L’Italia accetta per prima la sfida per realizzare un kit portatile per le diagnosi. L’Oms accelera sul vaccino e la Ue raddoppia i fondi per l’emergenza in Africa
Parola d’ordine: prevenzione. La strategia internazionale per provare a contenere la diffusione dell’Ebola implica un protocollo sempre più rigido, oltre che efficace, mirato ad evitare i contagi.
Ma un ruolo determinante sarà riuscire ad effettuare diagnosi in tempi sempre più rapidi e con un margine di errore minimo. I primi ad accettare questa sfida sono stati biologi e i ricercatori novaresi del gruppo Fleming-Clonit, gli stessi che erano già scesi in campo quando le minacce erano Antrace e Sars. L’idea è quella di realizzare un kit portatile per identificare il virus. Inizialmente si era diffusa la notizia che – su indicazione dell’OMS – sarebbe partita la sperimentazione allo “Spallanzani”. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dell’Istituto, ha chiarito “di non aver ricevuto nessun incarico in tal senso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e di non aver iniziato nessuna validazione di tale kit. Stiamo solo valutando – ha concluso – la fattibilità con alcune aziende di una applicazione diagnostica innovativa”.
Chiaramente la ricerca di una soluzione tiene impegnati gli esperti di tutto il mondo: la stampa internazionale riporta notizie di studi, sperimentazioni e ricerche in corso in Inghilterra ed in Finlandia. Negli Stati Uniti c’è stato invece un boom di richieste di kit di prevenzione, ovvero tutto l’occorrente per tenere al sicuro il personale sanitario. Ed a tal proposito su L’Espresso si pone l’attenzione sulle criticità italiane. Tutelare medici ed infermieri è insomma una priorità quanto mettere a punto un kit che permetta di individuare il virus rapidamente. Viene da sé che si accelerino i tempi e si allentino i cordoni della borsa: se da una parte l’Oms annuncia a Ginevra che “centinaia di migliaia di dosi del vaccino a cui stanno lavorando diverse ditte farmaceutiche potrebbero essere disponibili nella prima metà dell’anno prossimo”, l’Unione europea aumenta gli aiuti economici. La proposta, avanzata nei giorni scorsi dal primo ministro britannico David Cameron, di incrementare i fondi a disposizione, è stata accolta: il contributo europeo nella lotta al virus Ebola, che fin qui ammontava a circa 600 milioni, è salito ad oltre un miliardo.