I casi di epatite misteriosa continuano a salire e l’Associazione italiana per lo studio del fegato invita a non abbassare la guardia
Aumentano le segnalazioni di epatiti acute severe di origine sconosciuta nei bambini. Sono per la maggior parte casi lievi, ma non si dovrebbe interrompere il monitoraggio. Questo è il messaggio lanciato dagli epatologi dell’Associazione italiana per lo studio del fegato (Aisf) in occasione del webinar «Epatiti acute pediatriche». L’allarme è stato dato per la prima volta a fine 2021 dopo la segnalazione in Alabama di 9 bambini con epatite acuta severa di causa non nota, due dei quali hanno necessitato di un trapianto di fegato. La questione è rimasta inizialmente limitata agli USA . Non era emersa in Europa fino a marzo 2022, quando in Scozia sono stati segnalati 10 bambini con epatiteo.
«Questi due cluster epidemiologici – spiega Mara Cananzi, epatologa e gastroenterologa pediatrica presso l’Azienda Ospedaliera Università di Padova – avevano molte caratteristiche in comune: rappresentavano un picco rispetto all’incidenza delle epatiti acute di quelle zone geografiche; riguardavano bambini piccoli sotto ai 6 anni; avevano forme severe con evoluzione verso l’insufficienza epatica con necessità di trapianto di fegato, non erano riconducibili a infezioni da virus epatotropi maggiori (A-E) né alle comuni cause di epatite acuta in età pediatrica». Lo scorso 5 aprile, dopo la segnalazione scozzese, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un’allerta epidemiologica internazionale. Da quel momento sono aumentate notevolmente le segnalazioni.
«I casi si sono ampliati dapprima nel Regno Unito, unico paese con un picco epidemiologico reale rispetto agli anni precedenti», dice Cananzi. «Hanno fatto seguito segnalazioni dal resto d’Europa (soprattutto in Spagna, Italia, Belgio, Olanda, Portogallo, Svezia, Danimarca) e da altre zone del mondo. I casi sono saliti a circa 400, ma è un numero, seppure reale e fornito da fonti autorevoli, che fa riferimento a segnalazioni non sempre approfondite o ben caratterizzate. L’epidemia – continua – c’è stata effettivamente nei primi due cluster, mentre serve più prudenza negli altri Paesi, dove non è stato ancora confermato un vero e proprio picco epidemico e bisogna attendere che le segnalazioni vengano confermate».
«L’eziologia di questi casi di epatite acuta severa nei bambini – aggiunge Cananzi – è ancora in via di definizione. Al momento una delle ipotesi prevalenti è quella di un’infezione virale (o di una sindrome post-infettiva) causata da un singolo virus o da più virus concomitanti in bambini piccoli la cui esposizione infettivologica è stata limitata nel corso della pandemia Covid-19. Attualmente il virus maggiormente indagato è l’adenovirus, comunemente responsabile di diversi tipi di infezione nei bambini, ma ulteriori studi sono necessari per confermare tale ipotesi. Al contrario è stato già escluso un ruolo della vaccinazione anti-Sars-CoV-2».
«La probabilità che si arrivi al trapianto di fegato varia a seconda delle diverse casistiche dal 5 al 12% (solo in Alabama il 20% dei bambini colpiti ha richiesto il trapianto di fegato)», spiega Cananzi. «Questi numeri sono comparabili a quelli dei bambini con insufficienza epatica acuta in cui il rischio di trapianto di fegato – prosegue – può raggiungere il 20-30%, ma nettamente superiori a quelli comunemente osservati nei casi di epatite acuta di origine virale in età pediatrica. Occorre dunque verificare che i casi che stanno emergendo in queste settimane siano effettivi e valutarne accuratamente la gravità».
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