Il Micromort è un’unità di rischio che indica una probabilità di morte su un milione e viene utilizzato per calcolare il rischio di morte per ogni attività quotidiana. Come applicarlo al caso J&J?
È più probabile morire per un trombo causato da un vaccino (anche se il nesso non è ancora stato dimostrato) o mentre si sta percorrendo la strada per andare ad effettuare la vaccinazione o tornando a casa dopo averla fatta? Di fronte all’imprevedibilità del caos che manipola e governa gli eventi di ogni giorno non si può far altro che affidarsi ai numeri. Quelli non mentono mai.
Facciamo un esempio: quante possibilità ci sono di azzeccare la sestina vincente al Superenalotto? Una sola su 622.614.630. Un colpo di fortuna praticamente impossibile. Eppure di persone che sognano di indovinare i sei numeri vincenti ce ne sono tante (un tempo era un appuntamento per il quale si fermava un’intera nazione) e ogni volta che puntano qualche euro su una combinazione completamente casuale (o dettata da improbabili e personalissime cabale) sperano in cuor loro che sia la volta buona per cambiare completamente vita.
Un qualcosa di analogo (ma al rovescio) sta accadendo anche ora che tutto il mondo sembra dar più importanza ai presunti rischi dei vaccini anti-Covid che ai certissimi pericoli cui va incontro una persona che il Covid-19 se lo becca. Prendiamo ad esempio il motivo per cui negli Stati Uniti è stato sospeso in via precauzionale il vaccino Johnson&Johnson. La ragione ufficiale che è stata data è che su un totale di oltre sei milioni di vaccinazioni si sono verificati sei casi di trombosi (di cui uno solo mortale).
Ammesso e non concesso che esista una correlazione tra le due cose (vaccini e casi di trombosi), ciò vorrebbe dire che chi viene vaccinato con J&J avrebbe una possibilità su un milione di sviluppare coaguli nel sangue nel giro di poche settimane. Una possibilità su un milione è tanto? È poco? Per poter dare una risposta quanto meno sensata è necessario ricorrere ad un’unità di misura sconosciuta ai più e dal nome discretamente evocativo: il Micromort.
Il Micromort è un’unità di rischio che indica una probabilità di morte su un milione e viene utilizzato per calcolare il rischio di lasciarci la pelle per ogni attività quotidiana. Anche cose banali come alzarsi dal letto o stare seduti sulla sedia comportano, anche se in quantità infinitesimali, dei rischi. In casi come questi, dunque, il Micromort è molto basso. Ma facciamo un esempio di attività un pelo più rischiosa: quante probabilità ci sono di morire guidando una moto per dieci chilometri? 1 Micromort. Vuol dire che su un milione di persone che guidano la moto per dieci chilometri in un solo giorno ne muore una (ovviamente si tratta di una media).
Detto ciò, se utilizziamo questo criterio per valutare la mortalità di un vaccino (in questo caso J&J) e ci rifacciamo ai numeri che hanno motivato la sospensione delle somministrazioni da parte della FDA (Food and Drug Administration) americana, c’è una possibilità su sei milioni di restarci secchi. Una possibilità su sei milioni equivale a 0,17 Micromort. Cioè tante, ma tante, ma parecchie probabilità in meno di morire per un incidente d’auto lungo un tragitto di 370 chilometri (1 Micromort) o per un viaggio di mille miglia (1.609,34 chilometri) in aereo (sempre 1 Micromort).
Ora, chiunque conosca i rischi che si corrono in caso di infezione da Covid-19 e l’utilità di una vaccinazione (e quindi escludendo a priori, ovviamente, i negazionisti e i no-vax) può dare uno sguardo ai freddi numeri e capire: al 16 aprile negli Stati Uniti i numeri ufficiali parlano di circa 565mila morti su 31,5 milioni di casi di Covid-19 (ovvero 17.900 Micromort). Nel mondo quasi 3 milioni di morti su un totale di poco più di 139 milioni di casi (21.400 Micromort). In Italia l’ultimo bollettino parla di quasi 116mila morti a fronte di un totale di persone che hanno contratto il virus pari a circa 3,8 milioni (30.500 Micromort).
Chiunque creda alla scienza e ai numeri non può ignorare i dati fin qui elencati: il rapporto tra benefici e rischi (questi ultimi, tra l’altro, ancora da dimostrare) è assolutamente, chiaramente e incontrovertibilmente sbilanciato verso i primi. Ma allora perché questo panico ingiustificato? Per lo stesso motivo (ma al rovescio) per cui una persona gioca al Superenalotto sperando di fare 6 e vincere il jackpot: la mente umana tende sistematicamente a sovrastimare la probabilità che si verifichi un evento parecchio improbabile, sia esso positivo che negativo. Un bias cognitivo che spiega perché se un domani chiederete ad una persona che ha partecipato con tenacia e costanza alla lotteria degli scontrini (una possibilità su 53 milioni di vincere) se si farebbe il vaccino anti-Covid, avrete un’alta probabilità che questa vi dica di no per paura di crepare.
«Il coraggio non mi manca – avrebbe detto Totò –, è la paura che mi frega».
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