Il presidente dell’Associazione Medici Endocrinologi: «Nessuna controindicazione ai vaccini, solo rare segnalazioni di tiroiditi subacute. Nel post-Covid non sono stati rilevati peggioramenti delle endocrinopatie pregresse»
In Italia sono più di 3 milioni e mezzo le persone che soffrono di diabete, cifra cresciuta del 60% dal 2000 al 2019. In questo periodo i diabetici sono passati dal 3,8% della popolazione al 5,8%. Tutti pazienti considerati ad alto-rischio in caso di infezione da Sars-CoV-2. Così come gli obesi o chi soffre di malnutrizione. Condizioni diffuse che hanno reso necessario l’intervento degli specialisti in endocrinologia, schierati in prima linea nella lotta al Covid-19 fin dalle prime fasi dell’emergenza.
«Endocrinopatie e Covid-19 è un binomio che, nel corso della pandemia, in particolar modo durante la prima fase in cui il virus era totalmente sconosciuto, ha creato più volte dubbi e timori – spiega Franco Grimaldi, presidente dell’AME, l’Associazione Medici Endocrinologi -. A temere per la loro salute erano soprattutto i pazienti affetti da diabete e, più in generale, da tireopatie. Queste paure, nel corso dei mesi, non si sono rivelate del tutto infondate: le condizioni dei pazienti affetti da diabete (soprattutto nelle sue forme più complesse), obesità o ipertensione che contraggono il Covid-19 tendono ad aggravarsi con maggiore facilità, sia tra i degenti in area medica che tra i ricoverati nei reparti di terapia intensiva».
Ma una buona notizia c’è: così come dichiarato dalla European Society of Endocrinology, che ha valutato le pubblicazioni disponibili su efficacia e sicurezza dei vaccini a mRNA contro il Sars-CoV-2, «per i soggetti affetti da tiroidite cronica autoimmune, malattia di Basedow, malattia di Addison, adenomi ipofisari, obesità e diabete (sia tipo 1 che tipo 2), in condizione di compenso clinico-terapeutico, non sarebbero previste raccomandazioni differenti dal resto della popolazione generale non affetta da endocrinopatia relativamente alla vaccinazione anti-Covid-19».
«Nei diabetici – aggiunge Grimaldi – la protezione vaccinale è ritenuta prioritaria. Pur consapevoli che le persone vaccinate possono ugualmente contrarre il virus (in particolare nelle sue varianti) la vaccinazione resta l’arma più efficace contro le forme più gravi della malattia».
Anche per i pazienti affetti da tireopatie non c’è nessuna controindicazione al vaccino anti-Covid: «Chi soffre di tireopatie non presenta gravi alterazioni del sistema immunitario, ma ha una semplice infiammazione cronica della tiroide. Tanto che, superati gli infondati allarmismi diffusi durante le prime fasi della campagna vaccinale, i vaccini si sono mostrati efficaci e privi di effetti collaterali significativi anche tra questa categoria di pazienti. Sono risultate rare le segnalazioni di pazienti che hanno manifestato delle tiroiditi subacute, delle infiammazioni della tiroide che si sono risolte nel giro di alcuni giorni con trattamento cortisonico, a seguito dell’inoculazione del vaccino».
Seppure più a rischio di complicanze a seguito di infezione da Sars-CoV-2, i pazienti affetti da endocrinopatie sembrano non essere maggiormente esposti a long-Covid e sindrome da post-Covid rispetto alla popolazione in generale. «A guarigione avvenuta, nella fase cosiddetta post-covid – spiega il presidente AME – sono state segnalate diverse sintomatologie, dalla più diffusa astenia fino a disturbi di maggiore severità. Ma la valutazione endocrina e della funzionalità delle ghiandole endocrine di tutti questi pazienti non ha evidenziato nulla di patologico: l’infezione da Covid-19 non sembra peggiorare le endocrinopatie pregresse. Nonostante questi prime osservazioni siano del tutto incoraggianti va sottolineato che pazienti fragili affetti da diabete di tipo 1, quindi insulino-dipendenti, che manifestano una serie di complicanze legate alla patologia cronica di cui soffrono, come obesità, ipertensione, insufficienza renale – conclude – devono necessariamente essere sottoposti a follow-up periodici».
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