Ansia, preoccupazione e irritazione. I mesi di lockdown hanno impattato sulla vita di bambini e adolescenti. Come tornare a una pseudonormalità? «Parlarne, concretizzare gli elementi che determinano i disturbi e ricreare una routine definendo priorità e precisi spazi per ciascuna attività, anche fisica». Così lo psichiatra Fabrizio Starace
Fabrizio Starace, direttore del Dipartimento di salute mentale della Ausl di Modena, membro del Consiglio Superiore Sanità e presidente della Società italiana di epidemiologia psichiatrica (Siep) è stato chiamato a far parte della task force di Vittorio Colao, voluta fortemente dal premier Conte, per delineare le strategie d’azione per una ripartenza socioeconomica dell’Italia.
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Psichiatra, è l’unico esperto “sanitario” del gruppo; a Sanità Informazione, il professor Starace traccia le conseguenze psicologiche della pandemia sulle giovani generazioni e suggerisce ai genitori le soluzioni per supportarli e aiutarli a superare, insieme «il più grande evento traumatico naturale che l’umanità abbia mai dovuto attraversare da quando l’uomo ha iniziato a calpestare il pianeta». E uscirne cresciuti e più consapevoli.
Professor Starace, tracciamo un bilancio della fase 2?
«Il lavoro della task force è stato svolto da 22 persone, grandi esperti dell’ambito in cui operano. Ci siamo occupati delle attività per l’individuo e per le famiglie con una particolare attenzione agli aspetti sociali. Partendo dal presupposto che tutte queste iniziative devono essere implementate in un contesto di buon funzionamento della pubblica amministrazione e dei servizi pubblici, abbiamo puntato su azioni e proposte di rafforzamento con grande considerazione della sanità e delle politiche sociali territoriali. E abbiamo dato un’indicazione su come convertire, anche a parità di spesa, alcune attività che oggi vengono svolte in termini residenziali ma valorizzando l’autonomia e la capacità di ripresa dei singoli attraverso progetti personalizzati. Ecco, io credo che se già queste due proposte venissero implementate, il nostro Paese farebbe un salto avanti che attende da tempo».
I bambini e gli adolescenti sono risultati tra i più colpiti dalla pandemia a livello psicologico. Vuole fornire qualche raccomandazione e indicazione ai genitori su come aiutarli ad affrontare questa fase e successivamente la ripresa della scuola?
«Per iniziare, occorre che i genitori non sottovalutino questo cambiamento profondo delle attività e della routine che i ragazzi hanno attraversato. Occorre parlarne, calibrando la comunicazione sulle necessità che il ragazzo esprime, ma mai lasciar cadere il discorso se non per riprenderlo in una fase successiva sempre tentando di concretizzare gli elementi che determinano ansia, preoccupazione o addirittura irritazione. Un’altra indicazione che voglio dare è quella di definire una nuova routine: i nostri ragazzi sono abituati ad una routine quotidiana molto scadenzata che inizia con le ore scolastiche e continua con le attività sociali, ricreative e di studio. Bisogna ricreare una routine definendo delle priorità e dei precisi spazi per ciascuna attività anche fisica. L’inattività prolungata in casa può avere inciso su questi aspetti che è opportuno vengano recuperati. Naturalmente, nel pieno del rispetto delle indicazioni preventive».
Un’ultima cosa professore: si può superare il disturbo post-traumatico provocato dalla pandemia?
«La pandemia ha sviluppato nei giovani come negli adulti, un vero e proprio disturbo traumatico perché si è trattato di un grande evento traumatico naturale, forse il più grande che l’umanità abbia mai dovuto attraversare da quando l’uomo ha iniziato a calpestare il pianeta. Lo si può superare, lo stiamo superando e anzi l’esperienza di questo superamento credo debba rafforzare la nostra consapevolezza che per quanto difficili siano gli ostacoli questi possono essere sempre affrontati».
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