In quarantena i famigliari del malato di Ebola: “Nessun rischio per chi era in aereo con lui”Sanitari sardi aggiornati da poco. Caso sospetto a Milano, è una donna della Sierra Leone
Altre tre persone in quarantena per rischio Ebola e un caso sospetto a Milano. La struttura che ha gestito l’emergenza relativa all’infezione dell’infermiere sassarese ha disposto un periodo di autoisolamento per i suoi familiari, gli unici ad essere entrati in contatto con lui dal momento in cui sono comparsi i primi sintomi. Durante il volo di linea che dalla Sierra Leone lo ha portato in Sardegna, infatti, il 37enne collaboratore di Emergency non aveva mostrato alcun segnale che potesse far temere un suo eventuale contagio. Prima di intraprendere il viaggio, inoltre, era stato sottoposto ai controlli effettuati dal personale medico del ministero della Salute previsti ogni qual volta un operatore sanitario torna in Italia da un Paese a rischio. Controlli che avevano dato esito negativo. Per questi motivi, gli altri viaggiatori non dovrebbero avere nulla da temere, considerato che Ebola diventa contagiosa soltanto dal momento in cui alla persona infettata sale la febbre. Poche ore dopo, una donna originaria della Sierra Leone è stata ricoverata all’ospedale Sacco di Milano con sintomi sospetti. La donna era tornata in Italia ad inizio maggio.
Il viaggio che ha portato l’infermiere di Emergency in patria l’8 maggio, dunque, è filato liscio. Le complicazioni sono arrivate nella sera di domenica 10 maggio, quando la sua temperatura corporea è salita fino a 39.2 gradi. E lui, consapevole della possibilità di aver contratto il virus, ha chiamato immediatamente il 118. Infermieri preparati ed attrezzati per l’evenienza sono arrivati a casa sua, lo hanno caricato in un’autombulanza predisposta con barelle che consentono il trasporto in condizioni di biocontenimento assoluto e lo hanno portato direttamente nella stanza preposta per questo tipo di emergenze, senza passare dal Pronto Soccorso.
E pensare che nell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Sassari, quella in cui è stato ricoverato l’infermiere contagiato, la struttura e le attrezzature necessarie per affrontare un caso di Ebola sono state inaugurate relativamente da poco. Solo alcuni mesi fa è infatti stato traferito, proprio all’interno della AOU di Sassari, l’esercizio dell’Unità Operativa di Malattie Infettive. Il reparto è dotato di tre posti letto ad alto isolamento. Si tratta di elementi non disponibili in precedenza e assolutamente fondamentali in caso di infezioni e virus altamente aggressivi. Come, per l’appunto, Ebola.
Per quanto riguarda invece le modalità di trasporto da Sassari ad Alghero, da qui all’aeroporto militare di Pratica di Mare e, successivamente, all’Istituto per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, niente di diverso rispetto a quanto già messo in atto lo scorso novembre per il primo caso di Ebola in Italia, Fabrizio Pulvirenti. Il trasferimento è stato organizzato d’intesa tra il Ministero della Salute e quello della Difesa ed è stato eseguito dall’Aeronautica Militare in alto biocontenimento. Ora che il paziente è a Roma, all’interno dell’UO di Sassari sono invece in atto tutte le procedure previste per disinfestare e sanificare lo spazio in cui è stato ricoverato.
Tutto sotto controllo, dunque: la madre e le due sorelle del paziente sono, come detto, in autoisolamento – anche se non hanno ancora manifestato alcun sintomo – e due volte al giorno gli viene misurata la temperatura corporea; anche gli operatori del 118 che hanno trasportato l’infermiere da casa al reparto di Malattie Infettive sono sotto controllo, anche se al momento del trasporto erano completamente protetti. Il personale sanitario sassarese è comunque tranquillo e “il rischio di contagio – ha spiegato il direttore scientifico dello Spallanzani, Giuseppe Ippolito – è assolutamente trascurabile” in quanto “l’emergenza è stata trattata nel migliore dei modi, seguendo tutte le procedure e con un numero limitatissimo di contatti”. Anche secondo l’Assessore alla Sanità sardo Luigi Arru “la macchina operativa ha funzionato secondo i tempi e nei modi previsti dall’Unità di crisi avviata a novembre”. Merito anche e soprattutto della preparazione cui sono stati sottoposti medici e infermieri nei mesi scorsi.
Verso la fine del 2014, ad esempio, l’AOU di Sassari, in collaborazione con l’Asl locale, ha organizzato un “Corso di aggiornamento per la gestione di casi di sospetta infezione da virus ebola e patologie affini ex art.37 d.lgs. 81/08”. Si è trattato di “un’attività di formazione necessaria – come hanno spiegato dallo stesso ospedale – perché sia garantita la corretta gestione in tutti i Presidi Sanitari dell’Isola di eventuali casi di sospetta infezione”. Al corso hanno preso parte gli operatori del 118, il personale dell’Igiene Pubblica, i servizi prevenzione e protezione, i medici competenti e di pronto soccorso delle Asl di Sassari, Olbia, Nuoro e Lanusei.