L’esperto: «Già nel mese di maggio l’Iss aveva stimato un aumento del 30% dei disturbi del comportamento alimentare come conseguenza diretta del lockdown. Nei mesi successivi, nonostante l’allentamento delle restrizioni, le richieste di assistenza nei centri di cura specializzati sono aumentate in modo esponenziale e continueranno a crescere»
Ha le stesse caratteristiche della tossicomania, ma il soggetto che ne è affetto non è alla ricerca di sostanze stupefacenti: ha un bisogno incontrollato di dolciumi e cibi spazzatura. «Si chiama disturbo da alimentazione compulsiva ed è un’alterazione patologica del comportamento alimentare che può assumere forme gravi tanto quanto l’anoressia e la bulimia», spiega Leonardo Mendolicchio, esperto di disturbi del comportamento alimentare presso l’ospedale Piancavallo (VB) Istituto Auxologico Italiano.
È difficile stimare quante siano le persone che ne soffrono, ma di certo tutti i disturbi del comportamento alimentare sono in ascesa: «Già nel mese di maggio l’Istituto Superiore di Sanità aveva stimato un aumento del 30% come conseguenza diretta del lockdown – continua lo specialista -. Nei mesi successivi, nonostante l’allentamento delle restrizioni, le richieste di assistenza nelle cliniche e nei centri di cura specializzati in disturbi alimentari sono aumentate in modo esponenziale. Ed è molto probabile che entro un anno i numeri continueranno a peggiorare, tanto che il territorio deve prepararsi ad affrontare questa nuova ondata, non solo in termini di diagnosi precoce, ma anche di posti disponibili all’interno di strutture specializzate».
Anche gli ultimi dati sull’obesità infantile, elaborati da Okkio alla Salute, il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro per la Prevenzione delle malattie e Promozione della Salute (CNaPPS) dell’Iss, confermano lo stesso trend. In Italia, il 20,4% dei bambini è in sovrappeso, il 9,4% obeso e il 2,4% gravemente obeso. Percentuali così alte da piazzare il Belpaese tra i Paesi europei con i valori più elevati di eccesso ponderale nella popolazione in età scolare. «L’alimentazione compulsiva è molto diffusa tra i giovanissimi e si manifesta proprio attraverso una malnutrizione per eccesso – commenta Mendolicchio -. Il preludio è spesso l’emotional eating, un comportamento alimentare attraverso il quale un individuo risponde ad una situazione emotivamente carica e stressante alimentandosi in modo incontrollato e ipercalorico, anche in assenza di fame. Si mangia non per saziarsi, non per convivialità, ma per regolare gli stati emotivi interni. E la pandemia da Covid-19 ha avuto la capacità di scatenare anche effetti di questo tipo».
Lo stress da isolamento e la paura di essere contagiati, ovviamente, non hanno lo stesso effetto su chiunque. «Sono coloro che già soffrivano di un disturbo alimentare o che comunque non avevano un rapporto sano con il cibo ad aver aggravato la loro condizione – sottolinea Mandolicchio -. Anoressia e bulimia sono peggiorati sia perché l’impossibilità di avere una vita sociale regolare ha aumentato i livelli di ansia e di angoscia, sia perché l’interruzione di alcuni servizi ha ridotto le intensità delle cure. Chi invece aveva un equilibrio nutrizionale non chiaramente sintomatico, ma comunque problematico, è facile che abbia riversato i suoi stati d’animo negativi sul cibo, mangiando troppo e male. Tentazione aggravata dalla aumentata disponibilità di scorte in casa: uno dei primi effetti della pandemia, infatti, è stato proprio l’assalto ai supermercati, che sono stati letteralmente svuotati nel giro di pochi giorni».
Nonostante i sintomi della malnutrizione per eccesso siano chiari, sono difficilmente identificati ed accettati: «La maggior parte della popolazione non riconosce la fame compulsiva tra i disturbi alimentari – dice lo specialista -. Invece, questo comportamento va trattato alla stessa stregua di bulimia e anoressia, con un approccio terapeutico che integri psicologia, psichiatria e nutrizione. I bambini obesi vanno tenuti sotto controllo ed aiutati a rimettersi in forma, per evitare che da adulti continuino ad avere chili di troppo. La malnutrizione per eccesso non è un problema che si riversa sulla salute individuale, ma su tutta la sanità pubblica – conclude Mendolicchio – che si ritroverà a gestire una popolazione sempre meno sana».
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