La variante inglese circola in modo importante nella zona europea. Ecdc: «In Europa “rischio alto-molto alto” per la popolazione. Se non si interviene, nei prossimi mesi aumenteranno in modo significativo i casi e i decessi correlati a Covid-19»
L’Istituto Superiore di Sanità, dopo i primi studi che mostrano una presenza della variante inglese nel 17,8% dei casi, si unisce all’Europa nel richiedere misure più stringenti contro la diffusione del virus. Risulta “alto-molto alto” il rischio per la popolazione complessiva e “molto alto” per le persone fragili: lo conferma anche la nuova valutazione portata a termine dall’Ecdc (European centre for disease control) sulla situazione epidemiologica con l’arrivo delle varianti.
«Studi di modellizzazione mostrano che, a meno che gli interventi non farmaceutici non vengano continuati o addirittura rafforzati, nei prossimi mesi dovrebbe essere previsto un aumento significativo dei casi e dei decessi correlati a Covid-19» ha detto Andrea Ammon, direttore del centro.
A preoccupare maggiormente è la variante B.1.1.7, quella inglese, che è in assoluto la più diffusa nel continente europeo. Sembra essere più trasmissibile rispetto ai ceppi precedentemente predominanti e può causare infezioni più gravi. Diversi paesi in cui la variante è diventata dominante hanno visto un rapido aumento dell’incidenza. Ma anche la sudafricana e la brasiliana sono state rilevate, anche se in misura più limitata.
Inoltre, preoccupa l’eventualità che i vaccini risultino parzialmente o in gran parte meno efficaci contro le varianti. Di qui anche il timore per un numero più alto di perdite in futuro.
In Italia l’Iss ha portato avanti un’indagine gli scorsi 4 e 5 febbraio 2021 sui campioni prelevati da 16 regioni. In una le indagini sono ancora in corso. In 82 laboratori partecipanti, su 3.982 casi di Covid-19 495 erano riconducibili alla variante inglese. La variante è stata identificata nell’88% dei territori partecipanti con stime comprese tra 0% e 59%.
«Considerata la circolazione nelle diverse aree del paese si raccomanda di intervenire al fine di contenere e rallentare la diffusione della variante VOC 202012/0 (inglese, ndr), rafforzando/innalzando le misure in tutto il paese e modulandole ulteriormente laddove più elevata è la circolazione, inibendo in ogni caso ulteriori rilasci delle attuali misure in atto», si legge sul documento Iss.
L’Irlanda segnala che quello inglese è il ceppo circolante dominante di Sars-CoV-2 e, sulla base delle traiettorie di crescita osservate, molti altri paesi si aspettano una situazione simile nelle prossime settimane. La variante sudafricana è stata segnalata sempre più spesso anche nei paesi UE/SEE, spesso, ma non solo, collegata ai viaggi, ed è stata anche associata a focolai. La variante brasiliana è stata finora segnalata a livelli inferiori, forse perché legata principalmente allo scambio di viaggi con il Brasile, dove sembra diffondersi.
Il rischio associato a una ulteriore diffusione del virus in Europa attualmente è valutato come alto a molto alto per la popolazione complessiva e molto alto per gli individui vulnerabili. «Sebbene la vaccinazione – si legge – mitigherà l’effetto della sostituzione con varianti più trasmissibili e la stagionalità potenzialmente ridurrà la trasmissione durante i mesi estivi, l’allentamento prematuro delle misure porterà a un rapido aumento dei tassi di incidenza, rilevamento di casi gravi e mortalità. Eventuali ritardi nell’approvvigionamento, distribuzione e somministrazione del vaccino, qualora si verificassero, ritarderebbero anche l’opzione di alleviare gli interventi non-farmaceutici. È necessaria una rapida distribuzione del vaccino tra i gruppi prioritari per ridurre i ricoveri, i ricoveri in terapia intensiva e i decessi dovuti a Covid».
Tra le misure consigliate dall’Ecdc per affrontare questa ennesima emergenza:
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