Come sono cambiate le esigenze psicologiche della popolazione mondiale negli ultimi anni, e come affrontarle? Se ne parlerà nel terzo convegno mondiale Brief Strategic and Systemic Therapy World Network, che si terrà ad Arezzo i giorni 2-3-4-5 giugno
Come affrontare le nuove esigenze psicologiche della popolazione mondiale? In un periodo storico particolarmente difficile, dopo due anni di pandemia globale e un conflitto bellico in pieno svolgimento alle soglie dell’Europa, è fondamentale parlarne a livello globale per fare il punto della situazione con la partecipazione dei maggiori esperti in tutto il mondo. L’occasione è data dal terzo convegno mondiale Brief Strategic and Systemic Therapy World Network, che si terrà ad Arezzo i giorni 2-3-4-5 giugno prossimi.
Il Brief Strategic and Systemic Therapy World Network è un progetto nato 20 anni fa a livello europeo e poi diffusosi in tutto il mondo, che riunisce, sotto il cappello della psicoterapia breve strategica (formulata negli anni ’60 a Palo Alto da Paul Watzlawick e altri grandi autori), professionisti della salute mentale, quindi psicologi, psicoterapeuti e tutti coloro che si occupano di risolvere quelli che vengono definiti disturbi psichici e comportamentali.
Il tutto si è evoluto, negli ultimi 40 anni, anche e soprattutto in virtù della collaborazione tra il professor Watzlawick e il professor Giorgio Nardone, psicologo e psicoterapeuta del Centro di Terapia Strategica. Insieme hanno sviluppato il progetto, tracciando una sorta di distinzione tra la psicoterapia canonica e un approccio più diretto e veloce, da realizzare attraverso interventi terapeutici mirati che possano dare risoluzione a patologie, anche gravi, in tempi brevi. Il tutto, attraverso metodiche replicabili, trasmissibili e che garantiscono efficacia su obiettivi specifici. Abbiamo parlato del convegno (che andrà in scena nell’Auditorium Centro Affari e Convegni), proprio con il professor Giorgio Nardone.
«Questa terza edizione del convegno mondiale ha una natura differente dalle altre perché per la prima volta realizziamo un qualcosa di realmente planetario anche da un punto di vista tecnologico. Non si tratterà di un convegno solo in presenza o con interventi video registrati da parte di chi non ha potuto prenderne parte. Questa volta il convegno, che si svolgerà ad Arezzo, nella sede di terapia strategica che io e Paul Watzlawick fondammo nel 1987, vedrà la partecipazione, oltre che dei colleghi fisicamente presenti, anche di professionisti ed esperti in collegamento da tutte le sedi che il centro di terapia strategica ha attivato nel mondo in questi anni. Altro aspetto fondamentale, il convegno sarà organizzato in maniera diversa dalla classica tipologia dei congressi.
Sarà diviso infatti in una serie di seminari specialistici su tematiche ben focalizzate. Parliamo, in particolare, di tematiche che riguardano le psicopatologie e i loro trattamenti più efficaci. Ci saranno sessioni di discussione, ad un livello più teorico, sugli sviluppi delle pratiche cliniche, ma si parlerà anche della ricerca di base, delle possibili evoluzioni delle tecniche, e così via. Direi dunque che si tratta di un’occasione estremamente importante per chiunque si occupi di questo settore, diventato ancor più importante dopo le vicende che tutti ben conosciamo: la pandemia da Covid-19 aveva già fatto emergere, come chiarito dall’Oms, una sempre più importante esigenza di aiuto psicologico. Ma ora, con il conflitto bellico in corso, questa esigenza si fa ancora più pressante».
«Abbiamo raccolto, in un gruppo di seminari specialistici, le classi di psicopatologie più importanti e, al loro interno, le varianti più frequenti. È importante chiarire che, per quanto l’essere umano abbia le sue differenze culturali e di stili di vita, le psicopatologie sono democratiche. Si distribuiscono in pari livello in tutto il globo. E la cosa interessante da notare è che chi soffre di attacchi di panico, ne soffre allo stesso modo che si tratti di una persona che vive negli Stati Uniti, in Sudafrica, in Russia o in Cina. La tipologia di sofferenza è la stessa. Poi, come direbbe Tolstoj, ognuno soffre a modo suo. Questo cosa significa? Che una psicoterapia che funzioni e che garantisca risultati su persone che hanno esperienze di vita e culture differenti, richiedono un adattamento costante di comunicazione, di relazione e talvolta anche di stratagemmi terapeutici che possano calzare al vissuto reale di quel tipo di persona. Ciò detto, noi abbiamo organizzato la presentazione dei seminari partendo proprio dai disturbi più frequenti, quelli fobici e ossessivi, e dunque tutto ciò che conduce all’esplosione dell’attacco di panico.
Andremo da fobie singole, che possono essere quella della guerra o della paura di contrarre il Covid, a fobie molto più complesse ed elaborate, come i disturbi ossessivi e ossessivo-compulsivi. Da queste macroaree si passa ad un’altra che potrebbe sembrare meno importante, vista la situazione che stiamo vivendo, ma che invece non lo è e fa parte della natura umana. Parliamo delle problematiche di tipo sessuale che riconducono a disturbi che colpiscono la sfera della ricerca del piacere erotico. Parleremo poi di un’area che, per certi versi, ha avuto un’esplosione ancor più sorprendente durante la pandemia, ovvero quella dei disordini alimentari. Come l’anoressia, che differenzieremo tra giovanile e adulta, perché il tipo di trattamento verso, per fare un esempio, una ragazzina di 14 anni non può che essere diverso nei confronti di una donna anoressica di 40. E così anche per quanto riguarda le altre forme di disturbo alimentare, come il mangiare senza freni o la pratica di vomitare subito dopo aver mangiato.
Si passa poi a disturbi che riguardano un’area più complessa, ovvero quando un disturbo da singolo diventa una sorta di sindrome con molti altri disturbi al suo interno. Parliamo di disturbi di personalità borderline, presunte psicosi e patologie che vengono definite come “psichiche maggiori”. Oltre a queste macroaree di intervento terapeutico, abbiamo poi sessioni di ricerca e sessioni di epistemologia e discussione sul metodo. Durante queste giornate ci saranno anche delle dimostrazioni, ovvero momenti in cui un partecipante si offrirà per far vedere dal vivo una vera e propria seduta psicoterapica breve strategica sul tipo di problema presentato. Infine, l’ultima giornata sarà dedicata ad un ambito non clinico, ovvero la scienza della performance. L’approccio strategico ha avuto sin dai suoi esordi un grande successo parallelo sia in ambito clinico che in quello del miglioramento delle prestazioni degli individui».
«La prima cosa da dire è che, trattandosi di un intervento strategico mirato, con efficacia raggiunta in poco tempo, spesso dopo una singola seduta se il dialogo terapeutico è stato ben calibrato e mirato o comunque, nella maggioranza dei casi, entro 3 o 5 incontri, si conduce la persona a sbloccare la sua invalidante sintomatologia rapidamente. Questo è un tratto distintivo del nostro approccio, del nostro modello, che fa sì che sia particolarmente importante e da utilizzare in situazioni emergenziali. In situazioni, appunto, come nel corso di una pandemia in cui abbiamo avuto un moltiplicarsi delle forme di psicopatologia.
La capacità di intervenire in tempi brevi e in maniera realmente e concretamente efficace dà la rilevanza a questo tipo di approccio. Ciò non vuol dire che le psicoterapie a lungo termine non abbiano la loro dignità e la loro efficacia. Tutto dipende però da qual è l’obiettivo che si vuole raggiungere. E dunque, per una persona che soffre di patologie invalidanti, come possono essere gli attacchi di panico o l’anoressia giovanile, che addirittura è la seconda causa di morte nell’adolescenza, dopo gli incidenti stradali, credo che considerare l’efficienza oltre all’efficacia di un intervento sia estremamente importante».
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