Salute 24 Gennaio 2023 15:15

Ecografia: l’analisi omica rende visibile l’invisibile

Ciccarone (ginecologa oncologica): «Un ecografista riesce a capire, con un certo grado di accuratezza, se una cisti ovarica è di natura benigna o maligna. Ma le informazioni, invisibili all’occhio umano e rilevabili con la radiomica, dalle mille sfumature di “grigio” dei pixel fino al tipo di distribuzione e di geometria, possono dirci molto di più, migliorando diagnosi e trattamento»

Class Ultrasound, il centro di ecografia ginecologica della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, dopo nove anni di attività fa un salto verso il futuro, conquistando l’appellativo di “Omic”. I pazienti avranno a disposizione ecografi di ultima generazione e progetti per l’elaborazione delle immagini attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, la cosiddetta analisi “omica”. «L’appellativo “Omic” trae la sua origine dalla parola radiomica, una metodica che, attraverso l’uso di algoritmi di intelligenza artificiale, permette di analizzare le immagini molto più in profondità di quanto sia in grado di fare l’occhio umano», spiega Francesca Ciccarone, dell’UOC di Ginecologia Oncologica del Policlinico Gemelli.

L’intelligenza artificiale guarda oltre l’occhio umano

La radiomica consente di “leggere” tra i pixel che formano l’immagine ecografica anche ciò che non è immediatamente visibile all’occhio umano: «Un ecografista esperto – prosegue Ciccarone – oggi riesce, sulla base di alcune caratteristiche, a capire con un certo grado di accuratezza, se una cisti ovarica è di natura benigna o maligna. Ma abbiamo capito che, al di là di quell’immagine in bianco e nero, che vediamo durante l’esame, c’è un numero infinito di informazioni, invisibili all’occhio umano, ma rilevabili dall’intelligenza artificiale, da un algoritmo che considera non solo le mille sfumature di “grigio” dei pixel (la cosiddetta intensità), ma anche il tipo di distribuzione, di geometria e le architetture formate da questi pixel. Caratterizzare meglio l’immagine permette di personalizzare il trattamento e migliorarne le performance», sottolinea la specialista.

Il futuro della radiomica applicata all’ecografia ginecologica

Attraverso l’ecografia applicata alla ginecologia oncologica il centro Class Ultrasound, in questi anni, ha cercato sempre di più di utilizzare gli ultrasuoni per la diagnosi differenziale tra formazioni benigne e maligne in ambito ovarico, dell’endometrio, dell’utero. La radiomica applicata all’ecografia è un work in progress, che si muove per ora in ambito di ricerca, ma che si spera possa avere presto ricadute nella routine clinica. Gli specialisti dello stesso Policlinico hanno già condotto alcune ricerche cliniche, come quella sulle donne portatrici della mutazione BRCA1 e 2 (frequente nelle donne con tumore della mammella e dell’ovaio). «Analizzando con la radiomica le immagini di ovaie di donne con questa mutazione e senza abbiamo visto che ci sono differenze significative. Si tratta di una ricerca pilota, che adesso andremo a validare in un contesto multicentrico internazionale. Un domani dall’ecografia ovarica di una donna con familiarità per tumore della mammella potremmo capire, attraverso un segnale informatico, se quella donna è portatrice della mutazione BRCA1 o 2», spiega Ciccarone.

Fusion: eco, tac e Rm in un’unica immagine

Tra i tanti obiettivi perseguiti all’interno del Centro c’è anche quello di puntare al miglioramento del concetto di “fusion”, ovvero la fusione delle immagini ecografiche con quelle di Tac e Risonanza Magnetica. «Inserendo i risultati di RM e Tac direttamente nel nostro ecografo, attraverso l’utilizzo di un cd, riusciamo a far combaciare le immagini ecografiche riprodotte in tempo reale dalla sonda che stiamo manovrando con quelle ottenute dai precedenti esami diagnostici. In questo modo possiamo migliorare e affinare la precisione dell’ecografia», spiega Ciccarone. Un’altra ricerca attualmente in corso è dedicata alle donne con pregresso tumore della mammella nelle quali è stata riscontrata anche una massa ovarica. «In queste pazienti non è importante solo la distinzione di natura (maligna-benigna) ma, nel caso di una malignità, anche poter capire se si tratta di una metastasi da tumore della mammella o meno. Stiamo lavorando infine – conclude la specialista – sulle masse uterine sperando in futuro di poter distinguere con accuratezza un fibroma da un sarcoma».

 

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