Il presidente della Spes contra Spem: «Siamo nella fase iniziale del progetto. Operatori qualificati incontrano, di pomeriggio e nei weekend, alcuni disabili per guidarli nel raggiungimento della maggiore autonomia consentita dalla loro personale condizione. Entro un anno, sarà formato il gruppo finale che vivrà stabilmente all’interno di uno degli appartamenti»
Ci si prende cura di loro sapendo che, giorno per giorno, avranno sempre meno bisogno di noi. Guardando il loro volto si immagina come potrebbe trasformarsi negli anni e, osservandoli giocare, si prova ad intuire quali siano le loro passioni, cosa potrà renderli realmente felici. È il percorso naturale della vita: genitori e figli camminano mano nella mano, poi fianco a fianco, fino a separarsi per imboccare strade diverse. Ma cosa accade quando un bambino per proseguire lungo il suo cammino di adulto avrà sempre bisogno di essere tenuto per mano? E, soprattutto, cosa ne sarà di lui quando quella mano non potrà essere più quella dei suoi genitori?
È per rispondere a questa domanda che nel 2016 è stata approvata la legge sul “Dopo di noi”, una legge che favorisce l’inclusione sociale e l’autonomia dei disabili nel momento in cui i genitori o i familiari che se ne prendono cura non ci saranno più. Oggi, la possibilità che quel testo si trasformi in vita vissuta si fa sempre più concreta.
A Roma, nel quartiere Talenti, in via Paolo Monelli 26, sorge un comprensorio di quattro villette destinate al Dopo di noi. Ad accoglierci all’interno del parco è Luigi Vittorio Berliri, presidente della cooperativa Spes contra Spem. Ci conduce all’interno di una delle villette già agibili, per le altre bisognerà aspettare ulteriori finanziamenti. Ma due appartamenti, da 8 e 4 posti letto, sono già un buon inizio per testare la fattibilità della legge sul Dopo di noi e donare una speranza di futuro migliore a qualche giovane con disabilità.
Al momento della nostra visita gli appartamenti sono disabitati. «Siamo ancora nella fase iniziale del progetto – spiega Berliri -. Per ora, le nostre attività si svolgono di pomeriggio e durante il weekend. Due operatori incontrano 4 persone per volta per guidarli nel raggiungimento della maggiore autonomia consentita dalla loro personale condizione di disabilità. Entro un anno, poi, sarà formato il gruppo finale, sempre di 4 persone, che potrà vivere stabilmente all’interno di questo appartamento. E così – sottolinea il presidente della cooperativa -, potremo finalmente rispondere alla domanda che molti genitori si pongono: “E dopo di noi? Che ne sarà dei nostri figli?”».
I primi 4 inquilini selezionati per il progetto avranno come vicini di casa altre 5 persone con disabilità che già convivono, da diversi anni, all’interno di una casa famiglia e che presto si trasferiranno in questo contesto più nuovo, grande e accogliente.
Ogni villetta ha una superficie di 250 mq ed è circondata da un’area verde di circa 4mila mq totali. «Anche il giardino sarà presto rimesso a nuovo grazie ad un finanziamento pubblico destinato al Dopo di noi. Sarà creata una superficie mattonata fruibile anche alle persone in carrozzina», assicura Berliri.
Insomma un sogno ad occhi aperti. Ma come tutti i sogni realizzarlo fino in fondo non sarà facile. «Non credo che la convivenza tra le persone, la gestione della parte educativa e relazionale possano essere considerati ostacoli da superare – sottolinea il presidente di Spes contra Spem -. La vera difficoltà, la più grande di tutti, sarà il reperimento dei fondi necessari a far funzione l’intera macchina organizzativa. I soldi attualmente stanziati dalla Regione Lazio per il Dopo di noi (è stato istituito un Fondo ad hoc, oltre ad una serie di agevolazioni fiscali che incentivano il coinvolgimento dei privati, ndr) sono sufficienti a sostenere la vita di soli 50 disabili all’interno di una struttura come questa. E tutti gli altri?» chiede Berliri.
«Per quanto guidati verso la conquista della loro massima autonomia, queste persone non saranno mai autosufficienti ed avranno sempre bisogno di qualcuno che li tenga per mano. In un contesto come questo, ad esempio, è necessaria la presenza di due operatori qualificati per volta che possano alternarsi con altri colleghi durante l’arco delle 24 ore. Vi assicuro – sottolinea il presidente della cooperativa – che è possibile vivere una vita felice pur dovendo fare i conti ogni giorno con tante disabilità, purché ci siano le condizioni a contorno e cioè – conclude Berliri – un numero sufficiente di persone che si prenda cura di loro. E, soprattutto, che siano in grado di farlo».
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