Salute 23 Dicembre 2014 18:32

Emergenza Ebola, la comunità scientifica italiana raccoglie la sfida

Intervista ai professori Guido Antonelli e Massimo Clementi: “Italia modello nella gestione integrata”

Emergenza Ebola, la comunità scientifica italiana raccoglie la sfida

Ebola continua a scuotere gli animi, nella ricerca di risposte, spiegazioni, soluzioni che la comunità scientifica è chiamata a dare, e su cui si interroga. L’Italia è stata già messa alla prova ed ha fatto i conti col suo primo contagiato, il medico siciliano di Emergency ricoverato allo Spallanzani di Roma, ora in via di guarigione. Una prova da cui il nostro sistema sanitario è uscito a testa alta.

Sanità Informazione, presente al recente Convegno organizzato dal San Raffaele di Milano, ha intervistato il prof. Guido Antonelli e il prof. Massimo Clementi, ordinari di Microbiologia e Virologia, rispettivamente all’Università La Sapienza di Roma e al San Raffaele di Milano, per approfondire questo tema di grande impatto per la salute pubblica, ma anche per la ricerca.  “Ci stiamo concentrando molto sull’indagine dei meccanismi patogenetici del virus – spiega Antonelli – Certo è che genera una grave infezione sistemica, dovuta al fatto che l’uomo non è un ospite naturale ma accidentale, e il virus, non adattandosi alla specie umana, diventa letale.” E per quanto riguarda la ricerca di una cura, Antonelli specifica che attualmente “molti vaccini e trattamenti terapeutici sono in fase 1, altri in fase 2 e 3, ma nessuno di questi è ancora arrivato alla fase di indicazione terapeutica. Ci vorrà del tempo, per far sì che vengano testati efficacemente prima di essere utilizzati su larga scala”.

Una delle sfide maggiori sta nel classificare le diverse reazioni dell’organismo al virus, e i fattori che le determinano. “Lo spiccato tropismo del virus verso cellule e tessuti dà luogo ad infezioni sistemiche ed induce una profonda immunosoppressione. Ma alcuni soggetti possono essere geneticamente meno suscettibili a questo tipo di azione, e reagire quindi in maniera diversa. L’idea prevalente nella comunità scientifica è che i meccanismi iniziali di controllo della risposta immunitaria siano determinanti per il decorso della malattia, e ciò dipende dall’assetto genetico. L’impegno delle istituzioni è evidente a livello internazionale, e il nostro Paese non è da meno, come sottolinea il prof. Clementi:  “L’emergenza è gravissima, a livello internazionale, tant’è vero che l’OMS ha assunto in prima persona il coordinamento delle operazioni. Al tempo stesso è un’occasione per valutare in che modo il nostro Paese e le sue strutture sanitarie affrontano questo tipo di criticità. L’Italia è considerata un modello, in questo senso, e in effetti la nostra risposta si è dimostrata efficiente sotto molti aspetti. Ora la palla passa alla comunità scientifica, per sciogliere i nodi ancora irrisolti”.

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