Salute 2 Dicembre 2022 09:44

Epidemia influenzale: in tilt il pronto soccorso del Buzzi. Zuccotti: «Mancano medici sul territorio»

Dopo la denuncia di una mamma (su Twitter) sui tempi di attesa per lei e il suo bambino con febbre alta a Milano, abbiamo indagato. Nuove forme virali nei bambini anche molto piccoli stanno mettendo a dura prova il sistema sanitario lombardo. Anche il Buzzi, eccellenza pediatrica, con 144 accessi in 24 ore e 47 codici gialli deve fare i conti con le criticità della medicina territoriale che ha nella carenza di personale il primo grave problema da risolvere

Epidemia influenzale: in tilt il pronto soccorso del Buzzi. Zuccotti: «Mancano medici sul territorio»

Bambini con febbre molto alta e lunghe ore di attesa in Pronto soccorso: questo lo scenario che si è ripetuto negli ultimi giorni all’ospedale Buzzi di Milano. Il centro pediatrico per eccellenza del capoluogo lombardo ha registrato in pronto soccorso una situazione di sofferenza a causa di una epidemia influenzale che ha colpito bambini anche molto piccoli. A sollevare la questione un post scritto da una mamma su Twitter che ha denunciato l’episodio e puntato il dito contro la sanità lombarda.

«Due pediatri fissi per 24 ore in pronto soccorso non bastano, mancano medici sul territorio»

«Mancano i medici sul territorio per la prima risposta, e di conseguenza anche i casi meno gravi si rivolgono all’ospedale. È accaduto in molte strutture e anche al Buzzi, che è diventato il punto di riferimento per molti, pure fuori città – spiega Gian Vincenzo Zuccotti, direttore della pediatria e del pronto soccorso pediatrico dell’ospedale pediatrico Buzzi di Milano -; se a questo aggiungiamo una epidemia molto forte di diverse forme virali, tra cui quella influenzale, che sta interessando il paese nelle ultime settimane, è evidente che il sistema va in difficoltà e si genera un’attesa che purtroppo sui codici minori diventa importante».

La questione è delicata e mette in luce tutte le fragilità di un sistema sanitario che ha nella carenza di medici il primo grave problema da risolvere. «Da tempo sto cercando di organizzare un servizio per ridurre questi disagi – riprende Zuccotti -,  ho inserito in turno due pediatri fissi 24 ore su 24 in Pronto soccorso, uno sforzo che pochi ospedali riescono a fare. Addirittura, sto cercando nelle ore più critiche di arrivare a tre, ma questo poi apre il tema degli spazi ambulatoriali insufficienti».

144 accessi in pronto soccorso in 24 ore

144 accessi al Pronto soccorso nelle ultime 24 ore di cui 47 in codice giallo, numeri che sintetizzano un problema oggettivo di difficile soluzione: «La realtà è che siamo di fronte ad una coperta troppo corta – ammette Zuccotti – abbiamo dovuto persino convertire l’atrio in sala d’attesa nei momenti più critici, se poi arrivano casi gravi è evidente che fanno da tappo ai codici verdi e bianchi e i tempi di attesa si allungano». Una risposta potrebbe arrivare dalle case di comunità, pensate proprio per aumentare i servizi sul territorio ed alleggerire il carico nel Pronto soccorso. Il progetto però ancora non è decollato. «Sulla carta l’idea è buona, ma il problema è che poi non ci sono medici a sufficienza per rendere il servizio operativo – riflette a voce alta il direttore della pediatria del Buzzi -. Il tema vero è che in questo momento abbiamo una forte criticità sul personale che va ad impattare su un sistema organizzativo, soprattutto territoriale che deve essere ripensato».

«Sistema territoriale da riorganizzare»

Carenza di personale sanitario medico e infermieristico, sistema territoriale da riorganizzare e epidemia virale importante hanno creato una congiuntura per cui anche uno dei migliori ospedali pediatrici al mondo (è 43° nella classifica dei centri specialistici pediatrici) è andato in sofferenza. «C’è gente che giustamente si lamenta, ma tanti altri che sono contenti e ringraziano per la cura e l’attenzione che ricevono al Buzzi – fa notare Zuccotti -. Purtroppo, certe situazioni non dovrebbero essere gestite in ospedale, ma sul territorio. Questo permetterebbe a tutti di lavorare con maggiore serenità».

Dopo due anni di Covid nuove forme virali

Tutta colpa del Covid si potrebbe pensare, ed invece questa volta la pandemia ha un ruolo secondario. «Il Covid, in questo momento, è marginale – evidenzia il direttore del Pronto Soccorso del Buzzi -, oggi altre forme virali sono prevalenti, si tratta di virus che tornano ad essere presenti dopo due anni in cui a causa del lockdown siamo stati risparmiati». Il temutissimo virus Sars-CoV-2 ha lasciato dunque il passo ad altri di ritorno nella nostra atmosfera dopo l’isolamento e la protezione con le mascherine adottata per oltre 24 mesi. «Che ci piaccia o no, dobbiamo convivere con questi virus, l’isolamento ha protetto ma al tempo stesso generato una popolazione più suscettibile e di conseguenza una volta allentate le protezioni, i virus ci presentano il conto. È bene quindi non abbassare la guardia, ma proteggere le persone più fragili con il vaccino e mantenere l’utilizzo delle mascherine almeno in ospedale».

 

 

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