Palazzo Madama approva in prima lettura il disegno di legge che regolamenta e rendere più facile la donazione dei cadaveri a fini di studio, di ricerca scientifica e di formazione. Il Primo firmatario Pierpaolo Sileri: «La diffusione di questa pratica potrebbe ridurre di circa un quarto i costi di istruzione del personale sanitario»
Il Senato ha approvato all’unanimità il Disegno di legge, a prima firma del Presidente della Commissione Sanità Pierpaolo Sileri (Movimento Cinque Stelle), che ha come obiettivo quello di superare i molti limiti e paletti della normativa italiana alla donazione del corpo post mortem che rendono di fatto impraticabile questa opportunità dato il numero di donazioni molto limitato, che blocca la realizzazione della rete logistica e la programmazione di studi e ricerche su organi da cadavere. Ora il Ddl passa all’esame della Camera dei deputati. Ecco come il senatore Sileri ha presentato il Ddl a Palazzo Madama:
«Tutti i componenti della Commissione Igiene e Sanità con il loro costante lavoro, il contributo schietto e costruttivo hanno assicurato un’approvazione all’unanimità e non posso non ringraziare il funzionario del Senato e tutti coloro che ci aiutano in Commissione. È questo il secondo Disegno di legge di iniziativa parlamentare approvato all’unanimità in Commissione, dimostrazione che quando si lavora per la sanità non c’è colore politico. Schopenhauer affermava che “la salute non è tutto”, ma tutto è niente senza salute e questo bis unanime sottolinea che tutti in Commissione siamo mossi dallo stesso principio e sono sicuro che questa armonia trovata anche su questo disegno di legge aiuterà anche nei prossimi. L’insegnamento dell’anatomia non può prescindere dalla dissezione dei corpi. Un apprendimento mediato dalle illustrazioni sui libri risulta infatti limitato mancando infatti profondità, proporzioni, tridimensionalità. La dissezione e il suo esercizio ripetuto offre manualità. Basti pensare ad un chirurgo, a quanto è importante il suo addestramento, soprattutto poi se deve sperimentare una nuova tecnica o una nuova tecnologia. L’Italia ha sempre insegnato l’anatomia e la medicina al mondo, l’anatomia e la dissezione soprattutto. Vesalio nel 1500 venne apposta a Padova per i suoi studi di anatomia. Anatomia, filosofia e medicina erano un tutt’uno strettamente collegato ma con finalità diverse. Per noi medici la conoscenza anatomica serve per curare le malattie, ma per il filosofo serve per conoscere le origini dell’uomo.
Purtroppo sebbene la pratica della dissezione anatomica sia ritenuta indispensabile per tutta la medicina, in Italia negli ultimi 40 anni la pratica dell’insegnamento sui cadaveri è stata ampliamente trascurata se non addirittura abbandonata nonostante gli sforzi che società scientifiche, università e alcuni centri hanno attivato con progetti di donazione e utilizzo di cadaveri ma purtroppo se ne contano molto pochi. La maggioranza dei nostri studenti di medicina completa il corso di anatomia senza mai aver visto un cadavere, con evidente svantaggio culturale rispetto ai colleghi dei paesi occidentali. I giovani specializzandi delle materie chirurgiche vedono ridotte le loro possibilità di addestramento agli interventi chirurgici ritardando la loro preparazione e completezza chirurgica. Non ultimo tecniche chirurgiche complesse gravate da complicanze gravi necessitano addestramento così come procedure sono applicabili da un numero sempre più ristretto di professionisti con pregiudizio sulla qualità delle cure. Per superare questi limiti, il nostro personale sanitario o chi può, si reca all’estero a fare dei corsi o li fa in Italia con cadaveri o parti di essi importati a pagamento oppure si esercita su animali. Il motivo non è la quasi assenza di sensibilità sul tema, quindi il numero bassissimo di donazioni. Sicuramente vi sono aspetti sociali e culturali. Sicuramente vi sono problematiche logistiche legate al sostegno finanziario ma è soprattutto la carenza di un profilo legislativo nazionale che disciplini il percorso ai fini di studio e di ricerca e la manifestazione del consenso da parte del soggetto donatore fino al momento della morte.
In Italia è possibile donare il cadavere, ma applicazioni particolaristiche, regionali del regolamento di polizia mortuaria generano una serie di distorsioni che non vengono comprese nemmeno dal potenziale donatore. Il Disegno di legge colma questo vuoto, sono certo che migliorerà i programmi di donazione, ridurrà le perplessità suscitate dalla donazione del corpo, e sarà un mezzo per superare anche le diversità culturali oltre che logistiche. Un Disegno di legge che mira ad evitare la sporadicità della donazione, l’occasionalità della stessa che distrugge la formazione dei giovani medici e del personale sanitario. Formazione e ricerca sono i genitori della nostra sanità che provvedono a mantenere alti standard della nostra salute che circa due milioni di donne e uomini costantemente garantiscono attraverso il Servizio sanitario nazionale.
La diffusione di questa pratica potrebbe ridurre di circa un quarto i costi di istruzione del personale sanitario. Quanto vale un personale meglio formato? Quanto valgono meno errori in sala operatoria? Quanto vale una vita in più? Quanto vale la gioia di un ricercatore che può esplorare i suoi limiti e fare ricerca in Italia senza dover migrare all’estero? Una cosa è certa: formazione e ricerca creano salute e la salute è Prodotto interno lordo. Non esiste un sistema sperimentale animale sovrapponibile al modello umano. L’anatomia umana è unica ed ha una modernità di ricerca e sviluppo immensa a differenza dell’opinione comune che la vuole statica e già ben esplorata. Si adegua alle nuove disponibilità e conoscenze in ambito clinico e soprattutto chirurgico e sicuramente avendo a disposizione un modello umano da donatore cadavere in molti casi non sarà necessario sacrificare un animale per fare ricerca. Magari in un futuro più o meno vicino saranno disponibili i programmi interattivi che attraverso realtà virtuali offriranno valide alternative per sopperire alla carenza di cadaveri o ancor meglio agli animali.
C’è una seconda osservazione da fare: la dissezione su cadavere rappresenta un’esperienza forte, un coinvolgimento emotivo unico, impaurisce all’inizio ma favorisce l’apprendimento fornendo elementi preziosi per l’elaborazione personale dell’evento vissuto. Ricordo la mia prima volta in una sala settoria: eravamo un gruppo di studenti in silenzio, un silenzio particolare dato che non eravamo pochi. La vista, l’aria che respiravi, il contatto con il corpo privo di vita. Eravamo tutti sospesi fra la sorpresa, la voglia di imparare e il dolore per quell’individuo morto. Pensavi al suo vissuto interrotto mentre il professore spiegava l’anatomia che all’inizio non ascoltavi. Ripercorreva la malattia e la causa della morte. Quello rimane un ricordo indelebile, vivo e costante capace di promuovere tutti gli aspetti etici ed esistenziali di una professione, quella sanitaria, il cui compito è proprio quello di intralciare quanto più possibile la morte e quando inevitabile renderla meno dolorosa».