Intervista alla dottoressa Martelli dello Sportello disadattamento europeo
Il fenomeno del burnout per i professionisti della sanità è ormai una realtà sempre più frequente. La mole di lavoro, i turni massacranti e le enormi responsabilità che ne derivano, possono condurre il medico ad un punto di non ritorno.
Questo ha un impatto non solo sociale e psicologico ma anche economico, organizzativo e di gestione per le aziende sanitarie. Insieme alla dottoressa Monica Martelli dello Sportello disadattamento europeo (SDE) Sanità informazione ha cercato di approfondirne le cause, e le conseguenze.
«Innanzitutto, per riconoscere il burnout c’è bisogno di una diagnosi differenziale, tra l’operatore sanitario che è, appunto, in burnout, l’operatore sanitario che è in sindrome da disadattamento, e l’operatore sanitario che è in mobbing – spiega la dottoressa -. Apparentemente i sintomi – fisici, psichici e sociali – possono essere simili. Tuttavia, il burnout incide in quanto non è stress, ma una vera e propria sindrome di esaurimento che deriva da un tale impegno del medico, e da un tale impiego delle sue risorse che a un certo punto questi, semplicemente, crolla, e diventa, di conseguenza, meno efficiente come professionista. Questo incide moltissimo sui costi perché il medico continua a lavorare ma in modo meno produttivo. Nell’ambito delle grosse strutture ospedaliere – continua Martelli – è quindi molto importante effettuare la diagnosi differenziale tra questi disturbi».
Ma come si fa a riconoscere il burnout o i soggetti che ne sono a rischio?
«Sicuramente il burnout è collegato a personalità particolari del medico, alla sua empatia, al suo “voler esserci” e alla partecipazione alla vita di reparto. Il problema è che queste personalità, dedicandosi totalmente, non hanno la capacità di proteggersi. e a volte non sa neanche riconoscere il burnout. In questo senso è importante che l’operatore sanitario capisca da solo a che punto è il suo fisico e le sua capacità. Gli psicologi del lavoro qualche volta ci arrivano, ma in ritardo, sottovalutando gli eventi sentinella e determinate situazioni spesso collegate a turni massacranti, ore straordinarie aggiuntive, situazioni di mancati ricambi o mancata organizzazione, che può essere sia di tipo personale, sia del reparto, sia della struttura ospedaliera stessa».