Salute 18 Settembre 2020 11:17

Ema dice sì all’uso del desametasone nei pazienti gravi con Covid-19

Mortalità ridotta del 35% rispetto alle terapie standard nei pazienti Covid in terapia intensiva. L’Ema, conclusi gli studi, ha detto sì al desametasone

Ema dice sì all’uso del desametasone nei pazienti gravi con Covid-19

L’Agenzia europea dei medicinali (Ema) ha dato il via libera all’uso del corticosteroide desametasone nei pazienti Covid-19 in terapia con ossigeno o ventilazione meccanica. Il Comitato per i medicinali per l’uomo (Chmp) dell’Ema ha completato la revisione dei risultati del braccio dello studio Recovery, che prevedeva l’uso del farmaco nel trattamento di pazienti con Covid-19 ricoverati in ospedale, e ha concluso che il desametasone può essere considerato un’opzione di trattamento per i pazienti che necessitano di ossigenoterapia.

L’Ema ne approva l’uso negli adulti e negli adolescenti, dai 12 anni di età e con un peso di almeno 40 kg, che si trovano in gravi condizioni. Il medicinale «può essere assunto per via orale o somministrato tramite iniezione o infusione (flebo) in vena. In tutti i casi, la dose raccomandata negli adulti e negli adolescenti è di 6 milligrammi una volta al giorno per un massimo di 10 giorni».

MORTALITÀ RIDOTTA NELLE TERAPIE INTENSIVE

I dati dello studio mostrano che, nei pazienti in ventilazione meccanica invasiva, il 29% di quelli trattati con desametasone è morto entro 28 giorni dall’inizio del trattamento, rispetto al 41% di quelli trattati con terapie standard, con una riduzione relativa di circa il 35%. Nei pazienti che ricevevano ossigeno senza ventilazione meccanica, i dati erano del 23% con il corticosteroide e del 26% con le terapie standard, con una riduzione relativa di circa il 20%.

Nessuna riduzione del rischio di morte, invece, nei pazienti che non ricevevano ossigenoterapia o ventilazione meccanica. «Le aziende che commercializzano medicinali a base di desametasone possono richiedere che questo nuovo uso venga aggiunto alla licenza del loro prodotto presentando una domanda alle agenzie nazionali dei farmaci o all’Ema», conclude l’Agenzia europea.

 

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