Un nuovo studio ha dimostrato che le persone vaccinate contro l’Ebola, ma già infette, hanno un rischio di morte sostanzialmente inferiore rispetto alle persone non vaccinate. I risultati, pubblicati sulla rivista Lancet Infectious Diseases, sono i primi a dimostrare che il vaccino, oltre a prevenire le infezioni, può salvare la vita anche di chi è stato già infettato dal virus, spesso mortale
Un nuovo studio ha dimostrato che le persone vaccinate contro l’Ebola, ma già infette, hanno un rischio di morte sostanzialmente inferiore rispetto alle persone non vaccinate. I risultati, pubblicati sulla rivista Lancet Infectious Diseases, sono i primi a dimostrare che il vaccino, oltre a prevenire le infezioni, può salvare la vita anche di chi è stato già infettato dal virus, spesso mortale. Lo studio, basato sui dati raccolti dalla massiccia epidemia di Ebola del 2018-2020 nella Repubblica Democratica del Congo, ha mostrato che il rischio di morire di Ebola è dimezzato tra le persone immunizzate con una singola dose del vaccino rVSVΔG-ZEBOV-GP, comprese coloro che hanno ricevuto l’iniezione solo un giorno o due prima di ammalarsi. Anche se questo non è un tempo sufficiente affinché il sistema immunitario possa sviluppare una risposta efficace a un vaccino, secondo di ricercatori, c’è stato chiaramente un vantaggio.
La mortalità tra le persone vaccinate due o meno giorni prima di ammalarsi è stata del 27%, rispetto al 56% tra le persone non vaccinate. “Si tratta di una scoperta enorme”, commenta Rebecca Coulborn, prima autrice dello studio ed epidemiologa di Epicentre, una divisione di Medici Senza Frontiere con sede a Parigi. “Ora sappiamo che la vaccinazione è meglio tardi che mai. Quindi questo è un motivo in più per usare il vaccino contro l’Ebola”, aggiunge. Nel dettaglio, lo studio ha analizzato i dati di 2.279 pazienti con Ebola durante l’epidemia del 2018-2020 nel Nord-Est della Repubblica Democratica del Congo. Dei 2.279 pazienti, 1.300 (57 per cento) erano donne e 979 (43 per cento) uomini. La vaccinazione ha ridotto significativamente il rischio di mortalità.
Più tempo era trascorso dall’ultima volta che un paziente affetto da Ebola era stato vaccinato, maggiori erano le sue possibilità di sopravvivere. Per le persone che erano state vaccinate da tre a nove giorni prima di sviluppare i sintomi, il tasso di mortalità era del 20%; per quelli vaccinati 10 o più giorni prima della comparsa dei sintomi era del 18%. Il periodo di incubazione dell’Ebola va da due a 21 giorni, il che significa che chiunque abbia sviluppato i sintomi nelle tre settimane successive alla vaccinazione potrebbe essere già stato infettato quando ha ricevuto il vaccino. Si ritiene che siano necessari circa 10 giorni affinché il sistema immunitario fornisca una risposta efficace a questo vaccino, quindi non sarebbe stato sorprendente se non ci fosse stato osservato alcun vantaggio in termini di sopravvivenza nelle persone che hanno sviluppato sintomi in nove o meno giorni dalla vaccinazione.
Il fatto che sia stato dimostrato un beneficio tra le persone che erano state vaccinate due o meno giorni prima della comparsa dei sintomi suggerisce che prima di innescare lo sviluppo di anticorpi specifici per l’Ebola, il vaccino può attivare la risposta immunitaria innata, la prima linea di difesa del corpo contro gli agenti patogeni invasori. L’Ebola attenua la risposta immunitaria innata; il vaccino potrebbe annullare tale effetto. L’analisi dei dati ha anche rivelato che le persone che erano state vaccinate erano meno viremiche: avevano livelli di virus significativamente più bassi nei loro corpi. Questo avrebbe potuto aiutare quei pazienti a sopravvivere, suggerisce lo studio. In un’intervista, Coulborn ha affermato che livelli più bassi di virus nelle persone infette potrebbero anche aiutare a contenere le epidemie di Ebola, riducendo potenzialmente la velocità con cui avviene la trasmissione.
“A nostra conoscenza – scrivono i ricercatori – questo è il primo studio osservazionale che descrive l’effetto protettivo della vaccinazione rVSVΔG-ZEBOV-GP contro la morte tra i pazienti con malattia confermata da virus Ebola ricoverati in una struttura sanitaria per Ebola. La vaccinazione è risultata protettiva contro la morte per tutti i pazienti, anche se aggiustata per il trattamento specifico della malattia da virus Ebola, la fascia di età e il tempo trascorso dall’insorgenza dei sintomi al ricovero”. Gli scienziati che hanno sviluppato questo vaccino pensavano da tempo che potesse essere utilizzato in un contesto di post-esposizione, per migliorare le probabilità di sopravvivenza delle persone che hanno già contratto la malattia. Questa convinzione si basava sul lavoro svolto su animali – topi, porcellini d’India e primati non umani – che è stato pubblicato nel 2007 sulla rivista PLOS Pathogens. Ora il nuovo studio conferma l’ipotesi iniziale.
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