Con un’ordinanza del ministro Speranza da mercoledì 5 regioni entreranno in zona arancione e la PA di Bolzano in zona rossa. L’invito è di ridurre i contatti drasticamente
Abruzzo, Basilicata, Liguria, Toscana e Umbria diventano regioni arancioni e la provincia autonoma di Bolzano entra in zona rossa. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato l’ordinanza nella serata di ieri, dopo l’esame dei dati elaborati dalla Cabina di regia. I provvedimenti per le regioni entreranno in vigore da mercoledì 11 novembre.
Gli ultimi riferimenti si basano sui dati del periodo 26 ottobre – 1 novembre, che riportano persone che hanno probabilmente contratto l’infezione nella prima parte dello scorso mese. I rilevamenti non sono positivi: «L’epidemia in Italia è in rapido peggioramento su tutto il territorio nazionale». La maggior parte delle regioni è compatibile con uno scenario 3, ma con una velocità di trasmissione così elevata che quelle che si accostano allo scenario 4 sono in rapido aumento.
«Tutte le regioni – si legge – sono classificate a rischio alto di una epidemia non controllata e non gestibile sul territorio o a rischio moderato con alta probabilità di progredire a rischio alto nelle prossime settimane». L’incidenza cumulativa è passata a 523,74 per 100mila abitanti tra il 19 ottobre e il 1 novembre. I casi sintomatici sono aumentati a 129,238 (contro i 54mila della prima parte di ottobre) secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità. L’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari all’1,72, singolarmente anche nella maggior parte delle regioni si supera l’1,5. Per 9 regioni è stata segnalata l’allerta nella resilienza dei servizi sanitari territoriali.
La criticità nel riportare i dati con tempestività si rileva ancora, così come quella nella completezza degli stessi. Anche la scorsa settimana i ritardi sono stati importanti per il sistema di monitoraggio. Questa, secondo il documento Iss, è un’ulteriore prova della «generale criticità di resilienza diffusa su tutto il territorio nazionale e dovuta alla gravità della situazione epidemiologica». Come conseguenza questo può portare ad una sottostima della velocità di trasmissione e dell’incidenza.
Resta stabile la percentuale di casi rilevati con contact tracing di casi positivi, al 19,5%; al 35,1% quella dei casi rilevati alla comparsa dei sintomi e stabile al 27,4% quella dei casi rilevati tramite screening. Resta un importante 18% di nuovi positivi di cui non è riportato il motivo di accertamento diagnostico. In alcune regioni, inoltre, l’80% dei nuovi casi non è riconducibile a catene di trasmissione già note: questa settimana sono 74,967 contro i 49.511 della settimana precedente.
«Si conferma – si legge ancora – che è necessaria una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone in modo da alleggerire la pressione sui servizi sanitari. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile».
Per le Regioni/PA classificate a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto nel prossimo mese, data l’elevata trasmissibilità e la probabilità elevata di un imminente passaggio alla classificazione di rischio alto, «si raccomanda di considerare di anticipare rapidamente le misure previste per il livello di rischio alto ed il corrispondente scenario».
Iscriviti alla Newsletter di Sanità Informazione per rimanere sempre aggiornato