L’ospedale è al centro delle cronache per aver assistito nello stesso periodo quattro bambini in astinenza da cocaina. Il polo neonatale è da anni un’eccellenza della Capitale e quest’anno si appresta a superare i 4mila parti l’anno. L’intervista alla capo ostetrica Cristina Griguoli
«L’ostetrica dà il campanello d’allarme, perché seguendo la paziente in travaglio si rende conto se ci sono delle dinamiche particolari che possono provenire da una dipendenza da stupefacenti». Lo racconta Cristina Griguoli, capo ostetrica del Policlinico Casilino. Nelle ultime settimane, il nosocomio è stato al centro delle cronache per aver assistito nello stesso periodo quattro bambini in astinenza da cocaina.
L’ostetrica, continua Griguoli «ha il ruolo di mettere in allarme tutti i componenti dell’equipe, a partire dal neonatologo, ma anche assistenti sociali e psicologi che nel percorso della paziente poi ci aiuteranno a sostenerla ed eventualmente ad aiutarla. Nel caso anche a metterci in contatto con il Tribunale dei Minori».
I segnali che mettono in allarme le professioniste della salute di mamme e bambini sono di solito «comportamenti particolari, come la volontà ripetuta di allontanarsi dalla sala parto anche in travaglio attivo oppure l’esigenza di andare a prendere qualcosa nella stanza». Sintomatica anche «la capacità di affrontare con disinvoltura il post parto. Una fase ancora faticosa che invece in queste donne è affrontata con facilità, anche dopo un taglio cesareo». «Negli anni ci sono stati diversi casi, ma – precisa la capo ostetrica – non è l’unico polo in cui questo avviene. Sicuramente facendo un numero notevole di parti, la frequenza è più alta».
Il Policlinico Casalino, infatti, si appresta a superare la cifra record di 4mila parti l’anno. Un traguardo che dimostra come l’ospedale sia diventato un polo attrattivo per tante neo mamme, non solo a Roma, bensì in tutto il Lazio e nelle regioni limitrofe. «Abbiamo strutturato molto bene quelli che sono i percorsi sia per quanto riguarda la gravidanza fisiologica sia per quella patologica. Facciamo i corsi preparto che accolgono le donne intorno alle 26/28 settimane e quindi da quel momento in poi la paziente sta con noi fino al momento del parto. Nei due mesi iniziali gli facciamo conoscere la struttura, visitare la sala parto, gli ambienti dei reparti e degli ambulatori. Gli diamo tutte le informazioni riguardanti proprio il nostro percorso e inoltre hanno la possibilità sia di conoscere il personale ostetrico sia neonatologi, anestesisti, psicologi e ginecologi che incontreranno durante il percorso».
Un’attenzione verso la gestante che si intensifica con l’avvicinarsi del parto. «Con l’ambulatorio di cardiotocografia a 37 settimane iniziano un monitoraggio settimanale della gravidanza che ci dà la possibilità di decidere quello che sarà il timing del parto. Decidere eventualmente se anticipare o aspettare le 41 settimane. Alla 38esima settimana abbiamo un momento di counseling con la paziente che ci permette di conoscere la situazione clinica, sia della gravidanza ma anche la anamnesi familiare. Tutto quello che è importante viene segnalato all’equipe in modo tale che quando arriva la paziente già sappiamo quali sono le problematiche da affrontare. A 40 settimane infine, oltre al monitoraggio, facciamo un eco office in cui controlliamo la quantità di liquido amniotico che per noi è un dato importante per vedere la funzionalità placentare e le facciamo la visita ostetrica, – conclude Griguoli – così decidiamo se la paziente può continuare ad andare avanti con la gravidanza oppure se dobbiamo aiutarla a partorire».