Il presidente del Comitato Nazionale Radicali Italiani è l’estensore del programma della lista guidata da Emma Bonino. «Non servono più fondi ma bisogna spostarli sulla disabilità e sulla cronicità» afferma a Sanità Informazione
Lui è uno storico esponente del Partito Radicale, presidente del Comitato Nazionale di Radicali Italiani. In Parlamento è entrato per la prima volta nel lontano 1979, quando fu eletto in Senato. Oggi Marcello Crivellini è professore universitario, ha insegnato Analisi e Organizzazione di Sistemi Sanitari nel corso di Ingegneria Biomedica, presso il Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria (DEIB) della Scuola di Ingegneria Industriale e dell’Informazione del Politecnico di Milano. E, soprattutto, è uno dei principali estensori del programma della lista Più Europa capitanata da Emma Bonino e alleata del Pd di Matteo Renzi. «L’aumentare della durata della vita richiede uno spostamento di risorse a favore del sistema della disabilità e della cronicità», spiega a Sanità Informazione.
Professore, la sanità è un po’ sparita dall’agenda di questa campagna elettorale…
«Vedo che i partiti, tranne Più Europa, sono focalizzati solo sulla spesa, mentre guardando il panorama internazionale l’Italia è in media con i Paesi maggiormente sviluppati. Il problema quindi non è la spesa del Servizio sanitario nazionale che, con tutti i difetti, funziona relativamente bene: il vero problema è che il cittadino non conta assolutamente niente, ma conta solo chi è all’interno del sistema sanità. I partiti nelle regioni controllano la sanità e l’hanno trasformata in uno strumento elettorale. Da questo punto di vista tra destra e sinistra non vedo grandi differenze. Chi è assente è il cittadino che poi è quello che paga. Ha poco potere. Serve una modifica del Servizio sanitario nazionale: si dovrebbe dare più ruolo al cittadino garantendogli una maggiore informazione, perché l’altro difetto è che la sanità vive male qualsiasi strumento di valutazione, è abituata a essere autoreferenziale».
Se Più Europa va al governo, quale sarà il primo provvedimento che prenderete in ambito sanitario?
«Tutti i modelli internazionali dicono che nell’ambito della macroarea della Salute, la sanità conta per il 15-20%. In tutti i casi va potenziata e ammodernata ma soprattutto bisogna adeguarla alle esigenze di salute dei cittadini. Faccio un esempio: negli ultimi decenni, ormai è noto in tutto il mondo, la popolazione fortunatamente sta invecchiando perché si vive di più. Quindi diventano più importanti le malattie croniche e le disabilità mentre il settore della acuzie diventa meno importante: un anziano non ha tanto bisogno di andare in ospedale, ma in generale può avere bisogno di altre cure come l’assistenza domiciliare. La prima cosa che farebbe Più Europa è allocare le risorse diversamente, spostandone un po’ a favore del sistema della disabilità e della cronicità. Questo si dice poco perché i centri di potere e di spesa sono concentrati negli ospedali che sono circa la metà di tutta la spesa».
In sintesi, voi proponete meno politica nella sanità…
«Certo. Per esempio, sulla nomina dei direttori generali abbiamo una proposta: i dg siano scelti in base alle necessità dell’azienda da una serie di società internazionali di cacciatori di teste. Come ha fatto il Ministro Franceschini che ha trovato gente valida anche all’estero da mettere alla guida dei musei. Nella salute si dovrebbe seguire la stessa procedura, invece si fa ancora una scelta in base all’appartenenza politica o addirittura in base all’adesione di correnti all’interno dello stesso partito».