In onda sabato 16 novembre su Rai3 la prima puntata della docuserie “Dottori in corsia – Ospedale Pediatrico Bambino Gesù” racconta storie di eccellenza medica del passato e del presente
Esordisce questo sabato 16 novembre su Rai3 la docuserie “Dottori in corsia – Ospedale Pediatrico Bambino Gesù”. La fiction di Simona Ercolani, prodotta da Stand by me in collaborazione con Rai Fiction, racconta storie di eccellenza medica del passato e del presente. A guidare il racconto attraverso le interviste ai protagonisti, la giornalista Federica Sciarelli, volto noto del terzo canale.
La docuserie porta sul piccolo schermo casi di alta e media complessità medica che nascono all’interno dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, struttura d’eccellenza a livello europeo, accompagnando i piccoli pazienti dal momento del ricovero o dell’inizio della terapia fino alla dimissione. «Di fronte alla propaganda che attraverso i mezzi di informazione viene data, poter invece attraverso il servizio pubblico, raccontare storie vere, dove c’è la scienza e dove non ci sono false notizie o false speranze che poi danneggiano le persone, è molto importante» spiega ai microfoni di Sanità Informazione, Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù. A preoccupare maggiormente la presidente dell’ospedale pediatrico è la circolazione delle Fake news in sanità, proprio perché «molte volte non arrivare in tempo a fare una diagnosi e curare una malattia o perdere tempo cercando strane strade, può anche far sì che il bambino non sopravviva».
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La prima puntata sarà dedicata alla storia del piccolo Alex, il bambino inglese accolto nel reparto di oncoematologia dell’ospedale, dopo che in Inghilterra si erano perse le speranze di trovare un donatore di midollo. «L’ospedale aveva già un contatto con i genitori di Alex ma siccome la loro compatibilità era del 50% hanno voluto provare a vedere se si trovava un donatore con una compatibilità maggiore – racconta Enoc -. Questo donatore non è stato trovato e Alex non aveva molto tempo. Quindi è stata fatta questa scelta di usare le cellule del papà con la tecnica del professor Locatelli e le cellule di Alex hanno assunto le cellule del papà. Con il 50% non era facile e soprattutto non era facile perché si trattava di una malattia molto rara. In fondo è stata anche bella l’espressione di solidarietà, perché ha invitato le persone a capire e a donare, anche gli organi».
Una storia a lieto fine che è anche un messaggio di speranza verso i giovani medici che affrontano una professione impegnativa. «È anche bello che vengano medici da tutto il mondo, – conclude Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù – da paesi poveri e da paesi evoluti. Questo è anche il segno che non ci sono proprietà intellettuali sulla medicina, perché questo è veramente un dono che non può appartenere a nessuno».