Presentato al Senato il documento di farmacologia che arriva dopo le decisioni dell’Aifa. Gli esperti d’accordo: «Occorre più confronto»
C’era persino sconcerto e sicuramente delusione fra i toni sentiti oggi in sala Caduti di Nassirya al Senato della Repubblica: su iniziativa del senatore Marco Siclari (Forza Italia), membro della commissione Igiene e Sanità della camera alta, si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del documento di farmacologia “Equivalenza Terapeutica dei farmaci anti-Hcv: considerazioni farmacologiche e farmaco-economiche”. Un momento per approfondire un tema delicato e piombato al centro delle cronache anche politiche, visto che l’addio al gruppo di Liberi e Uguali della deputata Michela Rostan sarebbe dipeso proprio da un irriducibile dissenso di fondo su questo dossier.
Attesa e in cartellone, la Rostan insieme a molti altri parlamentari, precettati per gli importanti voti di fiducia in calendario oggi, non sono intervenuti all’evento; ma il clima può essere ben rappresentato dall’intervento pronunciato da Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive presso l’Università degli Studi di Milano e Past President della SIMIT: «L’allarme di tutti i clinici con cui sto parlando in questi giorni – ha detto Galli dagli spalti del pubblico – è che le decisioni prese dall’Aifa possano farci arretrare in altri campi di cura e riguardo ad altri farmaci. Quella seguita dall’Agenzia è una posizione che non stento a definire ideologica. Se l’obiettivo reale che ha portato alla scelta dell’equivalenza farmaceutica era quella di abbattere i costi del farmaco, gli strumenti potevano essere molti altri e i risultati altrettanto validi», ha spiegato Galli.
Fra i presenti al convegno, a microfoni spenti, c’è chi si sbilancia nel dire che la decisione dell’Agenzia del farmaco, pur presa con l’intenzione in buonafede di estendere la platea dei soggetti a cui somministrare vitali cure per l’Epatite C, «si sia risolta in un gran pasticcio»: e questo nonostante nessuno metta in dubbio quanto affermato da Elena Carnevali, deputata della commissione Affari sociali di Montecitorio, che ha ricordato come «ancora il 30% dei malati di Epatite C versi in condizioni molto gravi e a queste persone noi vorremmo evitare esiti infausti, cirrosi epatiche e persino trapianti». Motivo per cui l’estensione della platea dei farmaci erogabili dal SSN potrebbe essere vista come una buona nuova.
Ma non, certo, andando a sfavore dei pazienti. «Utilizzando lo strumento dell’equivalenza terapeutica si immagina di incidere sul prezzo del farmaco», ha spiegato il professor Americo Cicchetti, farmacoeconomista e docente all’università Cattolica del Sacro Cuore: «Il punto è come agisco sul prezzo e quali risultati punto ad ottenere. È fuorviante pensare che semplicemente proclamando la farmacoequivalenza il prezzo scenderà. Se si voleva ridurre il prezzo, si poteva fare una gara. Oppure si potevano convocare tutti i produttori interessati ad un tavolo e seguire la strada del negoziato. Da questa decisione invece – ha concluso Cicchetti – mi aspetto risultati tutti da stimare in termini di impatto sul prezzo».
Il tutto si è così inserito nella cornice esposta all’inizio della conferenza moderata da Andrea Pancani, giornalista de La7; l’intervento di apertura è stato affidato, dopo l’introduzione di Siclari, a Giorgio Racagni, presidente della Società Italiana di Farmacologia: «L’equivalenza farmaceutica è una questione piuttosto delicata per il farmacologo», ha spiegato il direttore del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’università di Milano: «È sempre necessario partire dalla questione clinica: in questo caso parliamo di farmaci che hanno finora avuto, a mio parere, un eccellente rapporto costi benefici. E così una valutazione inappropriata sull’equivalenza terapeutica si può risolvere in un danno per il paziente. Sono molte le variabili da tenere in conto: le differenze farmacocinetiche, le differenze di assorbimento, le differenze sulla durata di vita del farmaco. E che dire dell’aderenza terapeutica? La tollerabilità di un farmaco è una questione che va ad impattare sull’aderenza, e noi sappiamo che sono moltissimi i pazienti che hanno un tasso di aderenza farmaceutica piuttosto basso. Proporgli dei farmaci di cui non è sicuro il tasso di tollerabilità rischia di abbassare l’efficacia delle cure».
Insomma, dalla sala del Senato si leva la parola chiave della richiesta di maggiore confronto fra istituzioni, rappresentanti dei medici di area clinica, associazioni dei malati e altri attori in campo, prima di prendere decisioni ad alto impatto su settori molto delicati. «L’eradicazione dell’Epatite C è stato uno degli obiettivi focali del mio mandato da ministro della Salute», ha aggiunto in questo senso Beatrice Lorenzin, in un messaggio: «Il fondo ad hoc, istituito con la Legge di bilancio del 2017, dotato di 500 milioni di euro per i farmaci innovativi, è servito per garantire un rapido accesso a molecole curative per questa diffusissima patologia, dai grandi costi sociali: ad oggi circa 200mila pazienti sono guariti dall’HCV e, dato sottostimato, altrettanti aspettano di essere curati. E rammento che anche l’Organizzazione mondiale della sanità ha indicato questa malattia tra quelle da eliminare entro il 2030».
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