Il presidente della federazione di Confindustria che rappresenta le imprese del settore dei dispositivi medici chiede anche la difesa dei brevetti e l’allungamento del periodo di status start-up innovativa. Poi aggiunge: «Serve collaborazione tra medici e imprese, ma oggi viene vista male»
«La sanità torni ad essere parte integrante dei programmi politici perché è un’opportunità per il Paese». Il presidente di Assobiomedica, Massimiliano Boggetti, si è rivolto con queste parole a tutte le formazioni politiche in vista delle prossime elezioni politiche. Un appello che si accompagna ad un manifesto intitolato “Il valore delle tecnologie mediche”, presentato a Roma durante il convegno “Le sfide per la salute del Paese. 2018-2023: una road map per l’industria e la Sanità del futuro”, e che contiene un piano di misure per rilanciare il settore.
Tra i punti qualificanti il rifinanziamento e rafforzamento della governance del Servizio sanitario nazionale, acquisti basati sul valore delle tecnologie mediche, introduzione precoce dell’innovazione e ammodernamento del parco tecnologico, agevolazioni agli investimenti in ricerca e innovazione, valorizzazione della ricerca scientifica e della collaborazione tra industria e mondo scientifico. Misure concrete che permetterebbero di riconoscere le opportunità che il settore della salute può offrire per la crescita economica e sociale, creando occupazione, sviluppo e innovazione. Il mondo delle imprese legate alle tecnologie mediche è un mondo particolarmente variegato: la parte del leone la fanno quelle che producono dispositivi monouso come siringhe, protesi ortopediche, cerotti, pacemaker, defribillatori: sono il 45% del totale. Il 19% è costituito da strumenti e apparecchiature per chirurgia, monitoraggio, riabilitazione. La difesa dei brevetti e l’allungamento del periodo di status “start-up innovativa” sono altre policy auspicate da Assobiomedica.
Dottor Boggetti, la sanità è scomparsa dai radar di questa campagna elettorale: quali sono le richieste che Assobiomedica fa alla politica?
«La richiesta principale è che la sanità torni ad essere parte integrante dei programmi politici perché, oltre ad essere un impegno sociale e morale, è un’opportunità per il Paese. Noi nello specifico abbiamo declinato un nostro manifesto dove indichiamo delle soluzioni per investire nel nostro comparto e nel mondo della sanità attraverso le nostre innovazioni tecnologiche, generando da una parte valore per l’economia, l’occupazione e l’indotto che il nostro comparto genera e dall’altro producendo ricadute positive: attraverso i nostri dispositivi medici stiamo promuovendo questo salto di paradigma da una medicina che oggi tende a trattare le patologie e in alcuni casi a curarle verso una medicina che sia capace di prevenirle. E oggi, attraverso i dispositivi medici, questo è possibile farlo».
Nel vostro programma è indicata la necessità di una stretta collaborazione tra industria e ricerca pubblica. Cosa manca per una più proficua collaborazione?
«Innanzitutto manca la consapevolezza che il rapporto tra noi, i professionisti e i medici è una collaborazione virtuosa. Purtroppo non sempre viene vista così. Quindi se non si parte da questo presupposto non si riescono ad attuare quelle manovre che servono per potenziare il nostro mondo. Glielo spiego con un esempio pratico: l’Anac, l’autorità anti corruzione, sostiene che chi oggi abbia un rapporto di collaborazione con l’industria abbia un conflitto di interesse. E’ chiaro che se si parte da questo presupposto è difficile. Noi invece siamo molto decisi nel ribadire che l’innovazione nasce proprio da questa collaborazione perché senza di essa non può avvenire. Qual è il rischio: non è che non ci sarà più innovazione, l’innovazione ci sarà ma non ci sarà più innovazione attraverso la collaborazione tra industria italiana e professionisti italiani. Semplicemente si andrà a farla all’estero».
La sanità vale il 10% del Pil italiano, come mai però in questo momento c’è così poca attenzione dal mondo politico?
«Perché in questo momento la politica non ha ancora deciso come tornare, dopo anni di tagli, ad affrontare il problema della sanità e quindi, come sempre accade, si scappa».