Intervista al tenente colonnello Marco Lastilla dell’Aeronautica Militare
In sicurezza in tre ore. È stato eseguito con grande tempestività dall’Aeronautica Militare il trasporto – da Sassari a Roma – dell’infermiere sardo 37enne contagiato dall’Ebola.
La notizia della conferma della positività delle analisi del volontario di Emergency è stata ufficializzata attorno alle 18 di lunedì pomeriggio. Pur in allerta dal suo ricovero di domenica, i militari sono stati costretti a muoversi in tempi strettissimi e con procedure blindate. Poco prima delle 21 erano già in Sardegna. Subito hanno avviato le delicate operazioni previste. Con mezzi speciali e attrezzature di alta protezione, il secondo italiano colpito dal virus è stato portato all’esterno dell’ospedale di Sassari e trasportato via terra all’aeroporto di Alghero. Imbarcato in bio-contenimento a bordo di un C130, il “paziente 2” è arrivato a Pratica di Mare alle 2,50 e dunque è giunto all’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di-Roma in piena notte. Come già avvenuto, nel novembre scorso, per Fabrizio Pulvirenti, le operazioni – organizzate d’intesa con il ministero della Salute e quello della Difesa – sono state coordinate dal tenente colonnello Marco Lastilla, che le ha raccontate ai microfoni di Sanità Informazione.
L’Aereonautica Militare, chiamata di nuovo in causa, per fronteggiare l’emergenza Ebola ha confermato la sua professionalità, la competenza e la capacità di compiere rapidamente un trasferimento di tale complessità.
«Rispetto il caso del dottor Pulvirenti, che abbiamo rimpatriato dalla Sierra Leone, stavolta abbiamo agito in ambito nazionale. Le modalità erano comunque le stesse, compreso il doppio trasporto: via terra e via aerea. Il trasferimento è avvenuto in totale isolamento ed è stato compiuto da personale altamente addestrato. Tutto si è svolto nella massima sicurezza per il paziente che è stato monitorato, gestito e assistito nel corso di tutte le varie fasi senza alcuna criticità».
Ha parlato di personale altamente addestrato. La formazione gioca un ruolo fondamentale?
«Assolutamente sì. Nel caso specifico del trattamento dell’emergenza Ebola uno dei fattori decisivi è anche la tempestività del ricovero in un ambiente ed in una struttura adeguata. Il team è preparato per agire in qualsiasi situazione ed in qualsiasi posto del mondo con una reperibilità di otto ore».
Per quella che è un’eccellenza del nostro Paese, con un sistema di trasporto in bio-contenimento con strumentazioni all’avanguardia, non sarà stato un problema dover agire in piena notte oltre che in tempi stretti.
«Al contrario. Siamo stati agevolati nella gestione della mobilità. I trasferimenti, soprattutto via terra, hanno beneficiato della possibilità di potersi muovere sul territorio senza particolari intralci».