È stato individuato il primo caso di peste suina africana a Roma su un cinghiale morto. Marco Melosi, presidente Associazione nazionale medici veterinari italiani: «il virus non colpisce l’uomo, ma con mutazioni genetiche possibile spillover»
Il caso di peste suina africana rilevato ieri a Roma su un esemplare di cinghiale morto, il primo al Centro Sud, inizia a sollevare timori anche per la salute pubblica. Perché oltre ai chiari rischi per gli allevamenti, e quindi per l’economia, in molti si chiedono se questo virus possa in qualche modo colpire anche l’uomo. «Il virus della peste suina è ‘specie specifico‘, cioè colpisce i cinghiali e i maiali e non l’uomo», chiarisce subito Marco Melosi, presidente Associazione nazionale medici veterinari italiani. «Da questo punto di vista quindi non ci sono pericoli», aggiunge. «Nessun pericolo anche nel caso in cui l’uomo consumi carne infetta proprio perché il virus non colpisce l’uomo», specifica Melosi.
Quello però che non possiamo prevedere è il tanto temuto salto di specie. «Lo spillover è causato da mutazioni genetiche che sono imprevedibili», spiega Melosi. E il fatto che i cinghiali in giro per Roma siano tanti, il timore che si sviluppi una forma di peste che possa colpire l’uomo non è assurdo. Secondo le stime di Coldiretti, nella Provincia di Roma, si aggirerebbero qualcosa come oltre 20mila esemplari di cinghiale. Per fortuna però non sembrano esserci casi tra i maiali.
In altre aree d’Italia l’emergenza peste suina va avanti da diverso tempo, come in Liguria e Piemonte. I contagi complessivi riscontrati a partire dal primo ritrovamento, il 27 dicembre scorso, sono 113, dei quali 69 in Piemonte e 44 in Liguria. L’area colpita dalla malattia parte dalla provincia di Genova e si estende in direzione del Piemonte fino a Serravalle Scrivia (Alessandria). Ora si aggiunge il caso di Roma, nella riserva naturale dell’Insugherata, 740 ettari, nel territorio del comune di Roma. Ad annunciare il caso il commissario nazionale straordinario per l’emergenza, Angelo Ferrari che oggi dovrebbe effettuare un sopralluogo. La Regione Lazio sapere fa che ha riunito la Task force, nel raccordo con il Commissario e ha messo a disposizione il numero verde della Protezione Civile regionale (803555) per segnalare eventuali ritrovamenti di animali morti.
È stato deciso inoltre, prosegue la Regione Lazio «di individuare, sulla base delle carcasse rinvenute, l’area da perimetrare e consentire gli interventi che il commissario nazionale adotterà». Il caso romano è sotto l’attenzione anche del gruppo di esperti del ministero della Salute che lavora sulla peste suina. È stato inoltre attivato il monitoraggio sulla zona e sono state avviate anche le procedure di notifica europea. «È necessario contenere la diffusione del virus e per farlo è necessario contenere gli animali», dice Melosi. «In assenza di barriere architettoniche e naturali bisognerà ricorrere all’utilizzo di reti. Ogni animale infetto – conclude – va individuato e abbattuto».
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