«È necessario disegnare programmi di intervento per le coorti di nascita identificate dal Decreto “Milleproroghe” di febbraio, coordinando anche l’attuazione proattiva dello screening nelle popolazioni chiave, tra cui tossicodipendenti e detenuti», sottolinea Loreta Kondili, Centro Nazionale Salute Globale Ist. Superiore di Sanità
L’Epatite C e le sfide poste da questa infezione sono state al centro della Tavola Rotonda online di questa mattina “Dal Decreto attuativo sullo screening all’obiettivo finale ‘to cure’: percorso condiviso e condivisibile a livello Centrale e Regionale”, con Responsabili Scientifici la dott.ssa Loreta Kondili, Medico Ricercatore presso il Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità e Responsabile della Piattaforma Italiana per lo studio delle Terapie delle Epatiti ViRali (PITER), e il Prof. Massimo Andreoni, Direttore Scientifico SIMIT.
All’iniziativa, organizzata con il contributo non condizionato di Gilead Sciences, hanno partecipato i rappresentanti delle Società Scientifiche operanti nel settore: Prof. Sergio Babudieri, Direttore Scientifico SIMSPe; Prof. Massimo Galli, Past President SIMIT; Dr. Claudio Leonardi, Presidente SiPaD; Prof. Francesco Saverio Mennini, Presidente SiHTA; Dr. Felice Nava, FeDerSerD; Dr. Alessandro Rossi, SIMG; Prof. Francesco Paolo Russo, AISF; Alessandra D’Alberto, Ministero della Salute; Dr. Ivan Gardini, Presidente dell’Associazione dei pazienti EpaC Onlus; rappresentanti delle istituzioni. Il resoconto di questo webinar sarà la base di un documento intersocietario indirizzato al Governo, al Parlamento e a tutte le Regioni per mettere in atto le iniziative volte a realizzare uno screening attivo ed efficace come previsto dal Decreto Milleproroghe.
«Una vita senza HCV è oggi un obiettivo raggiungibile, ma è cruciale che si definiscano politiche sanitarie per far emergere il sommerso e simultaneamente si garantisca l’accesso al trattamento a tutti gli individui infetti – sottolinea Loreta Kondili – La flessione registrata in questi mesi rispetto ai trattamenti avviati e la disomogeneità di accesso sul territorio nazionale è fonte di forte preoccupazione. Seppure lo stanziamento approvato per lo screening permetterà di dare grande impulso agli interventi per l’eliminazione dell’epatite C nel nostro Paese entro il 2030, nel rispetto delle indicazioni dell’OMS, non bisogna abbassare la guardia. Siamo inoltre consapevoli che per l’individuazione dei pazienti da trattare è indispensabile una stretta triangolazione tra il mondo scientifico, quello sanitario, anche a livello locale, e le istituzioni politiche. È necessario, infatti, disegnare programmi di intervento per le coorti di nascita identificate dal Decreto “Milleproroghe” di febbraio scorso come progetto sperimentale per i primi anni, coordinando anche l’attuazione proattiva dello screening nelle popolazioni chiave, tra cui tossicodipendenti e detenuti nelle carceri, superando così le falle organizzative ancora presenti».
«Lo screening – continua Kondili – ha come obiettivo finale “la cura”, ossia l’eliminazione dell’infezione che si realizza attraverso un immediato linkage-to-care. I percorsi indicativi per le Regioni sono riportati nel decreto attuativo, ma bisogna accompagnarli con direttive specifiche e dettagliate. L’obiettivo si raggiungerà solo con un coordinamento efficace che vede le Regioni e il territorio protagonisti. Un fondo ad hoc, le cui risorse siano destinate all’acquisto di farmaci oltre che all’implementazione del case finding e del linkage-to-care, è indispensabile per l’eliminazione del virus».
L’impegno dell’Istituto Superiore di Sanità nella lotta all’Epatite C nel fornire le basi scientifiche per politiche di screening efficaci ai fini dell’eliminazione del virus è stato confermato anche dal suo Presidente Silvio Brusaferro, il quale ha sottolineato l’urgenza di agire attraverso lo screening sulle key population e su altri gruppi di popolazione generale dove l’Epatite C ha un’alta prevalenza. Il raggiungimento dell’eliminazione dell’Epatite C avrà effetti importanti sulla morbilità e mortalità per malattie del fegato, sulla salute in generale, sulla spesa sanitaria e sulla richiesta di trapianto di fegato.
I dati dei pazienti trattati con i nuovi farmaci DAA per Epatite C sono oltre 215mila: numeri importanti ma non ancora sufficienti per arrivare a un’eliminazione del virus dal nostro Paese. «Avevamo accumulato un vantaggio importante, ma durante l’ultimo anno la pandemia ha bloccato per mesi screening e trattamenti, mettendo un freno preoccupante – evidenzia il Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri – Resta poi l’impellenza di individuare il sommerso, circa 300mila persone, per cui serve un impegno notevole. Sono state già avviate numerose iniziative per diffondere gli screening sul territorio, ma queste attività dovranno moltiplicarsi ulteriormente. Per quanto riguarda il Decreto attuativo che dovrà rendere disponibili i 71,5 milioni di euro stanziati con l’emendamento di febbraio al Decreto Milleproroghe per gli screening, il 18 settembre, il Ministero della Salute, ha stabilito l’istituzione di un tavolo di lavoro per definire un decreto interministeriale che identifichi norme, criteri e modalità per l’attuazione degli screening. Non è adesso più prorogabile perché è necessario dare una risposta alla lotta contro l’Epatite C».
«Non c’è più tempo da perdere nel procedere all’attuazione delle disposizioni previste nel Decreto Milleproroghe – ha sottolineato l’On. Elena Carnevali, membro della XII Commissione Affari Sociali – L’epatite C è un problema di Salute Pubblica e non possiamo perdere il capitale acquisito negli ultimi anni. Fare prevenzione e individuare il sommerso significa garantire qualità di vita più elevata grazie ai nuovi trattamenti. Credo che l’approvazione del Decreto da parte del Ministero della Salute sia questione di ore: successivamente ci sarà una grande attività per arrivare a una firma del Decreto attuativo da parte del MEF. Serve però una regia ben definita tra Stato e Regioni, che deve essere fondata su tre pilastri: prevenzione e screening, presa in carico, terapia. Un altro obiettivo è quello di raggiungere un’omogeneità di presa in carico e condivisione di PDTA su tutti i territori».
«Nonostante l’attenzione pubblica sia quasi esclusivamente rivolta a gestire l’emergenza Covid, non possiamo dimenticare gli altri pazienti. Tutte le altre malattie non sono sparite, anzi – ha commentato l’On. Beatrice Lorenzin, Membro V Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione, già Ministro della salute e responsabile salute del Partito Democratico – Dobbiamo portare avanti azioni attive e concrete affinché la programmazione del Servizio Sanitario Nazionale eviti un corto circuito delle strutture sanitarie. In questo senso, la pandemia non deve costituire un ostacolo, ma uno stimolo, anche dal punto di vista culturale: la prevenzione, centrale nella gestione del Covid-19, deve tornare protagonista nella salute pubblica, coordinata in modo più forte a livello centrale per evitare la diffusione di nuovi e vecchi virus e infezioni, in quanto è lo strumento che nel tempo permette la sostenibilità del sistema stesso».
L’epatite C è un importante problema di salute pubblica. L’importanza di intervenire per tempo è data dalle conseguenze, anche letali, che il virus può provocare nell’organismo: nel 70-80% dei casi si associa almeno ad una comorbidità e provoca un incremento della mortalità sia per cause epatiche sia extraepatiche. Oltre a epatite cronica, cirrosi ed epatocarcinoma, l’Epatite C è responsabile anche di patologie extraepatiche come crioglobulinemia, diabete, arteriosclerosi, infarto, scompenso cardiaco, ictus ischemico, patologie renale e neuro-pschiatriche. L’impegno nella lotta a questo virus deve dunque essere prioritario, tanto più che i progressi scientifici hanno fornito strumenti senza precedenti, quali i nuovi farmaci antivirali ad azione diretta (DAA), che permettono di eradicare il virus in maniera definitiva, in poche settimane, con trattamenti gratuiti e senza effetti collaterali. Tuttavia, restano le difficoltà nell’individuazione del “sommerso”, ossia coloro che sono affetti dal virus senza esserne consapevoli, aggravate dalla pandemia, che in questo 2020 ha ridotto screening e trattamenti di oltre il 90%. Anche il conferimento del premio Nobel per la Medicina 2020 ai tre scopritori del virus ne indica la rilevanza globale.
In questo quadro non semplice, si sta tentando di sfruttare ogni opportunità per recuperare terreno. Uno spunto nasce proprio dalla rilevazione sierologica in corso per l’infezione da Sars-Cov-2, che può essere utilizzata anche per la ricerca degli anticorpi dell’Epatite C. Tra gli esperimenti in corso su questo fronte, l’indagine sierologica avviata in alcuni paesini della Lombardia e guidata dal Prof. Massimo Galli, Past President SIMIT, che ha fatto emergere decine di casi positivi.
Di HCV si è parlato molto nell’ambito del Global Health – Festival della Salute Globale; in particolare, è stato al centro della sessione “Alla ricerca del virus”, con interventi del Viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, della dott.ssa Loreta Kondili, della dott.ssa Barbara Suligoi, Responsabile del Centro Operativo AIDS dell’ISS, del DG di Gilead Sciences Italia Valentino Confalone. Il dibattito ha riguardato i tre virus che sono testimonianza diretta della globalizzazione in epoche diverse: Sars-Cov2, HCV e HIV.
Inoltre, il 4 novembre a Firenze è ripartito il Lab Mobile “Insieme contro l’AIDS e l’Epatite”: l’iniziativa, realizzata con il contributo non condizionato di Gilead Sciences, in collaborazione con la Caritas e i volontari del Cuamm, e con la richiesta di patrocinio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità, è stata promossa dalla SIMG – Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, con il patrocinio della SIMIT e dell’AISF e di Fondazione The Bridge. Lo scopo del Lab è quello di sensibilizzare la popolazione sui corretti atteggiamenti di prevenzione per le malattie infettive, di informare su quelli che sono i rischi concreti, di effettuare screening per scoprire il sommerso di Epatite C e HIV e di indirizzare i soggetti affetti da queste infezioni verso il linkage-to-care. Il Lab Mobile si ritrova proprio questa settimana in Piazza San Pietro per la Giornata dei Poveri e presto abbraccerà diverse parrocchie in molte altre piazze d’Italia: sarà a Firenze dal 21 al 29 per il Congresso SIMG e poi a Bologna dal 13 Dicembre per il Congresso SIMIT.
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