Il cardiochirurgo, che ha partecipato al primo trapianto di cuore artificiale nell’uomo nel Vecchio Continente, è candidato in Umbria alla Camera per il Movimento Cinque Stelle. La sua denuncia: «Medici e infermieri sono lasciati soli nei confronti delle eventuali responsabilità civili e penali del loro agire»
«Voglio tentare di essere felice nella polis, nella comunità». Con queste parole il professor Gino Di Manici Proietti, candidato per il MoVimento Cinque Stelle per la Camera dei Deputati nel collegio uninominale di Foligno (Umbria), ha riassunto le motivazioni alla base del suo impegno politico in vista delle elezioni del 4 marzo. Di Manici è un cardiochirurgo molto noto: ha partecipato al primo trapianto di cuore artificiale nell’uomo in Europa presso l’Università di Berlino e l’Ospedale Deutsch Hertzentrum dove ha lavorato. Oggi lavora all’ospedale di Perugia, dove si occupa di cardiochirurgia mininvasiva. Il suo impegno sarà per una sanità che resti prevalentemente “un settore pubblico”. «Medici e infermieri sono lasciati soli nei confronti delle eventuali responsabilità civili e penali del loro agire», spiega Di Manici Proietti a Sanità Informazione.
Professore, dopo anni nel mondo medico cosa l’ha spinta ad entrare in politica?
«Credo che ci debba essere profonda continuità tra la sfera privata e quella pubblica. La felicità dell’individuo non può esistere se non condivisa in una comunità anch’essa felice. È l’idiotès (l’idiota) l’archetipo dell’individuo che è incapace di vivere la propria felicità al di fuori del proprio piccolo mondo, egli vede la collettività come un ostacolo alla sua realizzazione e l’idiotès, secondo l’etica classica, è destinato all’infelicità. Io sono un professionista con una famiglia bellissima, sono realizzato pienamente nel mio lavoro, ho uno stipendio decoroso, una pensione quasi assicurata ed una vita sociale piena e direi “fiorita”. Ciononostante non posso nascondermi nel mondo che mi sono costruito perché non riesco ad essere indifferente alle sofferenze e alla deriva qualunquista che la nostra comunità ha ormai imboccato. Voglio tentare di essere felice nella polis, nella comunità. Le forze politiche che hanno governato sinora hanno una visione anomica del “governare”, indifferenti e persino ostili ai bisogni dei cittadini. Ritengo il M5S l’unica forza che rifugge da una visione da “idiotès” della politica, dove l’unica felicità che conta è quella del “politico” di professione».
Il mondo della sanità vive un momento delicato, il 23 febbraio sciopereranno medici e infermieri. Quali sono secondo lei le misure in ambito sanitario che non possono più essere rimandate?
«Se lo sciopero verrà confermato verranno evidenziate in sintesi le seguenti problematiche. Il contratto di lavoro è sostanzialmente fermo da circa otto anni, il lavoro dei medici è sempre più penalizzato con riduzione delle retribuzioni, freno delle carriere, ore lavorate in eccesso e reperibilità erogate senza retribuzione. La media dei medici italiani, dei posti letto, e delle retribuzioni è scandalosa al confronto con le medie europee e avvilente nei confronti di Germania, Francia e Inghilterra».
Nella sua presentazione sul sito del Movimento Cinque Stelle parla di “infiniti obblighi procedurali e burocratici” a cui sono assoggettate le professioni mediche e infermieristiche. Può farci qualche esempio? Come si può intervenire?
«Faccio solo l’esempio più eclatante: medici e infermieri sono lasciati soli nei confronti delle eventuali responsabilità civili e penali del loro agire. Soli soprattutto quando si devono affrontare procedimenti che poi si risolvono con un nulla di fatto lasciando spesso i professionisti sfibrati, impauriti e indebitati con spese che non verranno in ogni caso rimborsate. I medici devono spendere risorse importanti per assicurazioni sulle responsabilità penali la cui attivazione, quando occorre, risulta farraginosa e spesso insufficiente a coprire gli importi eventualmente dovuti. Il tutto si ripercuote sull’incremento della cosiddetta “medicina difensiva” che incide significativamente sulla spesa sanitaria».
Lei ha partecipato al primo trapianto di cuore artificiale nell’uomo in Europa presso l’Università di Berlino e l’Ospedale Deutsch Hertzentrum dove ha lavorato. Grazie alla tecnologia le frontiere della medicina si spostano sempre in avanti. Quale sarà il prossimo traguardo in ambito cardiologico?
«Le cosiddette frontiere della cardiochirurgia sono molte, mi limito ad accennarne solo alcune utilizzate, quando indicato, anche nel centro di cardiochirurgia di Perugia nel quale lavoro. In primis lo sviluppo della ricerca sul cuore artificiale totale e sulle assistenze ventricolari per il trattamento dello scompenso cardiaco. Si sono fatti progressi impressionanti in tale ambito e presto si arriverà al loro impianto con numeri sempre più consistenti e con minori complicanze. Poi voglio citare la progressiva miniaturizzazione degli accessi chirurgici per eseguire interventi sulle valvole e sulle coronarie: è la cosiddetta cardiochirurgia mini invasiva del cui sviluppo sono responsabile nel mio centro».