L’allerta, anticipata da Il Messaggero e confermata all’ANSA risale al 10 ottobre scorso. Il grado 2, su tre gradi di allerta, quindi intermedio, indica il rischio di lievi danni per la salute e di diffusione di sostanze nel mercato illecito
L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) ha diramato un’allerta di grado 2 (quello intermedio su 3 gradi) sulle sigarette elettroniche al Ministero della Salute e agli assessorati regionali di tutta Italia. L’obiettivo, come anticipa il quotidiano Il Messaggero, è “vigilare sulla grave malattia polmonare tra le persone che utilizzano le sigarette elettroniche”, e in particolare alcuni liquidi, e monitorare l’insorgenza delle gravi lesioni polmonari riscontrate in Usa. L’allerta, confermata all’ANSA, è stata diramata lo scorso 10 ottobre dal Sistema Nazionale di Allerta Precoce dell’Iss.
La decisione è stata assunta sulla base delle segnalazioni ricevute dall’Osservatorio Europeo delle droghe e delle tossicodipendenze di Lisbona. Il grado 2, su tre gradi di allerta, quindi intermedio, indica il rischio di lievi danni per la salute e di diffusione di sostanze nel mercato illecito. Quelli registrati negli Usa sono circa 1300 casi e 26 morti da polmonite chimica, soprattutto tra i più giovani.
La maggior parte ha utilizzato prodotti per e-cig contenenti THC (tetraidrocannabinolo), molti hanno usato prodotti a base sia di THC che nicotina e altri solo nicotina. I Centers for diseases control (Cdc) segnalano inoltre che molti casi sono collegati all’uso di prodotti acquistati su canali non ufficiali e rivenditori non autorizzati. Gli esperti però avvertono: ciò che è stato registrato negli Stati Uniti per ora non ha alcun riscontro in Italia e in Europa, perché il problema negli Usa è rappresentato dall’uso senza regole dell’e-cigarette, spesso legato al consumo di stupefacenti. Nel nostro Paese i controlli sulla vendita nei canali ufficiali delle sostanze con cui sono caricati questi strumenti sono molto più rigorosi. L’assenza di un nesso di causalità, scrive l’Iss, tra i casi di malattia polmonare e una singola sostanza, marchio o metodo di utilizzo lascia i Paesi europei, tra cui l’Italia, in una situazione di allerta. Per questo anche le strutture sanitarie italiane dovranno vigilare e denunciare eventuali casi.