dopo i 45 anni cala progressivamente la produzione. Il picco notturno di produzione di melatonina è compreso tra le ore 2 e 4 di notte. La luce, in particolare di lunghezza d’onda intorno a 482 nm (luce blu), interagendo con la retina dell’occhio, invia messaggi alla ghiandola pineale che ne sopprime produzione ed inibisce il rilascio. La melatonina, sino alla dose di 1 mg è classificata come integratore alimentare; oltre i 2 mg è classificata come medicinale che richiede prescrizione medica. La sua indicazione è rivolta a favorire l’addormentamento (più che ipno-induttore è un crono-biotico), attraverso la somministrazione circa 30 minuti prima del sonno (dose 0,5-3mg nei bambini più piccoli e 3-5mg in adolescenza), evitando sempre l’esposizione a luce e schermi video. Per la precisione, la melatonina dovrebbe essere in realtà assunta nell’orario che simula il tramonto, ovvero al calare della luce naturale. L’assunzione dovrebbe essere anticipata o posticipata in funzione della luminosità di fine giornata, e quindi della stagionalità. La melatonina non ha effetti collaterali significativi; sono stati segnalati casi di sonnolenza, mal di testa, nausea, tremori, vertigini, dolori addominali, talvolta causati da impurità presenti in alcuni preparati. Da segnalare che non induce tolleranza, né dipendenza e non altera la produzione di melatonina endogena. Può essere somministrata dai 6 mesi di vita. Vorrei concludere, sottolineando che studi scientifici ed osservazioni su popolazione pediatrica compresa tra 0-2 anni, hanno evidenziato anche disturbi del sonno associati a deficit di ferro, la cui integrazione può risolvere quindi alcune forme di agitazione notturna scambiate per insonnia. Quindi messaggio finale: alimentazione equilibrata e bilanciata assolutamente preziosa e necessaria non solo per la crescita, … ma anche per l’armonia del ritmo sonno-veglia”.

Riferimenti bibliografici

De Giacomo C, Gamaleri FC. GUIDA ALLA PEDIATRIA PER IL FARMACISTA, Ed. Tecniche Nuove, 2018

Bruni O, Angrinam M. Insomnia in children. Medico e Bambino 2015; 34: 224-233

Hirshokowitz M, WhitonK, Albert S, et al. National Sleep Foundation’s updated sleep duration reccomendations: final report. Sleep Health 2015; 1:233-243

Innocenti A, Lentini G, Rapacchietta S, et al. The role of supplements and over-the counter products to improve sleep in children: a systematic review. Int J Mol Sci 2023,; 24:7821

Malorgio E. I disturbi del sonno in età pediatrica. Guida pratica. Editeam 2020, ISBN: 9788861352350

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