Solo negli Stati Uniti, nel 2023 circa 10 milioni di adulti in più hanno sofferto di dolore cronico rispetto al 2019. I suoi effetti sono aumentati in entrambi i generi e in tutte le fasce d’età
Dalla pandemia in poi è aumentato il numero di persone affette da dolore cronico: ne soffre un adulto su quattro (dati 2023). Ma non è tutta colpa del long Covid che, secondo alcuni ricercatori americani, spiegherebbe solo una parte di questo incremento. Ad analizzare l’incidenza del dolore cronico, infatti, è stato uno studio di Anna Zajacova dell’Università Western in Ontario, Canada, e Hanna Grol-Prokopczyk dell’Università di Buffalo, New York, che hanno analizzato i dati dalla National Health Interview Survey degli Stati Uniti, relativi al 2019, 2021 e 2023.
Durante ognuno degli anni esaminati, un gruppo di circa 88mila persone, di età pari o superiore ai 18 anni ha riferito la propria esperienza di dolore cronico, definito come dolore presente per la maggior parte dei giorni o tutti i giorni negli ultimi tre mesi. Confermando ricerche precedenti, nel 2019 e 2021 il 21% degli adulti soffriva di una qualche forma di dolore cronico, ovvero circa una persona su cinque, percentuale che è salita al 24% nel 2023, quindi quasi una persona su quattro. Ciò significa che, solo negli Stati Uniti, nel 2023 circa 10 milioni di adulti in più hanno sofferto di dolore cronico rispetto al 2019. L’aumento ha riguardato vari tipi di dolore in tutto il corpo, come mal di testa e dolori alla schiena, spalle, collo e addome. Solo il dolore ai denti e alla mandibola non è aumentato.
Il 7,5% delle persone ha riportato dolore cronico che interferiva con le attività quotidiane nel 2019, quota salita all’8,5% nel 2023, coinvolgendo altri 2,6 milioni di adulti. Questi effetti sono aumentati in entrambi i generi e in tutte le fasce d’età. Secondo i ricercatori, circa il 15% dell’aumento del dolore cronico è dovuto al long Covid, che può includere il dolore tra i suoi sintomi. Tuttavia, Zajacova osserva che l’aumento del dolore dovuto al long Covid non è sufficiente a spiegare del tutto l’aumento dei casi di dolore cronico. Altri cambiamenti indotti dalla pandemia potrebbero spiegare il resto dell’aumento: ad esempio il fatto che l’isolamento sociale e il ridotto accesso alla gestione del dolore aumentano le probabilità che il dolore acuto diventi cronico. Inoltre, durante i lockdown molte persone sono state più sedentarie, aumentando il rischio di dolori articolari e muscolari.
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