Salute 28 Febbraio 2018 10:31

Elezioni, Maira (Civica Popolare): «Lotta alle droghe tra mie priorità. Ai giovani medici: impegnatevi per migliorare la sanità»

Il neurochirurgo corre alla Camera a Roma per la lista del Ministro della Salute Lorenzin. «Dobbiamo estirpare dalla mente dei nostri figli che lo sballo è essenziale per divertirsi» afferma. Sui vaccini: «Non farli significa mettere a rischio la vita di altre persone»

E’ uno dei luminari della Neurochirugia in Italia. Ha avuto tra i suoi pazienti personalità illustri come Giulio Andreotti, Francesco Cossiga e Oscar Luigi Scalfaro che nel 1998 gli ha conferito il titolo di Grand’Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana. Il professore Giulio Maira, neurochirurgo presso l’Istituto Clinico Humanitas di Milano, entra in politica con Civica Popolare, la lista del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin. È candidato alla Camera, nel proporzionale, nel collegio Roma 1. La sua attività è racchiusa in numeri da capogiro: ha effettuato 14500 interventi all’encefalo, mentre quelli effettuati sul rachide e sul midollo spinale sono oltre 2mila. Sul suo curriculum si può leggere anche il numero delle visite che fino ad oggi sono state effettuate: oltre 63mila. Al suo attivo anche un’intensa attività sociale: con la Fondazione Atena Onlus, da lui presieduta, promuove la ricerca nel campo delle Neuroscienze. Curiosa la scelta del nome, Atena, dovuto al collegamento tra la Neurochirurgia e la dea greca che, secondo la mitologia, Zeus generò dalla sua stessa testa. Spesso è nelle scuole a parlare agli studenti dei danni che alcol e droghe provocano al loro cervello. Fa anche parte della Congregazione per la Causa dei Santi.

Professore, com’è nata la sua candidatura e perché ha scelto di entrare in politica?

«Ho scelto di entrare in politica perché mi è stata avanzata la proposta dal Ministro della Salute. Ho ritenuto per un dovere sociale che morale di portare una competenza in politica. Mi sono occupato e mi occupo ancora di ospedali, di sale operatorie, di ricerca, di Università, ho una fondazione che fa attività nelle periferie, vado a parlare con i giovani delle droghe: il mio impegno sociale si è svolto finora in un ambito più ristretto ed entrare in politica mi permette di portarlo in un ambito più ampio. Ho scelto di entrare nella lista Civica Popolare del Ministro Lorenzin perché è uno schieramento moderato, uno schieramento che parla di cose concrete, che si occupa del benessere delle persone. Io sono stato coinvolto proprio per dare un contributo alla politica nell’ambito della scienza e della sanità proprio in un momento in cui si parla poco di scienza e sanità. E’ proprio di pochi giorni fa un articolo di Nature che sottolineava che nella politica italiana non si parla di scienza. Entrare dentro un movimento politico e dare un contributo ho ritenuto che fosse un dovere morale e sociale da non tralasciare».

Quali sono le priorità in sanità su cui si impegnerà qualora dovesse essere eletto?

«Ce ne sono parecchie. Il primo punto è quello di preoccuparsi della salute dei giovani e della lotta alle droghe. Un articolo sul Corriere della Sera titolava: ‘La lotta giusta e dimenticata contro le droghe’. Nessuno in questa campagna politica sta parlando della lotta contro le droghe. Ricordo soltanto che la preoccupazione che un ragazzo possa diventare preda di dipendenza è al 71% nella lista di preoccupazione delle famiglie, più della mancanza di lavoro. Ricordo che nel 2016 ben 650mila studenti hanno fatto uso di sostanze psicoattive e non mi riferisco solamente alla cannabis ma all’ecstasy, alla cocaina, all’eroina il cui consumo sta aumentando. Il concetto fondamentale è stabilire e ribadire che tutte le droghe fanno male: non c’è differenza tra droghe leggere e droghe pesanti, soprattutto nell’età dell’adolescenza in cui un ragazzo sviluppa la propria personalità e vede maturare il proprio cervello, qualunque droga interferisce con questo e compromette il futuro dei nostri ragazzi e quindi il futuro del nostro Paese. Non basta solo una lotta contro chi dà droghe ma anche un’attività culturale di convincimento, ribadire che è sbagliato sballarsi, che bisogna prendere la vita per le bellezze che ha e non perché ci si droga».

Nel Paese però è in corso una campagna per liberalizzare le droghe leggere

«La liberalizzazione delle droghe è un campo infinito. Io dico semplicemente, e questo vale anche per i vaccini, che bisogna rispettare i dati che ci fornisce la scienza. La scienza ci dice che le droghe fanno male. Un articolo del The New England Journal of Medicine, che è una delle riviste più importanti in materia, elenca una serie di venti punti negativi per quanto riguarda la cannabis. D’altra parte il primo ministro del Canada Justin Trudeau, che ha liberalizzato le droghe, ha ricordato che la cannabis fa male ai giovani e che la liberalizzazione riguarda solo persone che hanno raggiunto l’età adulta. Questo perché si sa che nell’età dell’adolescenza fa male. La campagna contro le droghe va fatta per evitare che i giovani cadano nella spirale dello sballo. Ma non è soltanto un problema di canne o di alcol. Dobbiamo estirpare dalla mente dei nostri figli che lo sballo è essenziale per divertirsi. Se togliamo tutto questo a quel punto non ci sarà bisogno né di canne, né di eroina, né di ecstasy. In California, dove è stato liberalizzata l’uso delle canne, sta aumentando l’uso dell’eroina. La controparte è una criminalità organizzata che, come diceva Borsellino, non si ferma mica perché noi liberalizziamo la cannabis. E’ una cosa residuale questa. La lotta dev’essere un po’ più intelligente, più completa».

Ci sono altre tematiche che le stanno a cuore?

«Le altre tematiche sono l’invecchiamento della vita e quindi il previsto aumento delle demenze e dei malati con Alzheimer che già in Italia sono oltre 600mila. Lo Stato deve arrivare preparato a questa calamità annunciata. Altro punto importante è fare in modo che ci sia una sanità di ottima qualità e uguale per tutti. Noi sappiamo che la sanità italiana è considerata tra le migliori del mondo, secondo numerose valutazioni, ma non ci possiamo accontentare. Ci sono sacche di inefficienza che penalizzano i cittadini di molte regioni, con liste di attesa lunghe, necessità o obbligo di spostarsi in altre regioni ma soprattutto il fatto che tutto questo sviluppa un senso di sfiducia verso le istituzioni e questo penalizza ulteriormente i pazienti di quelle regioni, che sono soprattutto le regioni del sud. Tutto questo lo si può migliorare se ci sarà la possibilità di un coordinamento tra le regioni. In questo momento la regionalizzazione della sanità impedisce al ministero e al governo centrale di poter apportare dei benefici o dei cambiamenti in una organizzazione che è molto molto regionalizzata. Un altro punto importantissimo su cui bisogna puntare è la prevenzione. E’ il primo dovere che lo Stato ha occupandosi di salute. Sappiamo che la prevenzione riduce di molto le malattie, questo è documentato statisticamente, riduce i costi per la salute e migliora la qualità della vita dei cittadini».

La sanità è un po’ scomparsa dai radar di questa campagna elettorale. L’unico tema di cui si parla è proprio quello dei vaccini. A tal proposito le chiedo: come spiega il montare del pregiudizio antiscientifico in questi ultimi anni?

«È per l’appunto un pregiudizio. Ci sono delle persone, anche medici, che hanno mandato in giro dei falsi miti. Atteniamoci ai dati scientifici: questi ci dicono che è necessario che ci sia un livello di immunità elevato contro certe malattie, che raggiunga almeno il 95% perché queste malattie non si diffondano ed è documentato che se si scende sotto il 95% le malattie aumentano. L’anno scorso abbiamo avuto circa 5mila casi di morbillo con 4 decessi, il che è nettamente superiore a quello che è accettabile in una società civile. La scienza ci dice anche che non è vero che ci sono rischi di malattie in conseguenze di vaccinazioni. Questi sono dati scientifici pubblicati su riviste scientifiche di altissimo valore. Bisogna attenersi a questo: la vaccinazione è anche un dovere sociale e solidale: non vaccinandosi mettiamo a rischio la vita di altre persone che per malattie o problematiche personali non possono sottoporsi alla vaccinazione».

Cosa si sente di dire ad un giovane medico che si affaccia adesso alla professione?

«Intanto che fare il medico è uno dei mestieri più belli del mondo. Bisogna essere preparati perché che non è vero che l’incompetenza permette di andare avanti. Bisogna attenersi moltissimo alla scienza. E soprattutto, come sta capitando a me grazie a Civica Popolare, bisogna impegnarsi perché migliori la situazione sanitaria del nostro paese. Impegnarsi significa anche fare ricerca: un consiglio che voglio dare ai giovani è quello di non accontentarsi semplicemente di quello che si conosce oggi ma fare ricerca per migliorare le conoscenze in ambito sanitario, favorire la ricerca di nuove terapie. La ricerca è importante perché è quella che fa crescere il nostro Paese».

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